Dall’inizio dell’anno sono 46 i minori stranieri non accompagnati giunti a Modena. Ben 9 nell’ultima settimana: un dato, quest’ultimo, che se non è ancora ritenuto preoccupante, costituisce però un campanello di allarme per il Comune. I minori stranieri non accompagnati sono infatti ritenuti dalla legge in stato di abbandono; il Comune è quindi obbligato a collocarli in un luogo protetto ed è chiamato ad assumerne, nella figura del sindaco, la funzione di tutore.
Sono attualmente 1141 i profughi e richiedenti asilo accolti sul territorio della provincia; di questi 677 sono a Modena e i restanti negli altri comuni ad esclusione di quelli della Bassa terremotata.
Numeri che già nei giorni scorsi hanno fatto dire al sindaco di Modena Gian Carlo Muzzarelli “che nel territorio modenese e nella città di Modena in particolare, siamo al limite delle possibilità di accoglienza”. Il sindaco ha anche scritto al ministro Angelino Alfano per chiedere “maggior equilibrio a livello nazionale e regionale delle quote di assegnazione”.
Oltre a 677 profughi di Mare Nostrum, Modena ne accoglie altri 65 all’interno dello Sprar finanziato dal Ministero e gestito direttamente dal Comune e 113 minori non accompagnati per i quali i Servizi sociali hanno attivato progetti assistenziali ed educativi specifici. Di questi, 84 sono accolti in comunità e 29 in famiglie affidatarie. Tra loro, i 46 giunti dall’inizio del 2016 sono in gran parte ragazzi già 17enni e provengono principalmente da Pakistan, Marocco, Bangladesh e Albania. Gambia e Bangladesh sono i paesi d’origine degli ultimi 9 arrivati che i Servizi sociali hanno già collocato in strutture per minori. Se è infatti la Prefettura a occuparsi direttamente della gestione dell’accoglienza di profughi e richiedenti asilo adulti che arrivano dall’Hub di Bologna, è invece il Comune che si deve prendere cura dei minori, per ciascuno dei quali il Ministero dell’Interno eroga un contributo a parziale copertura dei costi.
Quando un minorenne extracomunitario risulta “non accompagnato”, sul territorio vengono attivati sia Servizi sociali che Polizia municipale. La Municipale si occupa dell’identificazione e della raccolta dei dati che verranno inviati alla Questura. Il Servizio sociale educativo attiva invece un mediatore culturale nel più breve tempo possibile e individua la collocazione più adatta al minore, a seconda anche dell’età, del paese d’origine e delle condizioni psicofisiche in cui si trova. Il minore viene dunque affidato alla comunità o alla famiglia attraverso un verbale di affidamento trasmesso anche al Tribunale per i minorenni di Bologna.
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