Si chiama “aMoDo”, acronimo di assistenza Modena a domicilio, il nuovo servizio di assistenza familiare per la non autosufficienza del Comune di Modena. Il servizio è stato inaugurato martedì 5 settembre presso il Polo sociale 3 di via Viterbo, presenti la vicepresidente della Regione Emilia-Romagna Elisabetta Gualmini e l’assessora al Welfare del Comune di Modena Giuliana Urbelli.
Il progetto, promosso dal Comune con il contributo di Fondazione Cassa di Risparmio di Modena, intende estendere l’accesso a prestazioni domiciliari appropriate, sostenendo anche economicamente utenti e famiglie, e rafforzare il ruolo del pubblico nella fase di ricerca, selezione e gestione dell’assistente familiare (la cd “badante”) con un’azione di intermediazione, favorendo la regolarizzazione delle assistenti e la qualificazione del lavoro.
“Il nuovo servizio - afferma l’assessora a Welfare Giuliana Urbelli – è funzionale al mantenimento delle persone fragili e in condizioni di non autosufficienza anche temporanea al proprio domicilio, limitando situazioni di isolamento e carichi assistenziale difficili da reggere nel lungo periodo per i caregiver.
Accanto ai servizi di assistenza domiciliare che il Comune mette in campo – osserva l’assessore – intendiamo giocare un ruolo come settore pubblico nel rispondere al bisogno di assistenza qualificata che proviene da numerose famiglie con l’obiettivo di semplificare il lavoro di cura, in cui spesso, e sovente all’improvviso, i nuclei si trovano ‘soli’. L’incontro tra domanda e offerta nella scelta della ‘badante’ rappresenta infatti una delle fasi salienti del successo della relazione, sia in termini di appropriatezza che di velocità. Al tempo stesso – continua l’assessora – vorremmo contribuire a ordinare un mercato del lavoro che ha contorni non sempre nitidi. Il Comune sceglie quindi di mantenere presso di sé un ruolo di regia che garantisca tutti gli attori coinvolti in più fasi: la scelta della ‘badante’, la sua contrattualizzazione, la formazione ed il supporto alle assistenti stesse, che rappresentano ormai una parte importante della nostra comunità professionale spesso non riconosciuta come tale. Inoltre, sostiene gli utenti con un contributo economico”.
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