Martedì 15 marzo l’accordo procedimentale relativo al percorso di valorizzazione del polo culturale Sant’Agostino sarà illustrato in Commissione Seta. Da qui partirà una fase di discussione e confronto con il Consiglio e con la città rispetto al progetto culturale del Sant’Agostino, che non si limiterà all’ex struttura ospedaliera ma si allargherà alla piazza, al Museo e a tutti gli edifici nell’area, compreso l’ex ospedale Estense.
Lo ha annunciato l’assessora all’Urbanistica Anna Maria Vandelli nella seduta del Consiglio comunale di Modena di giovedì 10 marzo rispondendo all’interrogazione del M5s, illustrata da Elisabetta Scardozzi, sul polo culturale Sant’Agostino.
La consigliera ha chiesto, in particolare, “per quali ragioni, pur in presenza delle autorizzazioni del Ministero dei Beni Culturali e delle sue amministrazioni periferiche del nuovo polo culturale sant’Agostino, dell’approvazione da parte del Consiglio Comunale del progetto stesso e, addirittura, in vigenza di un permesso di costruire dello stesso, l’Amministrazione comunale promuove una procedura volta a ottenere approvazioni per atti già approvati”. Scardozzi ha quindi domandato se gli uffici comunali non hanno ritenuto opportuno “sottomettere a una profonda revisione l’impostazione del progetto del polo culturale Sant’Agostino a fronte della posizione di debolezza emersa nel contenzioso giudiziario allora in essere e dovuta sia all’iter approvativo, sia alle violazioni delle normative di tutela dei beni architettonici e storici”. L’interrogazione chiedeva inoltre perché non si è ritenuto necessario “informare adeguatamente la città delle ragioni di evidente gravità che hanno spinto la Giunta ad avviare un nuovo percorso di approvazione degli strumenti urbanistici per la realizzazione del polo culturale Sant’Agostino” e se, “a seguito della recente sentenza del Tar dell’Emilia-Romagna, l’Amministrazione intenda proseguire con il progetto originale o rivedere lo stesso”.
L’assessora ha precisato che “quando la Giunta si è insediata ha analizzato il progetto con l’intenzione di evitare che su un intervento così importante ci fosse anche solo il minimo dubbio rispetto alla regolarità degli atti. La sentenza del Tar – ha proseguito – dice che si doveva seguire un’altra procedura per superare la prescrizione della Legge regionale 20, che specifica come sugli spazi pubblici si possa andare in deroga e disapplicare nell’interesse pubblico il vincolo che impedisce l’incremento volumetrico”. Vandelli ha precisato che da subito gli uffici comunali hanno iniziato a lavorare con il Ministero e la Fondazione per non bloccare un progetto importante per la città: “Abbiamo avviato tutte le procedure cautelative per mettere in sicurezza il percorso – ha detto – garantendo la massima trasparenza e condivisione. La nuova procedura individuata rimette al centro il progetto culturale su cui gli uffici comunali lavoreranno di concerto con gli altri e su cui verrà aperta una fase di coinvolgimento della città. Al termine della prima fase si avvierà una conferenza tra gli Enti coinvolti che porterà alla definizione della variante necessaria per consentire la realizzazione del progetto, la quale verrà sottoposta all’approvazione del Consiglio comunale”.
Nella replica, Scardozzi si è detta “fiduciosa” sull’apertura al dialogo e al confronto annunciata rispetto al progetto. La consigliera ha però lamentato il ritardo con cui il Consiglio viene messo a conoscenza dei contenuti dell’ultimo accordo “che risale al 19 gennaio” e le caratteristiche della “conferenza dei servizi che si occuperà del progetto, che viene ridotta nei suoi componenti”. Scardozzi ha infine parlato di “scippo alla democrazia per uno degli atti più importanti degli ultimi 30 anni in città: al Consiglio – ha concluso – spetterà infatti solo l’approvazione finale”.
Azioni sul documento