L’episodio di presunto trattamento razzista avvenuto al Kyi di Baggiovara è oggetto di indagini da parte della Procura della Repubblica di Modena che ha aperto un fascicolo sulla base della denuncia presentata da Abi Zar e da un altro ragazzo il 16 gennaio. L’indagine, contro ignoti, ipotizza la violazione della legge Mancino sull’odio razziale. Lo ha ricordato l’assessore alle Pari opportunità Andrea Bosi sottolineando che “l’accertamento sui fatti e sulle eventuali responsabilità sono quindi di competenza della Procura, e certamente nelle prossime settimane avremo maggiori elementi, però è necessario esprimere già da oggi la condanna per la regola che è stata affermata in quell’occasione e cioè che a un certo tipo di tratto, in questo caso il colore scuro della pelle, corrisponde la caratteristica di persona problematica e da scoraggiare nell’ingresso. Modena non può tollerare in nessun caso atti discriminatori o razzisti”.
L’assessore è intervenuto in Consiglio comunale, oggi giovedì 2 febbraio, rispondendo all’interrogazione sull’episodio avvenuto al Kyi di Baggiovara durante la serata organizzata dall’agenzia Mo.Ma. presentata da Marco Cugusi, di Sel, e sottoscritta anche da Francesco Rocco (FaS-Sinistra italiana) e da Domenico Campana di Per me Modena.
Dopo aver sottolineato in premessa che “nessuna ragione di libertà d’impresa può giustificare misure che volontariamente o involontariamente sfocino in una discriminazione basata sul colore della pelle”, il consigliere ha chiesto se gli avvenimenti riportati siano effettivamente avvenuti e, in caso di risposta affermativa, se questo sia già successo in passato. Ha chiesto inoltre “quali misure intenda prendere l’Amministrazione per la doverosa condanna delle gravi discriminazioni avvenute e per accertarsi che non possano essere reiterate”.
Nella risposta, l’assessore Bosi ha spiegato di aver immediatamente contattato Abi Zar, “che mi ha raccontato nei dettagli quanto accaduto e al quale ho espresso la mia solidarietà”, e anche i responsabili dell’agenzia Mo.Ma. che invece, “poiché nel frattempo la questione era diventata legale, hanno preferito non parlare”. Ha quindi ripercorso gli avvenimenti che hanno portato Abi Zar, “un ragazzo italiano dalla pelle scura”, laureato in Giurisprudenza a Modena con una tesi sui diritti umani e che ora sta svolgendo un master sul diritto internazionale alla Westminster University, a sporgere denuncia.
Partendo dal fatto che, in un gruppo di cinque amici che si sono recati insieme in discoteca, l’unico che, secondo la ‘regola’ richiamata dall’addetto alla sicurezza, avrebbe dovuto entrare da un ingresso diverso era quello con la pelle scura”, l’assessore ha sottolineato il “coraggio del ragazzo che avrebbe potuto derubricare l’episodio a mera brutta esperienza cercando di dimenticarlo e che invece ha fatto la scelta più giusta e difficile: raccontare cosa significa per una persona, nel 2017 subire quella che si ritiene essere una violenza morale”. Bosi ha poi anche evidenziato che l’agenzia Mo.Ma., ha negato l’intento discriminatorio affermando che si trattava invece del tentativo di premiare i clienti più affezionati e lasciando quindi intendere che fattori meramente organizzativi spiegherebbero la doppia fila e l’episodio specifico. “L’agenzia non ha però risposto – ha detto – all’interrogativo più importante e cioè se ci sia una qualunque ragione, organizzativa ma non basata sul colore della pelle, che giustifichi il fatto che solo Abi tra cinque amici, a parità di condizione d’entrata e senza che gli fosse chiesto niente, dovesse essere l’unico a fare una fila diversa per entrare nel locale”. Bosi ha concluso ricordando anche “le moltissime attestazione di solidarietà di cui la cittadinanza modenese si è fatta alfiere nei giorni immediatamente successivi all’episodio”.
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