13/10/2017

MORANE/2 – IL DIBATTITO IN CONSIGLIO SUL FUTURO COMPARTO

Prima della votazione degli ordini del giorno sono intervenuti diversi consiglieri

La votazione degli ordini del giorno sul comparto via Morane-via Vaciglio sono stati preceduti dall’intervento di numerosi consiglieri.

Giuseppe Pellacani di FI si è detto “certo che questa Amministrazione non tornerà sui suoi passi e ammirato, ma allo stesso tempo triste, per la capacità comunicativa che ha dimostrato oggi il Pd, utilizzando belle parole come raggio verde, rigenerazione del patrimonio urbano, saldo zero. Non mi sembra che ci sia la ressa per comprare casa, ad esempio alla Manifattura Tabacchi, e trovo quantomeno curioso sentir dire che una revoca per opportunità è impossibile, perché le regole non sono più quelle di 20 anni fa”. Il consigliere ha infine chiesto a quanto ammontano realmente i costi: se si parla di 12 milioni o di 500 mila euro la valutazione cambia e questa rappresenta una scelta politica”.

Il capogruppo di Art. Uno – Movimento Democratici e Progressisti / Per me Modena Paolo Trande ha evidenziato come “gli accordi di perequazione sono lo strumento individuato dalle Amministrazioni di sinistra per dare casa alle classi medie in anni, va ammesso, di scarsa sensibilità ecologica. Un tempo era vista come una politica sociale equa e solo negli anni 2000 abbiamo capito che quel modello non era più sostenibile. Abbiamo chiuso con una mediazione e cercato di voltare pagina: dopo il 2013 gli interventi valutati sono stati solo di piccole dimensioni e abbiamo deciso di neutralizzare altre aree ritenute ambientalmente più vulnerabili, come via Canizzaro. Rispetto a via Morane verrà presentata una progettazione di saldo zero – ha concluso – quanta area verrà utilizzata per i 550 alloggi altrettanta ne verrà recuperata a verde”. Domenico Campana ha parlato di “ispirazione seria” dell’ordine del giorno del M5s, “ma la revoca richiesta non ha un praticabile fondamento giuridico. Può avere un significato di segnale politico, che ha la sua legittimità, ma che non mi pare convincente. L’odg di Trande è serissimo, ma io e Chincarini ci asterremo su questo, perché invochiamo un principio di prudenza che la nostra natura originale di lista locale ci suggerisce e in questo caso con una certa forza. La nozione di saldo zero è seria, ma contiene aspetti ingannevoli: vedremo se alle affermazioni presenti nell’ordine del giorno seguiranno i fatti”. Marco Chincarini ha sottolineato che “i comitati ci stanno chiedendo delle opportunità, di metterci la testa: ci chiedono se sono queste le politiche abitative che vogliamo portare avanti e se gli strumenti che abbiamo non sono datati. Abbiamo fatto bene a proporre una mozione come quella del M5s, che però non è argomentata bene: un approfondimento è comunque necessario e una Commissione serve. È giusto capire che cosa può accadere se non vengono rispettate certe cose per sapere di quanto si ipoteca la città”. Per Marco Cugusi “quando i cittadini si attivano come in questo caso per partecipare attivamente alla vita politica è sempre un fatto positivo perché è una presa di coscienza e consapevolezza. Bisogna capire però all’interno dei comitati quali sono le persone che hanno a cuore la città come bene comune e quali hanno in testa il loro interesse personale”. Rispetto ai costi, il consigliere ha affermato: “Più che un referendum consultivo farei un referendum propositivo chiedendo se i cittadini di Modena sono disposti ad accollarsi 20 euro a testa, o quello che è, per evitare la costruzione”.

Mario Bussetti del M5s ha chiarito che, “per noi, l’obiettivo da centrare non è colpire i costruttori o assecondare i cittadini, ma guardare l'interesse più generale possibile. Probabilmente è vero che oggi l'offerta di casa non è adeguata – ha aggiunto – ma non si tratta solo di numeri. Stiamo consumando una risorsa, che è il territorio vergine, preziosa tanto quanto aria e acqua: dobbiamo cominciare a convertire questo paradigma e se ogni volta rimandiamo a domani continuiamo a percorrere una strada non sostenibile. Bisogna cominciare a smettere di consumare; è una sfida che dobbiamo assumerci”. Marco Rabboni ha commentato: “Tiriamo via ogni dubbio sulle reali intenzioni dell'Amministrazione: nessuno ha parlato di indennizzo, ma tutti hanno parlato di case, quindi mi pare di capire che la questione è costruire le case: si è detto infatti che gli alloggi disponibili non sono un’offerta adeguata, che c'è richiesta di casa e che si vogliono fare”. Il consigliere si è inoltre detto “contento che dopo tre anni di saldo zero finto oggi si voglia partire con un saldo zero vero, anche se crediamo che le ripermeabilizzazioni siano di difficile attuazione. Il vero saldo zero non si attua con questi tipi di politiche urbanistiche”.

Secondo Antonio Montanini di CambiaModena “c’è stato un cambiamento culturale e su questo tema credo che il Pd e la maggioranza si giochino la partita delle prossime elezioni. Aver illuso la popolazione di non consumare altro suolo e arrivare per una serie di motivi a non mantenere la promessa è un grande errore, ma politico non tecnico. C'è fermento – ha aggiunto – la gente vuole dire la sua su queste cose, è un dibattito continuo, non gli possiamo dare solo argomentazioni tecniche in risposta, altrimenti i cittadini daranno in risposta nelle urne probabilmente qualcosa di inatteso”.

Per Simona Arletti del Pd “bisogna evitare equivoci: quella di Morane-Vaciglio non è un'area destinata a verde, ma destinata a trasformazione urbanistica per servizi, quindi non si va a ridurre il rapporto metri quadri di verde per abitante. In assenza di credibili e ravvicinate alternative di rigenerazione urbana, la domanda di alloggi nell’area potrebbe ragionevolmente trasferirsi nei Comuni della cintura, come è accaduto nei decenni passati, laddove, oltre agli stessi problemi di uso del suolo si aggiungerebbero i costi della mobilità e della congestione delle vie di accesso a Modena”. Tommaso Fasano ha citato il programma votato con le elezioni 2014, “per diradare i dubbi che mi sembra aleggino: dice in particolare che la città non dovrà espandersi oltre i confini del Piano regolatore e che le politiche della casa devono rispondere a due esigenze fondamentali, cioè la domanda di abitazioni a prezzi accessibili e la riqualificazione energetica del patrimonio edilizio. Le politiche abitative che un Ente locale può fare – ha proseguito – sono alcune e secondo me questa Amministrazione le sta portando avanti con coerenza. Tra le altre, anche l’Agenzia casa, dove il Comune si pone come intermediario nel caso in cui un privato non trovi condizioni per affittare il proprio appartamento e abbia bisogno di garanzie”. Per Carmelo De Lillo “la coerenza bisogna anche averla, non solo citarla: è parlare di interesse generale e non impiccarsi a un conteggio matematico di quello che potrebbe essere l’indennizzo. Coerenza è anche approvare, come fatto oggi con il voto di tutti, due delibere di urbanistica, su Conad e Gls, che a livello di superficie vanno a interessare circa 10 mila metri quadrati (e l’intervento di via Morane è di 33-34 mila): in questi casi non c’era il comitato No Conad o Mobasta Gls. Credo che affrontare il tema parlando di città è un modo per riflettere tutti insieme sul futuro di Modena”. Marco Forghieri ha precisato che “le risorse che andrebbero impiegate in caso di revoca non sono poche e anche se non sono previste penali nelle convenzioni nulla vieta al privato di agire. Non ho dubbi sul fatto che la prospettiva debba essere quella della riqualificazione – ha aggiunto – e su questo l’Amministrazione ha agito sulle poche leve a disposizione, producendo probabilmente effetti non sufficienti. Se non interviene lo Stato centrale con azioni massive di fiscalità per la riqualificazione credo che qualsiasi Comune faccia fatica”. Diego Lenzini ha evidenziato che “il saldo tra bisogni e capacità di soddisfarli è che 20 mila persone si sono trasferite fuori città, l’83 per cento delle quali sono coppie giovani che non vorrebbero andare fuori ma hanno dovuto spostare la propria residenza perché Modena non gli dava quello di cui aveva bisogno. È una emorragia della linfa della città, che sono le giovani coppie, e la dobbiamo fermare. È una battaglia per il futuro che stiamo perdendo: possiamo trasformare la nostra città in un museo senza dare risposte, oppure cerchiamo di farlo e se non è possibile rigenerare alla stessa velocità servono altre soluzioni”. Antonio Carpentieri ha evidenziato che “a Roma e Torino il M5s non ha ritenuto praticabile il blocco delle edificazioni deliberate dalle Giunte precedenti. Con la revoca si apre uno scenario di danni enorme – ha continuato – ben oltre il danno emergente. Se l’atto che vogliamo togliere è legittimo, e questo mi pare lo sia, e non c’è un interesse nuovo e pubblico a revocare in autotutela, si apre un fronte di danni che non è solo un problema di quantificazione, ma anche di legittimità del nostro atto: come può il Consiglio revocare su presupposti così generici, aleatori e scarsamente concreti?”.

 

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