Per i sindaci modenesi sicurezza e legalità sono al centro delle preoccupazioni dei cittadini e all’attenzione delle amministrazioni locali, al di là delle statistiche che comunque “non sono sufficienti a rendere conto della situazione: per molti reati minori, ad esempio, ci sono segnali che i cittadini stiano rinunciando a sporgere denuncia; le inchieste giudiziarie confermano la presenza di infiltrazioni di stampo mafioso; la tipologia dei reati, in particolare i furti in appartamento e le rapine agli operatori economici, suscita un allarme crescente, laddove i rischi non riguardano più soltanto i beni ma l’incolumità delle vittime”.
Inizia da questa fotografia della realtà locale il documento presentato ai parlamentari del territorio dove, pur riconoscendo il grande impegno di tutti (in particolare del Prefetto e del Coordinamento provinciale ordine e sicurezza pubblica) e gli importanti risultati raggiunti dalle forze dell’ordine nazionali e locali, per i sindaci si è ancora lontani dal debellare “i reati predatori, il traffico di stupefacenti e lo sfruttamento della prostituzione”.
La prima richiesta, per migliorare la capacità di risposta dello Stato, a partire dalle attività d’indagine, è il potenziamento del personale e dei mezzi dei Corpi dello Stato, non ultimo l’aumento di personale della Polizia Penitenziaria. Il riferimento è alle piante organiche da rivalutare (“sono state definite in epoche di minore allarme sociale”) e al fatto che comunque sono scoperte per il 13 per cento. Pertanto, in attesa del riesame della distribuzione delle forze, e di un maggior numero di sedi distaccate sul territorio provinciale per garantire un più rapido intervento, per i sindaci “è necessario garantire il turn-over e la copertura di tutti i posti vacanti, nel quadro di un potenziamento generale delle misure di pubblica sicurezza, andando oltre i primi passi del Governo e dell’ultima legge di bilancio”.
L’altro tema indicato nel documento, perché particolarmente sentito dagli operatori e dall’opinione pubblica, è quello della certezza della pena, sia in termini di celerità della giustizia che di esecuzione ed efficacia dei provvedimenti. “Si chiede al Governo e al Parlamento – spiegano i sindaci - di intervenire sia sul versante normativo che su quello dei mezzi necessari al miglioramento dell’efficienza del sistema giudiziario e carcerario”.
La terza questione riguarda il fenomeno migratorio che, in particolare per profughi e richiedenti asilo, esige un’accelerazione delle azioni. “È certamente positivo che a seguito delle politiche del ministro Minniti si sia iniziato a porre un freno agli arrivi incontrollati e di massa – spiegano i sindaci - e che si stia tentando di invertire il rapporto con i Paesi di provenienza, ma restano problemi aperti che reclamano risposte più tempestive e innovative: bisogna accelerare i procedimenti di riconoscimento del diritto di asilo e contestualmente di rimpatrio, garantendo l’efficacia dei provvedimenti; è opportuno che la normativa sia ulteriormente adeguata per consentire l’impiego obbligatorio degli immigrati, in attesa di permesso o di espatrio, in lavori socialmente utili non retribuiti; è necessario garantire che nella fase di verifica gli ospiti rimangano sotto controllo e non vadano ad alimentare il fenomeno della clandestinità e, in questo contesto, realizzare i Centri di Permanenza per i Rimpatri previsti dal decreto 13/2017”.
Per la realizzazione a Modena – ha aggiunto Muzzarelli – è necessario prevedere “un’adeguata dotazione di personale delle forze dell’ordine, non deve essere spostato neanche un agente, si tratta di una risposta straordinaria a un problema straordinario che va affrontato con personale straordinario”.
Al quarto punto i sindaci ricordano come negli ultimi i Comuni abbiano fatto un grande sforzo per potenziare e meglio organizzare i corpi di Polizia municipale, per coordinare l’attività delle istituzioni (come nel caso del patto per Modena Città Sicura), per aumentare il sistema di videosorveglianza e per coinvolgere i cittadini, con gli assistenti civici, i gruppi di controllo di vicinato e l’educazione alla legalità e alla lotta antimafia. Tutto ciò è però accaduto in un contesto di riduzione delle risorse (“basti pensare a quelle del rinnovo del contratto”, ha spiegato Muzzarelli) e di vincoli burocratici crescenti. “Anche ai fini della promozione della legalità e della sicurezza – aggiungono i sindaci - è invece indispensabile una svolta nelle politiche a favore delle autonomie locali”.
Per i sindaci, infatti, nuove norme, effettivamente rispettose delle autonomie, e maggiori risorse servono “non solo per potenziare ulteriormente, ove necessario, i corpi della Pm, ma per investire sul recupero e la riqualificazione urbana, per potenziare i servizi sociali, per promuovere politiche d’integrazione e per contrastare ogni forma di degrado urbano e sociale”. Per i sindaci il “progetto periferie” si muove nella giusta direzione, “ma è opportuno che tutti i Comuni dispongano anche in questo caso di maggiore autonomia e più mezzi”.
Il documento si conclude sottolineando l’importanza di sviluppare tutte le potenzialità di collaborazione e coordinamento fra Stato ed Enti locali, come quelle previste dal Patto per Modena Sicura, “valorizzando e trasmettendo stimoli nuovi a consolidate politiche di cooperazione istituzionale, che vedono la realtà modenese da quasi un ventennio all’avanguardia nella sperimentazione e nella conseguente messa a sistema di azioni di prevenzione e contrasto”. A questo proposito, si citano le disposizioni per la promozione della sicurezza integrata (l’articolo 2 del decreto legge 20 febbraio 2017, n. 14, convertito, con modificazioni, dalla legge 18 aprile 2017, n. 48) definendole “certamente importanti”, ma sottolineando che “devono essere seguite da una prassi coerente e ulteriormente sviluppate, in particolare nella direzione degli scambi informativi, del coordinamento, della collaborazione e della sinergia delle azioni fra i Corpi dello Stato e le Polizie municipali, nonché della organizzazione di servizi di prossimità”.
Azioni sul documento