Prima dell’approvazione della delibera sulla convenzione per la concessione in uso gratuito per 60 anni alla Provincia di Modena dell’immobile “Istituto Ramazzini”, nella seduta del Consiglio comunale di giovedì 31 maggio sono intervenuti diversi consiglieri.
Aprendo il dibattito, Marco Bortolotti, M5s, ha contestato il fatto che la convenzione sia solo “una gestione di intenti che non approfondisce i progetti di riqualificazione e non fornisce dettagli né sull’impianto economico né sulle diverse possibilità di destinazione che avrebbero potuto esserci”. A fronte di “generici impegni della Provincia” - ha detto inoltre Bortolotti - “non viene prevista una possibilità di rivalsa nel caso in cui non siano rispettati”. Ci chiediamo, ha concluso, “se gli spazi del Ramazzini siano adeguati per il Fermi, se i costi sono adeguati all’obiettivo di ampliamento della scuola o se un recupero con diversa destinazione avrebbe portato un risultato economico più efficiente”. Anche Marco Rabboni ha messo in evidenza la mancanza “di una clausola di salvaguardia a favore del Comune nel caso in cui la Provincia non rispetti gli impegni, e se non riuscirà a realizzare le opere rischiamo di trovarci con un altro scheletro sul quale in Comune non ha possibilità di intervento”.
Secondo Adolfo Morandi, FI, “il fine della convenzione può anche essere giusto ma la modalità certamente no: il Comune sostanzialmente regala un bene che fa parte del suo patrimonio alla Provincia che invece, visto che la gestione delle scuole superiori è di sua competenza, dovrebbe farsene carico a livello complessivo e non solo per quanto riguarda la ristrutturazione”. Il consigliere ha quindi ribadito di non contestare il fatto che il Fermi abbia bisogno di aule e che la collocazione, di fronte all’istituto attuale “sia corretta, ma lì c’è anche molto spazio e si sarebbe potuto costruire un edificio nuovo senza recuperarne uno vincolato”.
Marco Chincarini, Art.1-Mdp-Per me Modena, ha invece affermato di sentirsi “orgoglioso che il Comune contribuisca al potenziamento dei servizi scolastici tanto più se lo fa insieme alla Provincia, che ora si trova evidentemente in difficoltà”. Ricordando che la delibera dà seguito all’ordine del giorno sul Ramazzini, di cui il consigliere stesso era primo firmatario, nel quale si chiedevano all’Amministrazione proposte di destinazione, “per non rischiare l’abbandono e il degrado”, Chincarini ha sottolineato che il Consiglio “dà un indirizzo politico non definisce i termini di attuazione”, anche se ha espresso “perplessità sui tempi di attuazione poco determinati”.
Secondo Grazia Baracchi, Pd, la convenzione nasce da due dati di fatto: che la residenza per anziani se ne andrà e l’immobile avrà bisogno di una nuova destinazione e che il Fermi, “come la maggioranza delle nostre scuole, è attrattivo e ha un numero di richieste di iscrizione molto superiore alla sua capacità di accoglienza. Con questa convenzione realizziamo un accordo virtuoso tra due enti pubblici, trovando una funzione al Ramazzini e rispondendo al bisogno di ampliamento della scuola”. Anche per Caterina Liotti la convenzione individua una soluzione ottimale al problema di nuovi spazi per il Fermi, “vista la vicinanza dei due istituti, ma in questo modo proviamo a dare una risposta anche alle famiglie modenesi i cui figli spesso non riescono a iscriversi alla scuola che desiderano”. Senza dimenticare, ha proseguito, “che questa soluzione è in linea con le nostre politiche di non sfruttamento del suolo e di riduzione del traffico e dell’inquinamento”. Carmelo De Lillo ha ribadito che “rispondere al bisogno di spazi del Fermi significa fornire un servizio importante alla città”, affermando anche, rispetto alle perplessità che l’edificio possa essere omologabile come scuola, che la Provincia “che lo prende in carico e investe per la ristrutturazione, ha certamente fatto le sue valutazioni in proposito”. Tanti gli elementi positivi nella convenzione per Marco Forghieri che ha evidenziato l’importanza di avere numeri così alti di allievi in un istituto tecnico come il Fermi “che fornisce competenze lavorative richieste e che fatichiamo a coprire”. E va ricordato, ha proseguito, anche il fatto che Comune e Provincia sono entrambi enti pubblici che forniscono servizi ai cittadini “e quindi in questo caso il bilanciamento degli interessi è a somma positiva per entrambi”. “Questa delibera non prevede un’alienazione patrimoniale – ha affermato Fabio Poggi – ma decide una politica patrimoniale attiva: usa cioè il patrimonio del Comune come strumento di politiche attive sul territorio. Il Ramazzini è un bene di valore, un valore che con l’utilizzo aumenterà in termini di rigenerazione urbanistica, di politica attiva sul sistema scolastico e anche su quello economico, perché sappiamo quanto i diplomati che escono dal Fermi siano ricercati e importanti per il nostro territorio”.
Per Vincenzo Walter Stella, Art.1-Mdp-Per me Modena, “la concessione del Ramazzini alla Provincia è tutt’altro che un regalo, visto che l’edificio è completamente da ristrutturare. Sarà comunque necessario controllare che il progetto vada a buon fine e la struttura non rimanga vuota”. Il consigliere ha ricordato che nello stesso edificio potrebbe trovare posto il Provveditorato “cosa che porterebbe a un risparmio per il Comune che al momento paga l’affitto per la sede nella quale si trova ora, anche se l’ufficio è di competenza statale”. E Paolo Trande ha affermato che “è normale che ci sia una collaborazione tra due enti pubblici che convergono sul medesimo obiettivo di trovare spazi adeguati per i nostri studenti, un obiettivo che è in modo evidente di interesse generale”.
In chiusura di dibattito, l’assessore al Patrimonio Giulio Guerzoni ha precisato che “questa è una delibera strettamente patrimoniale di prospettiva tra due Enti pubblici che vogliono valorizzare al meglio patrimonio e funzioni. E quando si parla di Enti pubblici a volte valorizzazione è anche evitare che un immobile resti vuoto per non degenerare in degrado, è investire per non perdere patrimonio e risorse in futuro. Quello che si va ad approvare non è un bando, una progettazione esecutiva o una variante urbanistica, ma una delibera di indirizzo”.
Azioni sul documento