Prima, alle 17.30, l’intitolazione a Edmondo Berselli della Galleria dell’ex centrale Aem in viale Buon Pastore 43 a Modena. A seguire, nello stesso luogo, “Il ’68 ha rovinato tutto. Parola di Edmondo Berselli. Ovvero, com’era allegra l’Italia prima della politica e dell’impegno”, dialogo tra il politologo Ilvo Diamanti, editorialista del quotidiano “la Repubblica”, e Marco Damilano, direttore del settimanale “L’Espresso”, con letture tratte da “Adulti con riserva” di Berselli.
Sono i contenuti principali di “Quel gran genio del mio amico” 2018, nel nome dell’intellettuale, giornalista e scrittore modenese morto nell’aprile 2010.
Le iniziative in programma sabato 12 maggio, sono state presentate in Municipio questa mattina, giovedì 10 maggio, da Marzia Barbieri Berselli, moglie di Edmondo e presidente dell’associazione Amici di Edmondo Berselli, con il sindaco di Modena Gian Carlo Muzzarelli, il vicesindaco e assessore alla Cultura Gianpietro Cavazza, e Giuliano Albarani, presidente della Fondazione Collegio San Carlo. “Quel gran genio del mio amico” è patrocinato dal Comune di Modena e dalla Regione Emilia-Romagna; promotori, con il sostegno anche della Camera di Commercio di Modena, la Fondazione Collegio San Carlo, la Fondazione Cassa di risparmio di Modena, Ert Emilia Romagna Teatro Fondazione e BPER Banca.
Ancora una volta l’impegno degli organizzatori è stato volto a portare un punto di vista non scontato, originale, tagliente e profondo, ironico e illuminante, tutte caratteristiche del pensiero e della scrittura di Edmondo Berselli. Con attenzione, ha chiarito Marzia Barbieri Berselli, “a evitare celebrazioni e commemorazioni, escluse a priori; Edmondo non le avrebbe gradite”. Anche la scelta del Comune sul luogo da dedicare a Berselli in città ha voluto sfuggire commemorazioni sterili. “Scegliendo di intitolare la Galleria dell’ex Centrale Aem in viale Buon Pastore – ha spiegato il sindaco Muzzarelli – abbiamo inteso legare il nome di un intellettuale capace di visione come Berselli a un luogo generativo di futuro e votato all’innovazione. L’edificio restaurato infatti, ospiterà il Laboratorio Aperto dedicato alla cultura, allo spettacolo e alla creatività”. Anche il vicesindaco Cavazza ha ribadito che “proprio Edmondo Berselli ci insegna a lasciare da parte i luoghi comuni e a continuare a cercare e approfondire con sguardo e parole non scontati, per capire dove stiamo andando”.
Il Laboratorio Aperto di Modena nasce grazie alle risorse europee del Por Fesr 2014-2020, e nello specifico l’Asse 6 “Città attrattive e partecipate”, che ha finanziato la riqualificazione dell’edificio e l’imminente avvio delle attività del Laboratorio. Nell’edificio dell’ex Centrale Aem, inoltre, trova sede anche la scuola di teatro di Ert, Emilia Romagna Teatro Fondazione, con corsi finanziati nell'ambito del Por Fse Fondo sociale europeo.
Nella scelta del segno grafico per l’intitolazione della Galleria, non a caso l’associazione si è consigliata anche con un artista contemporaneo come Wainer Vaccari che, in collaborazione con Ruggero Villani di "Tracce", ha optato per un fondo di color giallo “carico” su cui, oltre alla scritta, appare l’immagine graficizzata dell’intellettuale col suo sorriso. La stessa che compare nel logo dell’associazione “Amici”, diventata icona dell’intellettuale anche in altri spazi pubblici a lui dedicati, come la biblioteca di Campogalliano, dove era nato.
Dopo l’intitolazione delle 17.30 la parola passa agli ospiti. Il politologo Ilvo Diamanti, docente di Scienza della Politica all’Università di Urbino ed editorialista di “Repubblica”, dialogherà con Marco Damilano, direttore del settimanale “L’Espresso” sul tema “Il ’68 ha rovinato tutto. Parola di Edmondo Berselli”. Sottotitolo: “Ovvero, com’era allegra l’Italia prima della politica e dell’impegno”. Punto di partenza il libro di Berselli “Adulti con riserva” (Mondadori, 2007) da cui leggerà una selezione di brani l’attore Simone Francia, con accompagnamento musicale di Massimiliano Giovanardi. “C’è stata un’epoca meravigliosa, fra la metà degli anni Cinquanta e il Sessantotto – si legge nella presentazione del libro - in cui è sembrato che la società italiana riuscisse a diventare felicemente moderna... La provincia italiana avverte un’eccitazione generale: spira una brezza che porta le note profetiche di Bob Dylan, le canzoni dei Beatles, il ritmo dei Rolling Stones. È quasi una rivoluzione. Ingenua e trascinante, inconsapevole e irresistibile. Raccontare oggi come eravamo significa ritrovare l’autenticità un po’ anarchica di quei giorni, quando la fantasia illuminava il presente, e il futuro appariva così pieno di promesse”.
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