“Non vedo alcun motivo per chiedere le dimissioni dell’ingegner Maria Sergio dall’incarico di dirigente del Settore Pianificazione territoriale e trasformazioni edilizie del Comune di Modena che le ho affidato il 30 settembre del 2014”. Lo ha affermato in Consiglio comunale il sindaco Gian Carlo Muzzarelli oggi, giovedì 18 febbraio, aprendo il dibattito sull’ordine del giorno presentato dal Movimento 5 Stelle che chiedeva, appunto, al sindaco di procedere quanto prima alla richiesta delle dimissioni sulla base del fatto che la dirigente, moglie dell’attuale sindaco di Reggio Emilia, ha acquistato una casa nel maggio del 2012 da una persona poi risultata indagata e arrestata nel gennaio 2015 nell’ambito dell’operazione Aemilia.
“L’ingegner Sergio – ha precisato Muzzarelli – non è sottoposta ad alcun procedimento penale e non è oggetto di alcuna indagine da parte della Magistratura. Le notizie riportate dai mezzi di informazione, che spesso riprendono semplicemente accuse politiche, non contengono ipotesi di reato. Lo stesso ordine del giorno del Movimento 5 Stelle non contiene informazioni aggiuntive, ma solo considerazioni e domande che, più che a fare chiarezza, sono orientate a insinuare anomalie, alimentare sospetti, alludere a non meglio specificate responsabilità amministrative o penali”.
Per Muzzarelli le accuse di “mancanza di trasparenza” non trovano fondamento nelle norme così come in “nessun modo le vicende relative alla abitazione privata della sua famiglia interferiscono o possono anche solo minimamente interferire con le funzioni che svolge nel Comune di Modena”. Per il sindaco, infatti, “non si vede per quale motivo, venuta a conoscenza di un processo che comunque non la riguarda direttamente, la dottoressa Sergio avrebbe dovuto assumere l'iniziativa di informare l'amministrazione o chiunque altro di una transazione privata avvenuta in epoca precedente i fatti giudiziari”.
Perché, ha sintetizzato il sindaco, o l’ingegner Sergio era al corrente dell’attività mafiosa del venditore, come simpatizzante o complice, o era ricattata e ha taciuto oppure era completamente ignara dei comportamenti illegali e non si vede come avrebbe potuto venirne a conoscenza. “Nelle prime due ipotesi – ha affermato Muzzarelli – se qualcuno ha informazioni non deve agitare le acque nei Consigli comunali ma deve rivolgersi al magistrato, in caso contrario ha il dovere morale, prima ancora che politico di prendere atto dei fatti e di non avventurarsi in illazioni e domande pretestuose che sconfinano nella diffamazione e feriscono non solo le persone coinvolte, ma colpiscono anche gli affetti più cari come genitori e figli”.
Dopo aver ricostruito le vicenda dell’acquisto dell’abitazione e ricordato che l’ingegner Sergio ha contribuito all’elaborazione del Psc di Reggio (concorrendo “alla riduzione delle aree urbanizzate previste nei precedenti strumenti, che porta a non escludere l'eventualità che proprio da quelle scelte dipendano i messaggi mafiosi e le minacce recentemente rivolte a lei e alla sua famiglia e che mi spingono anche in questa sede a porgere tutta la mia umana solidarietà”), il sindaco ha concluso che l’iniziativa del Movimento 5 Stelle è “da criticare e da respingere perché questa presunzione di non guardare in faccia a nessuno e di disporre dei titoli esclusivi per la lotta alle mafie e al malaffare, finisce soltanto per spargere fango sulle persone e le istituzioni”. Muzzarelli, infatti, ha ricordato che le norme per perseguire i reati non possono essere sostituite “dalla rete, dalla piazza o dai mezzi di comunicazione”; che nessuno può essere considerato colpevole senza prove e senza regolare processo (“altrimenti si passa alla barbarie, alla soppressione dei diritti elementari come quello al lavoro”); che i dipendenti pubblici hanno dei doveri in più dei semplici cittadini, ma questo “non significa avere dei diritti in meno: attenzione, non possiamo permettere che chi opera nella pubblica amministrazione venga marchiato come modello di inaffidabilità e corruttibilità, insipienza o connivenza con il malaffare. Fare di ogni erba un fascio è sempre stato il modo migliore per consentire ai disonesti di mimetizzarsi e per scoraggiare gli onesti”.
Dopo aver ricordato che il Comune di Modena sono applicati i controlli antimafia cosiddetti “rinforzati” (richiesta di informazione prefettizia per tutti gli appalti superiori ai 250 mila euro e non solo per quelli comunitari), che è stato regolarmente adottato Il Piano triennale di prevenzione della corruzione e che si assolvono gli obblighi previsti dall’Autorità Nazionale Anticorruzione, Muzzarelli ha concluso dicendo che “la lotta alla mafia non conosce soste e non consente di abbassare la guardia, va affrontata uscendo dalla nebbia, non entrandoci, va affrontata unendo le persone oneste e di buona volontà, non cercando dei capri espiatori, non costruendo artificiosamente immagini distorte della realtà. La mafia è un nemico, non un espediente per bastonare gli avversari politici e lucrare qualche voto. Se vogliamo discutere come combattere di più e meglio noi siamo in prima fila, non pretendiamo di insegnare, ma chiediamo rispetto. Cambiamo registro: discutiamo per unire, discutiamo per unirci. Contro le mafie, per la legalità e la democrazia”.
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