Garantire il rispetto del Ceta, il Trattato di libero scambio tra l’Unione Europea e il Canada; monitorarne gli effetti e negoziare l’inserimento di ulteriori prodotti a Indicazione geografica protetta nell’elenco di quelli tutelati anche nel territorio canadese oltre a sostenere politiche che favoriscano l’accesso al mercato delle piccole e medie imprese. È quanto chiede al Governo e al Parlamento l’ordine del giorno presentato dal Pd, e illustrato da Simona Arletti, che individua nel Ceta “un’occasione di sviluppo anche per il territorio modenese” e che è stato approvato dal Consiglio comunale di Modena giovedì 15 febbraio (a favore Pd e CambiaModena; contrari ArtUno-Mdp-Per me Modena, M5s e Andrea Galli, FI; astenuto Adolfo Morandi, Fi). Nel documento si ricorda che l’accordo “non comporterà alcuna diminuzione degli standard fito-sanitari. Non si correrà quindi il rischio di facilitare l’importazione in Europa di Ogm o di alimenti trattati con prodotti chimici non autorizzati nella Ue, non saranno allentate le restrizioni sulle carni bovine contenenti ormoni e non sarà violato il principio di precauzione nella disciplina della produzione alimentare a tutela della salute umana e dell’ambiente”.
Nella stessa seduta è stato invece respinto l’ordine del giorno “per un’Europa libera dal Ceta e a sostegno di un commercio libero e giusto” presentato da Vincenzo Walter Stella per ArtUno-Mdp-Per me Modena (voto contrario di Pd e CambiaModena, a favore di ArtUno-Mdp-Per me Modena, M5s e Andrea Galli, FI, e astensione di Adolfo Morandi, Fi). La mozione chiedeva all’Amministrazione di sollecitare il Parlamento e il Governo a “impedire l’entrata in vigore in Italia del Ceta, arrestando il processo di ratifica dell’accordo, e ad adottare ogni iniziativa necessaria a ostacolare l’applicazione del trattato anche in via provvisoria”. Nel suo intervento il consigliere Stella ha affermato che “all’estero risultano falsi quasi due prodotti italiani su tre, l’accordo non fa che legalizzare l’agropirateria internazionale e inoltre sfrutta le nostre tipicità nazionali legittimando l’imitazione dei nomi del made in Italy: rischiamo di svendere l’identità dei territori e di un patrimonio accumulato nel tempo da generazioni di agricoltori”.
Il Trattato di libero scambio tra Unione Europea e Canada, firmato il 30 ottobre 2016, è stato approvato dal Parlamento europeo il 15 febbraio 2017 e ora deve essere ratificato dai singoli Stati membri.
Nel dibattito Antonio Montanini, CambiaModena, ha sottolineato che per una realtà come quella modenese, “debole in termini di capacità di commerciare con l’estero, la possibilità di commerciare con il Canada come se fosse un paese dell’Unione Europea è un’opportunità enorme, come dimostra la quantità di contatti che si è aperta nell’ultimo anno”. Per il Pd Marco Forghieri ha ribadito che le opportunità aperte dal Ceta “sono largamente superiori agli svantaggi”, affermando che “i dazi portano più che altro problemi, sia per chi li applica che per chi ne riceve gli effetti negativi, e per un paese esportatore come l’Italia abbattere certe barriere porta un vantaggio determinante”.
Intervenendo a titolo personale, Andrea Galli (FI) ha affermato che il Ceta è “l’ennesima cessione di sovranità nazionale e l’ennesima concessione alle multinazionali che sono i soggetti avvantaggiati da questo trattato che promuove una liberalizzazione spinta e che è gravemente lesivo dei diritti dei lavoratori e delle nostre aziende che a lungo andare ne rimarranno schiacciate”. Anche per Marco Cugusi, ArtUno-Mdp-Per me Modena, “accordi come questo danno potere alle multinazionali a scapito delle piccole e medie imprese e dei diritti dei lavoratori. L’Italia è uno dei paesi con i maggiori controlli in campo alimentare, ma spesso neanche noi riusciamo a controllare tutto, figuriamoci in un contesto che dà tutto questo potere alle multinazionali”. Per il M5s Marco Rabboni ha rimarcato la “posizione da sempre contraria a questo tipo di trattato”.
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