“Stiamo garantendo la continuità della presa in carico delle famiglie, con una particolare attenzione per quelle con bambini e per le persone con problematiche sanitarie, e alcune situazioni sono già definite. Non ci sono soluzioni miracolose, certo, ma un lavoro serio nel rispetto delle regole e in accordo con i Comuni di residenza”.
L'assessore al Welfare Giuliana Urbelli, a un mese dall'accoglienza da parte dei Servizi sociali delle famiglie sgomberate dagli edifici occupati in centro storico, fa il punto della situazione sottolineando la necessità di offrire risposte diversificate sulla base dei bisogni delle diverse persone rispettando, però, il “principio di equità nei confronti di tante altre situazioni che meritano analoga attenzione in città”.
Delle nove famiglie residenti a Modena accolte dai Servizi sociali del Comune dopo gli sgomberi dello scorso 11 maggio, quattro ora hanno una collocazione autonoma e regolare reperita con un contributo del Comune.
Per altre due si stanno attivando dei percorsi d’inserimento lavorativo, per ovviare alla mancanza di reddito; mentre per tre sono ancora in corso approfondimenti. Queste cinque famiglie continueranno, pertanto, a usufruire della sistemazione transitoria attivata per loro, fino a quando non sarà definito un percorso che le accompagni verso soluzioni autonome.
Le famiglie accolte dopo gli sgomberi sono state in tutto 16 (un ulteriore nucleo aveva accolto il percorso proposto già prima degli sgomberi), poiché a quelle residenti a Modena vanno aggiunte le sette con residenza in altri comuni per le quali sono stati contattati i Comuni di residenza al fine di definire progetti congiunti.
“Alcune situazioni sono particolarmente complesse – aggiunge Urbelli – e meritano approfondimenti, ma in diversi casi possiamo lavorare con tempistiche che non sono quelle dell’emergenza”.
Per esempio, tra gli ex occupanti c’era una famiglia che ha ancora un regolare contratto d’affitto senza alcuna morosità e che ora è rientrata nell’appartamento. Un altro nucleo risulta proprietario di un immobile, anche se è in corso la procedura di pignoramento che si completerà però solo tra diversi mesi. Una mamma con figli è rientrata al domicilio del marito.
“In alcuni casi – osserva l’assessora - pochi giorni dopo lo sgombero, altre famiglie hanno lasciato la sistemazione messa loro a disposizione senza dare spiegazioni, mentre per altre i primi incontri sono avvenuti solo dopo molte insistenze rendendo evidentemente più lunghi e difficili i percorsi di sostegno”.
Oltre alle 16 famiglie, dopo lo sgombero sono stati accolti 13 adulti. Se le famiglie sono tutte straniere (marocchine, nigeriane, ghanesi, tunisine), tra gli adulti ci sono anche due italiani, un giovane uomo del Niger e uno della Liberia. Per alcuni di loro sono state avviate delle soluzioni, come il contributo per la ricerca di una sistemazione o il rientro nel Pese d’origine; per altri si sta invece verificando la possibilità di rientrare nel percorso Sprar o la richiesta d’asilo, e per taluni sono stati contattati familiari presenti sul territorio con cui potrebbero convivere in un’ottica di reciproco aiuto e sostegno.
Quattro adulti, infine, sono già in carico ai Servizi sociali e tra loro uno ha in passato rifiutato la proposta per un alloggio di Agenzia casa, mentre un altro è da diversi anni in carico per problematiche sanitarie. Infine, una persona non si è mai presentata agli incontri rendendosi da subito irreperibile.
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