Era già stata decretata la sospensione per l’esercizio di vicinato alimentare di viale Gramsci 327 che nel frattempo ha comunicato la cessazione dell’attività. L'esercizio ha dunque chiuso e l’attività aperta nella stessa sede è di fatto nuova. Noi, a prescindere da chi siano i nuovi titolari, continueremo a vigilare come abbiamo sempre fatto, affinché sia garantito il rispetto di tutte le regole, come richiesto ad ogni esercizio commerciale e collaboreremo con i soggetti deputati, Ausl e Nas, senza accanimento, ma sempre con molta attenzione per effettuare tutte le verifiche”.
Lo ha comunicato l’assessora alle Attività economiche Ludovica Carla Ferrari , rispondendo in Consiglio comunale, giovedì 7 marzo, a un’interrogazione del consigliere Pd Antonio Carpentieri, che chiedeva conferma di una serie di circostanze volte a ricostruire le vicende dell’esercizio, oggi aperto con una nuova proprietà, e chiedeva quali le competenze del Comune in materia di igiene degli alimenti, quali azioni concrete sono state attuate e quali possa intraprendere.
Le competenze igienico sanitarie in materia di alimenti, ha spiegato Ferrari, spettano all'Ausl. Sono state mantenute in capo al Comune - nella persona del sindaco quale autorità sanitaria locale - esclusivamente le competenze di convalida dei sequestri sanitari. I controlli spettano Ministero della Salute, Regione, dell'Ausl e Nas, mentre la Polizia Municipale può intervenire raccordandosi e supportando i controlli dei funzionari Ausl, a cui fanno capo i procedimenti sanzionatori.
Il Nas (Nucleo anti sofisticazioni) dei Carabinieri di Parma, ha confermato Ferrari, il 9 novembre 2018 era intervenuto nell’esercizio di viale Gramsci sequestrando merci prive di etichettatura in relazione a produzione, provenienza, scadenza e merci scadute, contestando violazioni per le quali i procedimenti sanzionatori sono ancora in corso. Il Suap, Sportello unico attività produttive, ha predisposto comunicazione di avvio del procedimento il 6 febbraio 2019 per l’applicazione della sanzione di sospensione dell'attività fino a 20 giorni, il massimo previsto dalla norma in caso di violazioni in materia di attività di commercio di particolare gravità o recidiva nel caso si commetta la stessa violazione più di una volta in un anno (per altro con un precedente provvedimento era già stata disposta la sospensione dell’attività per 10 giorni). Inoltre, nell’esercizio di viale Gramsci sono state riscontrate in più riprese diverse violazioni: nel corso dell’ispezione di funzionari Ausl del 20 settembre 2017 è stata accertata la vendita di prodotti non etichettati o identificati e in un’altra dell’8 febbraio 2018 è stata accertata la medesima violazione e disposto il sequestro preventivo sanitario di prodotti ittici congelati.
La sospensione dell'attività si applica solo quando verbali, ordinanze e ingiunzioni sono state regolarmente notificate e non sono più impugnabili. In questo caso i tempi per poter avviare il procedimento sono maturati a gennaio 2019; l'avvio del procedimento è stato inviato alla PEC della titolare, risultata però disattivata e pertanto è stato notificato attraverso raccomandata mai ritirata. Nel frattempo, è pervenuta (il 18 febbraio) comunicazione di cessazione dell'attività.
Trasformata l’interrogazione in interpellanza, Marco Bortolotti del M5s ha parlato di “tempi lunghissimi, due anni, per arrivare alla cessazione di un’attività commerciale con molti problemi, come hanno dimostrano i fatti. Anche il coprire le vetrine con giornali non è certo indice di trasparenza, quindi – ha insistito - sono negozi che vanno controllati e per avere un sistema commerciale protetto e corretto, occorre che i controlli, concordati con l’Ausl, siano costanti”.
Il capogruppo di Sum Walter Vincenzo Stella ha sottolineato che “senza distinguere i negozi in etnici e non, le verifiche devono essere fatte su tutti gli esercizi commerciali, a prescindere”. E ha invitato a verificare l’attività in questione, a maggior ragione se il subentro che fa decadere ogni sanzione, fosse stato fatto da un familiare”. Ha infine ricordato un corso di formazione su regole e norme a cui gli esercenti debbono attenersi, fatto in passato e molto utile.
L’interrogante Carpentieri ha infine detto di ritenersi “soddisfatto a metà a causa degli eventi che ci superano: i tempi sono lunghi ma non credo si possa fare meglio, poiché i tempi della burocrazia prescindono dall’amministrazione comunale. Non è una questione etnica, ma una questione di legalità e rispetto delle regole e il problema è serio perché riguarda la corretta conservazione igienico sanitaria degli alimenti. Pur avendo cambiato gestione, l’esercizio è lo stesso, la vecchia titolare c’è ancora e forse anche la merce e le cattive abitudini sono le stesse, quindi bisogna controllare spesso”.
Un’intenzione che, in conclusione di dibattito, l’assessora Ferrari ha fermamente confermato “anche se il problema con cui si trova ad avere a che fare l’amministrazione comunale” – ha osservato - è molto più ampio: anche se non possiamo essere ovunque, i controlli sono assidui, talvolta semmai la difficoltà è essere incisivi stando alle norme”.
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