Le due interrogazioni sul tema dei nidi, presentate dai consiglieri Francesco Rocco di Fas-sinistra italiana e Domenico Campana di Per me Modena nel Consiglio comunale di giovedì 14 aprile, sono state trasformate in interpellanze dopo la risposta dell’assessore alla Scuola Gianpietro Cavazza.
Aprendo il dibattito per il Pd, Grazia Baracchi ha ricordato come “quelli che sono stati definiti ritardi nell’apertura del bando, siano dovuti anche alla necessità di elaborare proposte adeguate ai bisogni delle famiglie emersi dall’indagine effettuata e dettati anche da un’organizzazione familiare e lavorativa che non è più quella di quando i servizi sono nati. Il nido viene vissuto in modi diversi, ma dobbiamo rafforzare il concetto che è un servizio educativo, che deve avere al centro il bambino, ma ha anche un valore sociale che, attraverso l’incontro e il confronto che i genitori hanno chiesto di aumentare, rafforza la comunità”. Paolo Trande ha ribadito che, con i cambiamenti in atto, bisogna puntare a “far crescere oltre il 40 per cento attuale il livello di frequenza ai nidi. Uno dei segreti della nostra economia è aver permesso a migliaia di donne di lavorare e uno dei motivi per cui ricrescita non parte è che abbiamo un tasso di occupazione femminile ancora troppo basso”. Per Caterina Liotti “dovremo avere attenzione sulla qualità del progetto educativo e la risposta dell’assessore sulla Fondazione ci rassicura. Credo che questa sia una sfida grande, perché non è semplice cambiare ma dovremo impegnarci tutti per farlo al meglio, le famiglie devono sapere che se decideranno di fare un bambino avranno a disposizione un servizio, di sicuro, non eventualmente se entreranno in graduatoria”.
Per il M5s Elisabetta Scardozzi ha chiesto una serie di approfondimenti su cosa si intende per servizi innovativi, su come saranno gestiti e da chi, con quali modalità saranno comunicati, ponendo inoltre il problema di come mai la Fondazione riesca ad avere costi minori rispetto al Comune. Viene pagato meno il personale o riescono ad avere risparmi che come Comune potremmo replicare?”.
Marco Cugusi di Sel ha sottolineato il taglio, da parte del governo, delle autonomie locali, “messe ai margini, senza nemmeno più il potere di decidere per i nostri territori. È per questo, per il fatto che non possiamo sostituire il personale, che oggi ci ritroviamo a discutere di come gestire i nidi continuando a rispondere ai bisogni delle famiglie”. Una seconda questione, secondo il consigliere, è la necessità di rivedere i contratti degli educatori, in modo che i nidi possano restare aperti anche a luglio.
Nella replica Francesco Rocco ha sostenuto che è “del tutto evidente che, con l’impossibilità di sostituire i dipendenti che vanno in pensione, non esisterà più un sistema Modena o Reggio. Sono d’accordo sulla Fondazione solo perché mi rendo conto che non possiamo fare diversamente, ma cosa succederà quando qualcuno dall’alto vi dirà che la fondazione non è del Comune?”. Anche Domenico Campana ha sottolineato la “condizione di necessità nella quale si trova l’Amministrazione ma sono preoccupato che ci sia uno scivolamento verso una continua riduzione del welfare locale che non è solo questione di custodia ma di crescita educativa. La sperimentazione va fatta a livelli ampi perché è inedita la realtà, con grandi cambiamenti demografici ed etnici, che abbiamo di fronte”.
Nell’intervento conclusivo l’assessore Cavazza ha ribadito che “partiamo dalla necessità di dare risposte, anche nuove, ai bisogni nuovi espressi dalle famiglie. A Modena abbiamo un sistema di welfare misto, che è stato valutato positivamente sia da chi l’ha utilizzato direttamente che da chi lo conosce solo attraverso le descrizioni, basato su un principio di realtà che da una parte ci fa indagare i bisogni delle famiglie e dall’altra ci mette di fronte ai vincoli, amministrativi ed economici, che abbiamo. Noi dobbiamo tenere ferma la barra sul governo pubblico e sulla qualità dei servizi, poi la bontà della nostra proposta sarà valutata dal tasso di adesione delle famiglie”:
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