“L’Europa che vogliamo è quella vicino ai cittadini e alle imprese. Un’Europa che possiamo sicuramente migliorare, ma guai a pensare di farlo uscendo dall’euro e dall’Unione europea”. Lo ha affermato il presidente della Regione Emilia-Romagna Stefano Boncaccini, anche in qualità di presidente del Consiglio dei Comuni e delle Regioni d’Europa, concludendo il convegno “Cohesion30. Dialogo sulle politiche di coesione: le nuove prospettive, le sfide per i territori” al quale sono intervenuti rappresentanti delle istituzioni europee, nazionali, regionali e locali. Tra loro anche il presidente della Regione Liguria Giovanni Toti e Jan Mikolaj Dzieciolowski, responsabile di Gabinetto della commissaria europea per le Politiche regionali Corina Cretu, mentre il segretario generale della Cgil regionale Luigi Giove e il presidente di Confindustria Emilia-Romagna Pietro Ferrari si sono confrontati su sviluppo, innovazione e qualità dell’occupazione.
“I fondi europei – ha aggiunto Bonaccini - sono stati decisivi per superare gli anni della crisi, che anche in una regione come l’Emilia-Romagna ha colpito il lavoro e il fare impresa. La nostra è tra le Regioni italiane più virtuose nella capacità di programmazione e spesa dei fondi strutturali, come dimostra il fatto che abbiamo già abbondantemente superato gli obiettivi per il 2017 del Programma operativo regionale: dei 2,5 miliardi a disposizione per il periodo 2014-2020, abbiamo già messo a bando 1,8 miliardi, oltre il 70 per cento della dotazione. Risorse che saranno interamente impiegate per importanti interventi in agricoltura per lo sviluppo rurale, per le infrastrutture, per il sostegno alle imprese, per la ricerca e l’innovazione, e quindi per nuovi posti di lavoro”.
Il presidente Bonaccini ha continuato spiegando che “la Regione Emilia-Romagna si è fortemente impegnata nei mesi scorsi a sostegno di un bilancio europeo adeguato a sostenere queste molteplici sfide, chiedendo che fosse aumentata, invece che tagliata, la dotazione complessiva ed evitando di togliere risorse alle politiche più vicine ai cittadini, alle comunità locali e alle imprese, e quindi più funzionali al processo di integrazione. I tagli annunciati – ha spiegato - erano nell’ordine del 20-25 per cento, li abbiamo fortemente contrastati e oggi si parla di una riduzione del 5-6 per cento. Ma soprattutto la proposta supera l'ipotesi di una politica di Coesione solo per le Regioni in ritardo di sviluppo, quindi come strumento di compensazione, e le restituisce il ruolo di principale politica di investimento dell’Unione, rivolta a tutte le Regioni”.
Per Bonaccini quindi è necessario continuare a sostenere con forza le nostre posizioni nel Comitato delle Regioni, nel Parlamento Europeo, nelle reti di Regioni di cui facciamo parte, perché immaginare di uscire dal processo di integrazione europea e dai principi dei trattati istitutivi non è sostenibile, dal punto di vista economico, sociale, ambientale. Quello che siamo oggi come Regione, come Paese e come Europa, in termini di diritti, di democrazia, di standard sociali e di sviluppo economico lo dobbiamo all'idea dell'Europa unita”.
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