Una targa in memoria dei caduti per il lavoro e i diritti dei lavoratori nell’eccidio del 7 aprile 1920 in Piazza Grande. È quella apposta dal Comune di Modena sotto il portico ai piedi dello scalone del Palazzo comunale, scoperta dal sindaco Gian Carlo Muzzarelli oggi, giovedì 7 aprile, a 96 anni dagli eventi, insieme a due familiari delle vittime. Alla breve cerimonia hanno partecipato anche l'assessore al Lavoro Andrea Bosi e alcuni rappresentanti del Consiglio comunale.
La targa, realizzata in marmo bianco veronese, riporta i nomi delle vittime della repressione avvenuta da parte della forza pubblica sui lavoratori che manifestavano per uno sciopero proclamato in tutta Italia: Linda Levoni, Stella Zanetti, Antonio Amici, Evaristo Rastelli, Fernando Gatti. Erano presenti i nipoti di Rastelli e Gatti.
La posa della targa, era già stata annunciata dal sindaco Gian Carlo Muzzarelli lo scorso anno, durante la risposta in Consiglio comunale a un’interrogazione del consigliere di Sel Marco Cugusi che chiedeva appunto di “collocare una targa in memoria delle vittime innocenti dell’eccidio”. Il sindaco aveva risposto annunciando che l’iniziativa sarebbe stata inserita nel percorso di riflessione sui conflitti del lavoro nel ‘900 avviato dai sindacati confederali. Tema che Muzzarelli ha ripreso nel corso della cerimonia sottolineando “l’importanza di garantire memoria rispetto a un periodo difficile come quello degli anni tra la fine della Prima guerra mondiale e l’avvento del fascismo, soprattutto rispetto al diritto del lavoro e a chi è morto per rivendicarlo. Una memoria che deve rafforzare il nostro impegno oggi su questi temi”.
Il 7 aprile 1920, durante il primo dei quattro giorni di sciopero proclamati dalla Camera del Lavoro Unitaria e dalla Camera del Lavoro Sindacalista per protestare contro l’uccisione di otto lavoratori e dell’oratore nel corso di una manifestazione a sostegno di una vertenza agraria a San Matteo della Decima, i lavoratori modenesi si radunarono in piazza Grande dove i Carabinieri aprirono il fuoco, uccidendo quattro persone e provocando la morte di una quinta a seguito delle ferite riportate. L’episodio si inquadra in una fase tragica della storia nazionale, fra la fine della Grande Guerra e l’avvento del Fascismo, segnata da dure lotte per il lavoro, da violente repressioni di esercito e forze dell'ordine, da pesanti divisioni e scontri, anche violenti, fra le stesse forze popolari e dalla nascente, crescente violenza fascista, via via sempre più tollerata, quando non agevolata, da alcuni settori dello Stato.
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