A Modena il funzionamento delle Case famiglia avverrà in base a un Regolamento che integra le indicazioni normative regionali e nazionali al fine di tutelare gli anziani e i disabili adulti e le loro famiglie, approvato ad unanimità dal Consiglio comunale nella seduta del 15 marzo.
L’aula unanime ha approvato anche un ordine del giorno presentato dal Pd che invita sindaco e giunta “a elaborare e proporre al Consiglio un piano complessivo relativo a forme di sostegno e cooperazione pubblico-privato in un’ottica di diversificazione, appropriatezza e integrazione di questi servizi a bassa intensità nella rete complessiva dei servizi rivolti alla popolazione anziana e non autosufficiente”.
Il nuovo Regolamento, frutto di un lavoro di condivisione con le organizzazioni sindacali e, in particolare, con le categorie dei pensionati, è stato illustrato dall’assessora al Welfare Giuliana Urbelli che ha spiegato come “accanto alle strutture accreditate, quali le Case protette, l’assistenza ad anziani e persone lievemente non autosufficienti è oggetto di iniziative più ‘flessibili’ come ad le Case famiglia. Si tratta di attività economiche - ha continuato - su iniziativa privata che si caratterizzano come comunità di tipo familiare, con sede in un’abitazione e con funzioni di accoglienza a bassa intensità assistenziale. Costituiscono un’offerta parallela al sistema degli accreditamenti e dei convenzionamenti pubblici, per una categoria di bisogni di assistenza ‘leggera’ rispetto ai quali il ruolo del pubblico è quello di controllo e stimolo alla crescita in termini di qualità dei servizi offerti”.
Ad oggi le Case famiglia non sono soggette ad alcuna particolare forma di autorizzazione, se non quella di comunicare entro 60 giorni all’amministrazione comunale l’inizio dell’attività come attività commerciale.
L’obiettivo del ‘Regolamento per la vigilanza nelle case famiglia e gruppi appartamento per anziani e disabili adulti” è quindi: “Tutelare gli anziani, i disabili adulti, che vi sono ospitati, e le loro famiglie – ha affermato l’assessora Urbelli - e al tempo stesso disciplinare le modalità di esercizio dell’attività di vigilanza e controllo su operato e qualità del servizio, anche in funzione di supporto ai piccoli operatori privati che decidono di intraprendere questa attività. Modena – ha sottolineato - promuove quindi una proposta di regolazione e di monitoraggio ulteriore di un sistema privato utile alla popolazione anziana e alle famiglie che, se non controllato, rischia, come avvenuto in altre realtà del paese, di portare a situazioni di gravissimo disagio che vogliamo prevenire”.
Le Case famiglia, ha quindi spiegato l’assessora, sono nate per rispondere al bisogno crescente di luoghi familiari in grado di fornire assistenza e ospitalità a disabili e anziani. Oltre a garantire un buon livello di assistenza, devono promuovere le potenzialità di salute, benessere e vita relazionale degli ospiti. Possono accogliere fino ad un massimo di sei utenti in condizione di lieve non autosufficienza, per i quali la permanenza in famiglia sia temporaneamente o permanentemente impossibile.
Il Regolamento disciplina l’avvio dell’attività e prevede la stesura della Carta dei servizi che per trasparenza deve indicare: la tipologia di utenti che la struttura può ospitare, per i quali dovrà essere predisposto un piano di assistenza individuale; il tipo di servizi erogati, le attività svolte, le regole di vita comunitaria, le modalità di ammissione e dimissione degli ospiti e il costo della retta.
Vengono inoltre definiti i requisiti strutturali degli alloggi, tali da garantire sicurezza e comfort agli ospiti, e i requisiti organizzativi della struttura; l’attività di vigilanza e controllo in capo al Comune mediante il gruppo ispettivo locale sull'idoneità e il rispetto del regolamento, così come le sanzioni che potranno anche prevedere la sospensione dell’attività in caso di violazione.
Viene anche previsto un percorso di tutela e fuoriuscita dalla casa dell’ospite nel caso perda i requisiti di autosufficienza, chiamando in causa, oltre i servizi sociali e il gestore, i parenti e stabilendo tempi e modi per l’individuazione di una sistemazione più idonea senza interrompere l’assistenza nel periodo transitorio.
Ai gestori delle Case famiglie esistenti vengono concessi 180 giorni per l’adeguamento ai requisiti previsti e se si rendano necessari interventi strutturali complessi, l’adeguamento dovrà avvenire entro 12 mesi.
Il regolamento si applica anche ad appartamenti protetti e gruppi appartamenti per anziani e disabili, persone con patologie psichiatriche o con dipendenze patologiche che accolgono fino a sei ospiti e a comunità alloggio destinate ad anziani lievemente non autosufficienti.
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