“La Città dei Ragazzi è stata ed è una eccellenza del sistema di formazione e del welfare cittadino, dall’istruzione allo sport; ha contribuito allo sviluppo economico e alla creazione di buona occupazione, ha insegnato ai giovani i principi della democrazia e dell’autogoverno. Per queste ragioni la CdR è un bene di tutti e un motivo di orgoglio per tutti noi”.
Con queste parole il sindaco Gian Carlo Muzzarelli ha ricordato la nascita della Città dei ragazzi a Modena e il suo fondatore, Don Mario Rocchi, scomparso nell’ottobre 2014, in occasione della celebrazione del 70esimo anniversario che si è svolta in Consiglio comunale nel pomeriggio di oggi, giovedì 19 gennaio. Al momento celebrativo, nel quale sono intervenuti anche la presidente del Consiglio comunale Francesca Maletti, l’arcivescovo di Modena-Nonantola monsignor Erio Castellucci, il vicario episcopale dell’Arcidiocesi Don Federico Pigoni e il direttore della CdR Don Stefano Violi, hanno partecipato autorità civili e militari, numerosi cittadini tra cui diversi dirigenti e insegnanti e molti dei ragazzi che frequentano o hanno frequentato la Cdr.
Su proposta di sindaco e Giunta, l’Aula ha deciso all’unanimità di intitolare una via di Modena a Don Mario Rocchi. “Decisione che è più di un riconoscimento al merito – ha proseguito il sindaco – è e deve essere per noi la sottoscrizione simbolica di un patto con le nuove generazioni, affinché le nostre politiche per il diritto allo studio e la scuola, per lo sport e la cultura, per il lavoro e l’ambiente, per la giustizia sociale e per l’integrazione degli stranieri siano lungimiranti ed efficaci, affinché la città intera riesca a mettere le sue risorse al servizio dei cittadini e delle cittadine di domani”. Muzzarelli ha inoltre aggiunto che “la Cdr, con il progetto di riqualificazione che è stato recentemente presentato alla città, ha già deciso di continuare a fare la sua parte e celebrando in questo Consiglio i suoi settant’anni e ricordando la figura del suo fondatore, Don Mario Rocchi, noi abbiamo voluto non solo rendere omaggio a una grande storia modenese e a una grande figura di sacerdote, di educatore, di organizzatore e di guida, ma indicare ai cittadini modenesi un quadro di valori, una direzione di marcia, un rinnovato impegno comune per lo sviluppo, il lavoro, l’inclusione sociale e la giustizia”.
La presidente Maletti ha ripercorso le tappe che hanno portato alla realizzazione del progetto della Città dei Ragazzi, ideato da Don Mario Rocchi e Don Elia Monari (“quest’ultimo morì prima di veder concretizzato il suo sogno”). “La città di Modena – ha affermato – oggi dice grazie a Don Mario e a tutti i suoi collaboratori per tutto quello che hanno fatto per le migliaia di ragazzi e ragazze che sono diventati donne e uomini grazie alle attività sviluppate alla Cdr. Ma molto di più è quello che Don Mario e i suoi collaboratori hanno seminato nel cuore delle persone che li hanno conosciuti”.
L’arcivescovo Castellucci ha definito Don Mario come “un uomo schivo, timido, di una grandissima umiltà, dotato di un dolce sorriso, che ha potuto fare grandi cose perché la sua vita è stata sempre animata dalle due grandi ‘passioni’ che l’hanno accompagnato fino alla fine: l’amore verso Dio e verso i giovani. Se leggiamo in retrospettiva le sue intuizioni ci rendiamo consapevoli non solo della grandezza di quest’uomo per le opere realizzate, ma soprattutto dell’attualità di alcune sue intuizioni. La CdR non è solo un ricordo del passato ma, grazie al rilancio concordato tra Comune, Fondazione e Diocesi, diventa promessa di futuro: luogo di vera e degna integrazione tra culture, etnie e religioni diverse; basti pensare che dalla scuola e dalle strutture sportive sono passati ragazzi e giovani di oltre 80 nazioni. Ricordare don Mario – ha aggiunto – quindi, significa guardare avanti con fiducia, verso una società che, attraverso la collaborazione di tutte le forze sociali presenti sul territorio, potrà vivere come ricchezza la diversità, sapendo che la vera sfida che ci attende è quella di educare le giovani generazioni ai valori veri e profondi sui quali si costruisce la nostra convivenza civile”.
Don Pigoni ha sottolineato l’amore di Don Mario per due luoghi: “La cappellina, nella quale faceva frequenti visite quotidiane, e l’officina”, e ha ricordato che “a 101 anni ancora andava in bar tutte le mattine per incontrare i ragazzi durante la merenda e parlare con loro. Aveva un grande amore per i ragazzi e l’intenzione con la quale ha creato la Città dei Ragazzi si evince chiaramente dalla natura che ha voluto imprimerle e abbinare al nome a chiare lettere: Ente diocesano per la salvezza e per l’educazione dei giovani. Il suo obiettivo preciso era cercare la salvezza dei giovani. Don Mario e tanti sacerdoti e laici con lui, con l’approvazione del Vescovo, hanno realizzato una modalità efficace per esprimere in maniera concreta e percepibile da tutti, l’offerta di Salvezza apportata da Cristo per mezzo della Chiesa di Modena ai giovani e ai ragazzi del suo tempo e del nostro tempo, attraverso un luogo speciale, aperto ai giovani apparentemente più lontani dalla fede”.
Don Stefano Violi, direttore della CdR, ha voluto sottolineare l’accoglienza quotidiana che si pratica alla Città dei ragazzi, rappresentata in un’immagine: “Non il quadro della Madonna che Don Mario rubò in seminario, non quello che fece appendere prima di morire e che raffigura i Magi come coloro che vengono da lontano e all’inizio ci fanno paura ma poi si scopre che portano un tesoro. Ma quello realizzato da un giovane della CdR, che di nome faceva Bonvi, e che raffigura i ‘paduli’, la periferia, e un piccolo prete capace di visioni grandi. E quello che lui ha fatto noi continuiamo a portarlo avanti perché la città diventi migliore”.
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