07/04/2017

SOCIETÀ PARTECIPATE / 2 - IL DIBATTITO IN CONSIGLIO

Gli interventi dei gruppi di Forza Italia, M5s, CambiaModena, Art.1-Mdp e Pd

La Revisione straordinaria delle partecipazioni societarie del Comune di Modena è stata approvata dal Consiglio comunale di Modena nella seduta di giovedì 6 aprile. La delibera, illustrata dall’assessora al Bilancio Ludovica Carla Ferrari, è stata approvata con i voti del Pd, di Art. 1 –Mdp, del Movimento 5 Stelle e di Per me Modena, con l’astensione di Forza Italia, Cambiamodena e Idea popolo e libertà.

Lo stesso Consiglio comunale, però, ha approvato (con voto a favore del Pd; astensione di Art.1–Mdp, M5S e Per me Modena; contrari Forza Italia, Cambiamodena e Idea) l’ordine del giorno proposto dal Pd e illustrato da Antonio Carpentieri che chiede al governo di inserire nel previsto decreto correttivo che dovrà essere adottato dal Consiglio dei ministri la possibilità di continuare a mantenere fra gli amministratori delle società controllate anche dipendenti degli enti controllanti, “un’esperienza che a Modena è stata efficiente sia in termini di governabilità che di contenimento dei costi”. L’ordine del giorno chiede anche di mantenere la partecipazione delle amministrazioni pubbliche in Banca Etica “per l’alto valore politico” che rappresenta.

In apertura di dibattito, Adolfo Morandi, Forza Italia, ha condiviso la logica del decreto del governo “che però, con le ultime modifiche, si è ridotto a poca cosa e le società dismesse saranno pochissime”. In particolare a Modena, si uscirà da Promo, “che avevamo deciso di abbandonare già nel 2015 e non si capisce perché ancora non ne siamo usciti”, e da Banca etica, “ed è giusto, perché un ente pubblico non può svolgere attività finanziarie”. Giusto anche, per il consigliere, l’obbligo di dimissioni dai consigli di amministrazione per i dipendenti dell’ente: “Gli amministratori devono essere autonomi nelle decisioni”.  

Mario Bussetti (M5s) ha evidenziato alcune “criticità” nelle partecipate: Formodena, “ente misterioso di cui non conosciamo i risultati”, Amo, che forse “dovrebbe essere guidata in altro modo”, Cambiamo, “i cui risultati sono ancora lontani nonostante i finanziamenti ingenti”, Farmacie, dove il Comune è socio di minoranza, Promo, un “flop politico”. “La situazione modenese – ha detto – non è patologica ma meriterebbe un’analisi più puntuale”.

Per Antonio Montanini (CambiaModena), dato atto che “il pubblico si deve ritirare da certi tipi di attività”, è necessario valutare le diverse situazioni: “Un conto è Amo, che svolge un servizio per l’ente pubblico, un altro sono le Farmacie o Hera che operano sul mercato con attività di profitto: gli enti pubblici non possono svolgere attività di mercato, è in contraddizione con il loro ruolo”. Il consigliere si è poi dichiarato contrario ai dipendenti pubblici nei consigli di amministrazione delle partecipate alle quali “servono amministratori dedicati e che operino in autonomia”.

Per Paolo Trande, Art.1-Mdp, “in giro per l’Italia c’erano situazioni indifendibili di dissipazione di denaro pubblico ed era necessario mettere ordine ma il Governo ha scelto la via sbagliata. Avrebbe dovuto tenere conto dello stato economico-finanziario degli enti e riconoscere le situazioni diverse, come la nostra: dalla ricognizione esce infatti un quadro di grande sostenibilità e di buona amministrazione delle società partecipate. E anche dal punto di vista quantitativo, Modena è una delle città che ne ha meno”.

Anche per Diego Lenzini, Pd, Modena si trova “a pagare per colpe di altri. La legge però stringe le maglie in modo oculato e per Modena cambia pochissimo: interviene infatti su ciò che avevamo già deciso di abbandonare”. A proposito dell’ordine del giorno, secondo il consigliere “è normale che gli azionisti siano presenti nei consigli di amministrazione e la partecipazione in Banca etica dovrebbe rimanere perché è una scelta politica che dichiara una condivisione di valori”.

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