“Non risulta esserci alcun motivo per sollevare l'ingegner Maria Sergio dall'incarico di dirigente del Settore Pianificazione territoriale e trasformazioni edilizie sulla base delle informazioni in possesso”.
Lo ha detto il sindaco, nella seduta del Consiglio comunale di giovedì 16 giugno, in risposta all’interrogazione del M5s illustrata dal consigliere Marco Rabboni, precisando che “informative di Polizia, la cui provenienza sarebbe meritevole di approfondimento da parte delle autorità competenti, e illazioni giornalistiche, come quelle riprese dall’interrogazione, non possono sostituire le valutazioni e gli atti del Magistrato”.
L’interrogazione fa riferimento all’ordine del giorno del M5s discusso e respinto dal Consiglio che chiedeva le dimissioni di Maria Sergio in seguito alla notizia dell’acquisto, da parte della dirigente, della propria casa da parte di un imputato nel processo sulla ‘Ndrangheta denominato Aemilia. Riportando estratti di articoli di stampa, l’interrogazione evidenzia che, in seguito alla presentazione dell’odg, era emerso che dal 2003 al 2012 la stessa azienda, la Fratelli Macrì, si era aggiudicata dodici appalti pubblici nel Comune di Reggio Emilia, dove l’ingegner Sergio occupava la posizione di Dirigente del Servizio Pianificazione e Qualità Urbana, e che alcuni soggetti risultavano coinvolti nell’indagine presumibilmente per abuso d’ufficio. Il consigliere ha quindi chiesto se, “alla luce di questi recenti sviluppi, ritiene politicamente opportuno che la dirigente ingegner Sergio sia a capo del Settore Pianificazione territoriale e trasformazioni edilizie del Comune di Modena, ruolo di primaria importanza per la vita e lo sviluppo della nostra città, ancora di più oggi che tale figura avrà un ruolo centrale nella implementazione del prossimo Piano Strutturale Comunale (PSC) che definirà lo sviluppo futuro e la configurazione urbanistica della città per almeno il prossimo decennio”.
Il sindaco ha evidenziato come anche nell’interrogazione vengano riportate “le parole inequivocabili del Procuratore Capo di Reggio Emilia, dottor Giorgio Grandinetti, il quale afferma che: ‘Maria Sergio non è mai stata indagata in questa inchiesta’. La situazione giuridica non cambia – ha aggiunto – se a sollevare interrogativi è un membro della Commissione Nazionale Antimafia, a titolo puramente personale”.
Muzzarelli ha ricordato che l’incarico è stato affidato a Maria Sergio lo scorso 30 settembre 2014, “dopo attenta valutazione delle competenze professionali, delle esperienze svolte e dell'esistenza delle condizioni che le avrebbero permesso di adempiere il proprio dovere con disciplina e onore, come recita l'art. 54 della Costituzione. Già in occasione della discussione e della bocciatura a larghissima maggioranza dell’ordine del giorno del M5s, precisammo che i doveri di diligenza, lealtà, imparzialità e buona condotta dei dirigenti sono disciplinati dal codice di comportamento nazionale e dal codice di comportamento comunale che lo recepisce”, che prevedono l’obbligo di informazione del dirigente nei confronti dell’Amministrazione rispetto a rinvii a giudizio o azioni penali. “L’Amministrazione – ha aggiunto – è comunque attenta in proprio a raccogliere informazioni e a verificare che i propri dipendenti siano o meno sottoposti a indagini o a procedimenti giudiziari, ma oggi come allora non risulta da nessun atto che la dottoressa Sergio sia indagata o accusata di qualsiasi fattispecie di reato contro la Pubblica Amministrazione. E per quanto concerne le illazioni contenute negli articoli di giornale riportati dall’interrogazione – ha detto ancora – all’Amministrazione comunale risulta che la dottoressa Sergio non si sia mai occupata di appalti, essendo tutt’altra la sua responsabilità amministrativa, e tantomeno di ricostruzione post-sisma, essendo il Comune di Reggio Emilia fuori dal cratere sismico. Anche in merito ai rapporti con imprenditori inquisiti – ha concluso – risulta che la dottoressa Sergio abbia smentito pubblicamente la loro conoscenza”.
Nella replica, il consigliere si è detto “colpito dalla fiducia incondizionata che si dà alla dirigente” e ha ricordato che “le informative e i rapporti arrivano da tre fonti diverse: Carabinieri, Polizia e Guardia di Finanza”. Rabboni ha chiesto “cosa deve succedere ancora per avviare una riflessione seria? Ci stupisce e preoccupa l’atteggiamento di sottovalutazione rispetto a queste situazioni – ha proseguito – perché è vero che la politica non deve far sentenze, ma non per forza deve aspettarle: anche senza essere indagate alcune persone hanno fatto passi indietro ritenuti opportuni da molti. L’amministrazione modenese – ha concluso – non è obbligata ad agire così e si sta prendendo precise responsabilità”.
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