Le attività di vigilanza svolte a tutela dell'ingegner Maria Sergio devono essere classificate "fra le normali e doverose misure di prudenza che si devono adottare in questo e in altri casi simili, a tutela delle persone coinvolte, degli edifici pubblici e di tutte le persone che li frequentano". Lo ha affermato il sindaco Gian Carlo Muzzarelli rispondendo oggi, giovedì 10 marzo, in Consiglio comunale a un'interrogazione di Antonio Montanini (CambiaModena) sulla "scorta o sorveglianza leggera" per la dirigente comunale.
Per il sindaco queste attività fanno parte “delle azioni per la sicurezza e la legalità e rappresentano la prova della sensibilità, tempestività e versatilità della nostra Polizia municipale, che per questa e altre dimostrazioni di professionalità meriterebbe soltanto elogi e sostegno e non polemiche sindacali e politiche”.
Il consigliere Montanini nell’interrogazione partiva, appunto, dalle notizie apparse sulla stampa per domandare in cosa consiste e quanto costa l’attività di sorveglianza della dirigente, che è la moglie del sindaco di Reggio Emilia e ha subito minacce nell’ambito di un’inchiesta sulla criminalità organizzata, e sulla base “di quali norme e o regolamenti la Polizia municipale possa essere impiegata in servizi solitamente di competenza dei Corpi di Polizia nazionali”.
Il sindaco ha chiarito che l’assegnazione di una scorta a protezione di persone soggette a rischi correlati alla criminalità organizzata esula dalla competenze del sindaco e della Polizia municipale che, invece, nel contesto delle funzioni di polizia giudiziaria, di polizia stradale ed ausiliarie di pubblica sicurezza, così come nell’ambito del sistema integrato di sicurezza previsto dal Patto per Modena città sicura, “svolge a pieno titolo anche l’azione di vigilanza a scopo preventivo nelle sedi comunali ove sia segnalata una necessità o per la tutela del patrimonio pubblico”. E Muzzarelli ha ricordato che ciò accade già in diverse situazioni (per esempio, dove ci può essere conflittualità con l’utenza), mentre nel caso specifico, è stato il prefetto di Modena con due comunicazioni riservate a chiedere, prima, di “sensibilizzare l’ingegner Sergio in quanto oggetto di misure di protezione individuali attuate da Forze di Polizia dello Stato”, poi, venerdì 19 febbraio, di “attivare tramite la Polizia municipale opportune misure di vigilanza all'interno dello stabile sede di lavoro”.
E’ stata quindi predisposta un’immediata ispezione preventiva degli uffici e poi, da lunedì 22 a lunedì 29 febbraio “un servizio di discreta vigilanza da parte di una pattuglia di agenti dell’Unità Nucleo problematiche del territorio che svolge normalmente servizio in abiti civili: si tratta quindi – ha sottolineato Muzzarelli – di servizi svolti all'interno di un edificio sede di uffici comunali, limitati ad attività rientranti nelle competenze della Polizia locale”.
Come ha spiegato il sindaco, “il servizio di vigilanza, in ossequio alla riservatezza e alla ricerca della minima interferenza con le attività d'ufficio del Settore di cui si tratta, è stato disposto mediante un agente per turno, in abiti civili, che, come già accaduto in altri casi, ha seguito gli spostamenti della dirigente in orario di lavoro tra i diversi uffici”. Sulla base delle informazioni assunte, si è ritenuto che le professionalità presenti al Comando consentissero di effettuare questa attività di vigilanza “in piena sicurezza per gli operatori e quindi per i luoghi e le persone ivi operanti”.
Nelle settimane precedenti il 22 febbraio nessun servizio era stato disposto dalla Polizia municipale, mentre altri organi di Polizia eseguivano propri servizi dinamici di vigilanza esterni, mentre dal 29 febbraio il servizio è stato trasformato per un ulteriore breve periodo in vigilanza dinamica, svolta da pattuglie di agenti in uniforme. Il costo per il periodo dal 22 al 29 febbraio è stato complessivamente di 1.726, 53 euro.
“Su legalità e sicurezza le divisioni sono dannose – ha affermato il sindaco – e stupisce che misure di attenzione e tutela, che ovviamente sarebbero adottate in qualsiasi altra circostanza e per ogni altra persona nelle medesime condizioni, siano divenute motivo di dissidio sindacale e politico. Avremmo compreso un richiamo nel caso opposto, qualora cioè ci fossimo lavati le mani, venendo meno a un principio di prudenza e facendo mancare la collaborazione richiesta dagli organi dello Stato”. E Muzzarelli ha concluso dicendo che “i cittadini modenesi devono sapere due cose: la prima è che noi non lasceremo nulla di intentato, per quanto di nostra competenza, al fine di garantire legalità e sicurezza; la seconda è che la nostra Polizia municipale dispone di tutte le professionalità necessarie per svolgere i propri compiti di istituto, ivi compreso quello di concorrere alla sicurezza pubblica, benché il ruolo prioritario e fondamentale sia e resti in capo alle Stato e alle sue Forze dell'ordine”.
Nella replica, il consigliere Montanini ha espresso “insoddisfazione e delusione” per la risposta del sindaco: “Credo sia legittimo e doveroso che le forze politiche si interroghino e pongano queste questioni – ha affermato – come anche i cittadini e i sindacati. Far passare questa operazione come un atto di legalità e sicurezza dei luoghi dell’Amministrazione comunale, a fronte di tanti commercianti che combattono l’insicurezza e vivono situazioni di rapina e aggressioni, mi sembra una forzatura”.
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