L’approvazione dell’ordine del giorno per il sostegno alla campagna “Un’altra difesa è possibile”, avvenuta nella seduta del Consiglio comunale di giovedì 7 maggio, è stata preceduta dall’intervento di alcuni consiglieri.
Per il Pd, Chiara Susanna Pacchioni ha evidenziato “l’approccio realistico della campagna, che non nega le minacce e le ripercussioni che possono derivare dai conflitti presenti in territori non distanti. L’esperienza della guerra – ha proseguito – con armamenti sempre più distruttivi e conseguenze pesanti sulla popolazione, è fallimentare. Il progetto di legge propone un’alternativa concreta alla difesa militare, ad esempio, con l’istituzione di corpi civili di pace, la creazione di un istituto di ricerca sulla pace e il sostegno attraverso le risorse derivanti dalla razionalizzazione dei fondi della spesa militare, già in parte prevista dal Governo, e la destinazione del 6x1000 del gettito Irpef da parte dei cittadini”. Fabio Poggi ha chiarito che “il concetto di pace può essere visto in modo diverso: per me – ha aggiunto – consiste in una condizione di piena armonia all’interno dell’umanità. La pace non è passività, ma è prendersi cura, nella massima attenzione all’esistenza di tutti. Un’altra difesa è possibile – ha ribadito il consigliere – e siamo nel pieno rispetto della Costituzione nel costituire un Dipartimento della Difesa civile per il coordinamento di un corpo di azioni di pace”. Tommaso Fasano ha precisato che si tratta di un documento “così poco ideologico che chiede solo di dare la possibilità ai liberi cittadini di venire in Comune a sottoscrivere una proposta di legge di iniziativa popolare. Nessuno di noi è così fuori dalla realtà da pensare di poter fare a meno della difesa militare oggi – ha continuato – ma pensiamo a tutte le applicazioni che un meccanismo di difesa civile potrebbe avere anche nei luoghi di conflitto, ad esempio nel Mediterraneo rispetto alla situazione dei migranti”.
Domenico Campana di Per me Modena ha espresso appoggio alla campagna “per una difesa non armata e non violenta” e si è detto “vicino a questa logica sin da quando ci furono le battaglie per il diritto all’obiezione”. Il consigliere ha ricordato che “nel 2015 ricorre il 50esimo dall’episodio in cui Don Milani fu trascinato in giudizio dai cappellani militari perché aveva difeso gli obiettori di coscienza” e ha richiamato “il più grande teorico della non violenza, Ghandi, vissuto nell’area del mondo dove per millenni la violenza è stata più estrema”.
Anche Marco Cugusi di Sel ha detto di “sottoscrivere in pieno l’ordine del giorno” e di essere “da lungo tempo appassionato a questo tema. Questa campagna – ha aggiunto – è un’iniziativa meritoria per arrivare ad avere un altro tipo di difesa. La sconfitta dell’Impero britannico attraverso la resistenza non violenta messa in moto da Ghandi è un esempio per coloro che oggi pensano di cambiare le cose con la violenza, devastando una città, anche se tali episodi si verificano quando c’è una chiusura degli spazi politici democratici”.
Per FI, il capogruppo Andrea Galli ha annunciato voto contrario: “Questo documento rappresenta la quintessenza delle cose in cui non crediamo, cioè demagogia mischiata a scarsa informazione. Non esiste una difesa composta da un corpo di volontari disarmati; non può esserci difesa senza esercito”. Il consigliere ha definito “di cattivo gusto” la data scelta per la chiusura della raccolta delle firme: “Il 24 maggio – ha ricordato – è stata la giornata in cui l’Italia è entrata nella Prima Guerra mondiale e scegliere questa data vuol dire fare un affronto a quel momento, che va ricordato con il maggior onore possibile”. Giuseppe Pellacani ha parlato di “proposta ideologica, vecchia e ingannevole, tesa a confondere le idee, a partire dai concetti di difesa e guerra”. Per il consigliere “è una proposta inaccettabile perché va a scapito dei già risicati e sempre ridotti investimenti militari. Non è a costo zero – ha precisato – ma prevede un necessario finanziamento di 100 milioni di euro, che quest’anno andrebbe coperto con le spese già previste per l’acquisto di nuovi sistemi d’arma”.
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