Il Consiglio comunale di Modena ha approvato, nella seduta di lunedì 4 giugno un ordine del giorno per esprimere “solidarietà e sostegno al presidente della Repubblica Sergio Mattarella nel difficile e delicato compito della formazione del nuovo Governo, nel pieno rispetto dello spirito e della lettera della Costituzione”. Il documento, promosso dalla maggioranza, primi firmatari i capigruppo Fabio Poggi e Paolo Trande, è stato approvato con il voto unanime di Pd, Art.1-Mdp-Per me Modena, FI, Idea-PeL, CambiaModena, mentre il Movimento 5 stelle non ha partecipato al voto.
Marco Rabboni, M5s, ha motivato la volontà di non partecipare al voto affermando che l’ordine del giorno “è superato dagli eventi e non aggiunge nulla alle questioni di competenza del Consiglio”. Secondo il consigliere, inoltre, “costituzionalisti esperti hanno messo seriamente in discussione il comportamento del Presidente e appare chiaro come egli si sia mosso ai confini del dettato costituzionale che non gli impedisce di porre un veto ma sembra escludere che possa farlo per motivi politici. Data la situazione, è auspicabile ma irrealistico – ha proseguito – pensare che non ci siano polemiche; tra l’altro abbiamo avuto un parlamento eletto con legge riconosciuta incostituzionale e questo non ha certo aiutato a rasserenare gli animi e che non ha sempre manifestato quel rispetto della Costituzione che viene richiesto dall’ordine del giorno e che condividiamo debba essere mostrato da tutti e in tutte le situazioni”.
Aprendo il dibattito per Art.1-Mdp-Per me Modena, Paolo Trande ha dichiarato che, anche se “la crisi istituzionale e democratica è stata superata è importante ricordare che proprio la nascita del Governo dimostra che il Presidente non si è mai opposto alla sua formazione e che, anzi, si è mosso nel pieno rispetto delle sue prerogative costituzionali. La Costituzione – ha sottolineato – prevede una valutazione politica da parte del Presidente che si può liberamente non condividere, è legittimo e anche per certi versi auspicabile, ma non c’entra nulla con la messa in stato di accusa”. Domenico Campana ha definito “sconcertante” la richiesta di impeachment per il Presidente, “lanciata con un’incoscienza pari alla palese mancanza di comprensione di ciò di cui si parlava. Alla fine però la politica è tornata ed è stato sventato il pericolo di svuotamento delle istituzioni. Io penso – ha aggiunto – che ci sia un margine di critica al comportamento di Mattarella, soprattutto in termini temporali, ma i soggetti che si sono mossi su quella scena hanno dato prova di analfabetismo costituzionale e la Costituzione è la cornice entro la quale il conflitto, per quanto aspro, deve rimanere. Con assunzione di responsabilità sia da parte di chi governa che da parte dell’opposizione”.
Per Adolfo Morandi, FI, “l’atteggiamento, principalmente di Di Maio, è stato dettato da incompetenza, non conoscenza della Costituzione e arroganza politica. Poi – ha proseguito – i mercati si sono mossi e qualcuno deve aver avvisato sia lui che Salvini che la situazione avrebbe potuto degenerare creando gravi difficoltà ai cittadini e che entrambi sarebbero stati indicati come responsabili e questo li ha fatti tornare sui propri passi ammettendo qualche errore”. Errori che però per il consigliere ha commesso anche Mattarella (“che avrebbe dovuto dare la possibilità alla coalizione di centro destra, che ha avuto più voti, di provare a formare un governo”) anche se con Di Maio e Salvini “si è mosso in modo oggettivamente corretto”. Annunciando il voto a favore, “perché il rispetto per il ruolo del presidente e per le istituzioni dovrebbe essere condiviso e superare le contingenze politiche immediate”, Andrea Galli ha affermato che il presidente Mattarella ha commesso “l’errore gravissimo di non capire che aveva davanti due ragazzacci che non riconoscevano al suo ruolo quel rispetto che nel passato era scontato. Ma Mattarella – ha aggiunto – ha sbagliato anche a rifiutare il ministro Savona, perché un governo che si presenta al Parlamento ha il diritto di indicare i propri uomini. D’altra parte un politico responsabile, e Di Maio non lo è stato, avrebbe dovuto capire che il suo personale obiettivo politico doveva passare in secondo piano, invece i due ragazzacci hanno creato una tempesta perfetta, arrivando a invocare marce su Roma e suscitando un odio che potrebbe non essere facile far rientrare”.
Anche Luigia Santoro, Idea-PeL, ha affermato che il Presidente “ha esercitato le sue prerogative costituzionali. Indipendentemente dalla condivisione delle sue idee, al capo dello Stato va il massimo rispetto e si dovrebbe usare maggiore prudenza prima di minacciare un atto grave come l’impeachment quando non ci sono i presupposti”.
Per il Pd, Antonio Carpentieri si è soffermato sulla responsabilità dei politici, “che dovrebbero dare l’esempio e portare calma e riflessione su temi così delicati”. Il consigliere si è augurato che dal Consiglio “possa uscire un messaggio univoco e chiaro: che un’assemblea composta da persone molto diverse si riconosce e sostiene il Presidente della Repubblica, un’istituzione di garanzia che ci rappresenta tutti”. Caterina Liotti ha ribadito che l’ordine del giorno non è superato perché “quanto è avvenuto è stato molto grave e certe dichiarazioni che abbiamo sentito hanno superato ogni limite. È necessario il rispetto delle istituzioni e degli equilibri garantiti dalla Costituzione, che garantisce tutti noi, e dobbiamo essere sicuri che tutti coloro che vanno al governo la rispettino”. E Fabio Poggi ha rimarcato che nella decisione del Presidente “non c’era una briciola di presa di posizione politica, come hanno dimostrato i fatti dato che il contratto tra Lega e M5s, unico elemento politico della vicenda, non è stato modificato di una virgola tra il primo e il secondo passaggio”.
Per Antonio Montanini, CambiaModena, “se si è arrivati a questi livelli significa che qualcosa non funziona: dobbiamo stare nei limiti della Costituzione ma forse è il momento di riflettere sul fatto che forse quei limiti non sono più adatti alla loro funzione. Se dovessimo tornare alle elezioni con questa situazione forse potremmo non saltarci fuori in modo indolore. È necessario quindi avviare un processo di riforme istituzionali che ci diano un assetto stabile, sicuro e adeguato”.
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