Nell’abbattimento, avvenuto nel 2010, della rimessa dei tram e della palazzina uffici dell’ex Amcm a Modena, nell’ambito del progetto di riqualificazione dell’area, non è stato commesso il reato di demolizione non autorizzata di un bene culturale. Lo ha stabilito mercoledì 4 febbraio il Tribunale di Modena accogliendo la richiesta di archiviazione avanzata nel settembre del 2013 dal pubblico ministero alla quale si era opposta l’associazione Italia Nostra, che insieme a Wwf Modena e Legambiente avevano presentato la denuncia alla base dell’indagine a carico dell’architetto Fabrizio Lugli, all’epoca dirigente responsabile dei Lavori pubblici del Comune di Modena.
Il giudice per le indagini preliminari Andrea Salvatore Romito, disponendo l’archiviazione del procedimento, ha dichiarato insussistente la fattispecie di reato ipotizzata, cioè quella prevista dall’articolo 169 del decreto legislativo 42 del 2004 (Codice dei beni culturali e del paesaggio) accogliendo le argomentazioni della Procura che confermano come gli edifici demoliti non fossero vincolati. Riepilogando la complessa vicenda amministrativa, inoltre, il Procuratore della Repubblica sottolineava anche che una diversa valutazione avrebbe comportato la possibilità di “bloccare per anni, mediante ricorsi e impugnative, opere che attengono a beni la cui natura culturale è semplicemente affermata dai ricorrenti. Per conseguenza l’attività posta in essere dall’amministrazione comunale non integra il reato ipotizzato”.
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