10/06/2016

PIANO SANGUE / 2 – IL DIBATTITO IN CONSIGLIO COMUNALE

Negli interventi, di Pd, Forza Italia e M5s, sottolineati il valore e i risultati delle associazioni di volontariato ed espresse perplessità sulla scelta dell’accentramento

Nella provincia di Modena sono oltre trentamila i donatori di sangue attivi e le associazioni dei donatori hanno una storia che supera i sessant’anni, con strutture accreditate e volontari che, nel tempo, si sono formati in modo professionale, “coprendo servizi importanti e contribuendo a creare un sistema modenese di gestione del sangue invidiabile per risultati e livello di efficienza”. Lo ha sottolineato l’assessora al Welfare del Comune di Modena Giuliana Urbelli, intervenendo, giovedì 9 giugno in Consiglio comunale, nel dibattito che ha portato all’approvazione unanime dei due ordini del giorno sulle ricadute locali del Piano regionale sangue presentati da Fas-Sinistra italiana e Pd. “Le associazioni di volontariato – ha ricordato l’assessora – spesso sono chiamate a sostituire il pubblico dove questo non è più in grado di arrivare e per questo motivo devono essere tenute in considerazione quando si progettano i servizi. Come territorio modenese abbiamo posto la questione alla Regione in sede di Conferenza territoriale socio sanitaria e abbiamo trovato disponibilità, da parte dell’assessore regionale, a ragionare sul tema con gli enti locali”.

Per Forza Italia Adolfo Morandi, affermando che gli ordini del giorno “sono condivisibili e che il sistema di raccolta sangue a Modena, attraverso le associazioni di volontariato, ha sempre funzionato egregiamente e tuttora funziona”, si è detto sorpreso che la Regione, “espressione dello stesso partito che governa Modena, abbia deciso di accentrare tutto a Bologna e riparametrare il sistema di raccolta sangue, suscitando la perplessità degli operatori. Evidentemente – ha aggiunto – nel Pd le informazioni non vengono trasferite e le decisioni, sempre più accentrate, tengono in poco conto le istanze locali”.  

Anche Simona Arletti, per il Pd, si è detta “perplessa per la mancanza di coinvolgimento sia delle istituzioni locali che del volontariato, che è parte integrante del servizio trasfusionale dove svolge un ruolo indispensabile. Non ho le competenze per mettere in discussione gli obiettivi della Regione – ha proseguito – ma credo che, per il ruolo che ricoprono, le associazioni dei donatori debbano essere coinvolte alla pari sia sulla definizione degli obiettivi che sui passi necessari per raggiungerli con la tranquillità necessaria”. La consigliera ha sottolineato che il percorso per l’attuazione del Piano sangue è fermo da tre anni e quindi “c’è tutto il tempo per riaprire il dialogo”. Tommaso Fasano ha osservato che anche nella sanità, l’accentramento, può risultare efficiente, “ma in situazioni come questa bisogna valutare quali siano gli effetti sul valore sociale che l’attività aveva per il territorio al quale viene sottratta. Il problema di cui discutiamo oggi – ha proseguito – ci rimanda alla questione più generale di un processo di riorganizzazione, che dobbiamo affrontare, e nell’ambito del quale dobbiamo difendere il nostro livello di cura delle persone”.

Dichiarandosi a favore degli ordini del giorno, Mario Bussetti, Movimento 5 stelle, ha dichiarato di apprezzare le richieste di coinvolgere nella fase decisionale e organizzativa chi “dal basso sostiene in modo qualificato l’attività”. L’auspicio è, ha detto il consigliere, “di leggere più ordini del giorno di questo tenore. Il coinvolgimento dovrebbe avvenire in ogni situazione e non solo quando è coinvolta, come in questo caso, un’associazione ‘pesante’ con una voce forte da far sentire”.

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