Il miglioramento del trasporto pubblico ma senza limitare in alcun modo la possibilità di utilizzare l’auto privata e, anzi, aumentando i parcheggi e agevolando la viabilità automobilistica. La richiesta di aumentare la flessibilità non solo degli orari di lavoro ma anche, e soprattutto, di quelli dei servizi sanitari per renderli più accessibili in risposta ai nuovi bisogni. Apprezzamento per l’utilizzo delle nuove tecnologie nella comunicazione con i servizi pubblici e l’apertura a un ruolo nuovo dei Comuni che superi la gestione diretta dei servizi per sviluppare una funzione che sia di garanzia delle reti sociali e fiduciarie e di coordinamento dei servizi che hanno una ricaduta diretta sulla conciliazione.
Sono alcune delle valutazioni dei cittadini modenesi che emergono dalla ricerca “Quo vadis Modena?”, l’indagine per delineare la trasformazione della società modenese, in particolare come cambiano i bisogni e le aspettative delle persone sulla famiglia, il lavoro e i servizi, promossa e realizzata dal Comune di Modena, in collaborazione con il Centro documentazione donna e con l’Università di Modena e Reggio Emilia. L’indagine è stata presentata oggi, venerdì 3 novembre, con un convegno che si è tenuto al dipartimento di Giurisprudenza del comparto di San Geminiano.
Obiettivo della ricerca, come ha sottolineato il sindaco Gian Carlo Muzzarelli nell’introdurre il convegno, “non è presentare risposte già confezionate ma sviluppare un percorso che, alla luce dei dati delle ricerche, ci dovrà permettere di cambiare in meglio l’organizzazione della città e dei suoi servizi, nell’ottica del contrasto alle disuguaglianze sociali e di genere e della conciliazione dei tempi di vita e di lavoro. Tenendo ben presente che il cambiamento sociale e culturale non riguarda solo le istituzioni ma reclama anche una riflessione della società civile su se stessa”. Specificando che “la sfida è grande”, il sindaco ha anche ricordato le azioni già intraprese dal Comune per rispondere alle nuove esigenze, come la flessibilità negli orari delle scuole dell’infanzia, il prolungamento a luglio delle aperture, la creazione di servizi di sostegno per la non autosufficienza, come lo sportello Amodo, lo Spazio anziani, la coabitazione assistita, e ha ribadito l’intenzione dell’Amministrazione di realizzare presto un bando per mettere a disposizione aree su cui realizzare nuove strutture per anziani.
L’assessora alle Pari opportunità Irene Guadagnini ha poi sottolineato che “la piena attuazione della parità è fondamentale per la coesione e lo sviluppo di una comunità. Da questo punto di vista, i dati emersi dalla ricerca sono il punto di partenza che ci diamo per immaginare alcune azioni possibili, che sviluppano quelle già iniziate, in risposta alle nuove esigenze, perché la parità va costruita con attenzione e costanza e con la determinazione di superare le barriere culturali e gli stereotipi che ancora esistono e sono forti”.
La fotografia della realtà modenese che emerge dalla ricerca è che la crisi si è fatta sentire: circa il 40 per cento dei cittadini infatti dichiara che negli ultimi cinque anni il reddito familiare è diminuito e che, di conseguenza, è stata ridotta la spesa per la conciliazione rinunciando anche a servizi che aiutano nella gestione del tempo e della famiglia. Risulta inoltre che negli ultimi dieci anni la conciliazione è stata percepita come sempre più difficile a causa di orari e di un’organizzazione del lavoro che rimangono ancora rigidi nonostante l’utilizzo massiccio di tecnologie che permetterebbero a molti lavoratori dipendenti di svolgere una buona parte del loro lavoro da casa, “riducendo così – come sottolinea il sociologo Vittorio Martinelli, autore della ricerca – anche l’impatto sulla mobilità, l’inquinamento, l’organizzazione dei servizi per l’infanzia e per gli anziani e migliorando il tempo per la propria vita”. La gravidanza rimane ancora un fattore importante di discriminazione sul lavoro, come dicono le due indagini, comprese in Quo vadis, realizzate dal Centro documentazione donna, incentrate su maternità e lavoro e su donne non italiane e lavoro. L’aumento dell’aspettativa di vita ha un risvolto anche nelle funzioni di cura verso gli anziani aprendo frontiere relativamente nuove anche per i servizi, come la richiesta di funzioni informative per aiutare nella gestione dei primi segnali di demenza senile. Emerge con forza il tema degli orari e dell’accessibilità ai servizi sanitari ed, è alto il grado di accordo con alcune proposte, fatte dai ricercatori nel corso delle interviste, che aiutino nella conciliazione come i medici di base h24 e l’utilizzo di internet per diagnostica, informazioni e prescrizioni. Nel complesso, conclude Martinelli, la principale indicazione che esce dalla ricerca sembra essere quella di “non concentrare la riflessione e la sperimentazione non solo sugli strumenti e le modalità di conciliazione utilizzati fino a oggi, ma cogliere invece le opportunità che si aprono grazie ai nuovi strumenti tecnologici, pensando a un ruolo nuovo per le istituzioni e tenendo conto delle nuove tipologie di lavoro e dei nuovi comportamenti delle persone e delle famiglie”.
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