Piccoli capolavori d’Art déco tascabili. Così possono essere definiti i “calendarietti del barbiere” profumati e i lavori di illustrazione e grafica per réclame ed etichette firmati anche da artisti famosi negli anni tra le due guerre mondiali.
Questi ed altri oggetti affini sono esposti e raccontati al Museo della Figurina di Modena (Palazzo Santa Margherita, corso Canalgrande 103) nella mostra che inaugura venerdì 15 settembre in occasione del festival filosofia 2017 sulle “Arti”.
La mostra a cura di Giacomo Lanzilotta, che resterà visitabile gratuitamente fino al 18 febbraio 2018, si intitola “L’arte in tasca. Calendarietti, réclame e grafica 1920-1940” e approfondisce una forma d’arte molto diffusa in quel ventennio che vede anche la nascita e l’evoluzione dell’Art déco: i calendari da tasca in mostra accanto ai prodotti affini a quel mondo – réclame, etichette, confezioni di profumi, cosmetici e oggetti rari come uno spruzza-profumo a monete degli anni Trenta – in un percorso espositivo suddiviso per illustratori e per tematiche (dalla profumeria alla seduzione fino al fascino dell’oriente, passando per letteratura e spettacolo).
Prodotta dal Museo della Figurina del Comune di Modena in collaborazione con la Fondazione Cassa di risparmio di Modena, la mostra è stata presentata in anteprima ai giornalisti mercoledì 13 settembre dal curatore Lanzilotta, dall’assessore alla Cultura Gianpietro Cavazza e da Thelma Gramolelli del Museo della Figurina.
Tra figurine e calendarietti esistono analogie. Nella prima metà del ‘900, condividono il piccolo formato, le tecniche di stampa, la serialità, la vocazione a diventare oggetti da collezione e, soprattutto, il fatto di veicolare messaggi pubblicitari, funzione che in seguito le figurine perderanno. Specchio dei gusti, delle tecniche pubblicitarie e dei consumi del tempo, i calendarietti rappresentano documenti preziosi anche dal punto di vista della storia della grafica e più in generale dell'arte, poiché frequentemente disegnati e firmati da artisti famosi, altra cosa che li distingue dalle figurine, i cui autori sono spessissimo ignoti.
Quella tra il 1920 e il 1940 è la stagione più felice per i calendarietti e la micrografica sia per l’apporto di illustratori di grande richiamo – da Codognato a De Bellis, da Carboni a Romoli, solo per fare qualche nome – sia per lo stile di cui erano significativi testimoni: quei prodotti rappresentavano il risultato di un’estetica nuova, di fascino ed eleganza, che presto si definì come gusto déco. Un linguaggio figurativo fondato su una ricercata armonia geometrica, ridondante di motivi ritmici quali scacchiere, cerchi concentrici, linee segmentate onnipresenti nella decorazione dei costumi e degli arredi, dove le storie erano rappresentate in ambientazioni da sogno, tra profusioni d’oro e d’argento che ne ornavano le pagine.
Informazioni online (www.museodellafigurina.it).
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