In occasione dei 450 anni dalla nascita di Tassoni, Modena, la sua città natale, ha allestito una mostra dedicata alla personalità anticonvenzionale e all'opera di un autore poliedrico, attivo come poeta e più in generale come intellettuale aperto a diversi campi del sapere: storia, politica, filosofia e scienze. Il titolo scelto per l’esposizione “Alessandro Tassoni. Spirito bisquadro” allude proprio alla natura anticonvenzionale e al carattere “bizzarro” dell’inventore del genere eroicomico.
Fu Alessandro Tassoni stesso infatti a definirsi “bisquadro” in occasione del suo ingresso all'Accademia degli Umoristi di Roma, di cui fu Principe. Se “bisquadro” significa “mal quadro” “fuori di squadra” cioè irregolare, Tassoni scelse per sé questa definizione per alludere alla vena bizzarra che lo contraddistinse, basti pensare che si fece ritrarre con un fico in mano per significare lo scarso guadagno ricavato dalle sue fatiche nell'Urbe.
Al pari di altri protagonisti del panorama letterario del primo Seicento, anche Tassoni avvertì la necessità di una rottura rispetto alle forme e ai generi letterari precedenti. Animato da un'ansia di rinnovamento, fece del paradosso e dello spirito di contraddizione i principali strumenti per interpretare un mondo sempre più percepito come sprovvisto di un vero centro: “fuori squadra”. Il poeta fu impegnato in una lotta continua contro quelli che considerava gli obiettivi polemici da demolire: il culto di Petrarca e del petrarchismo, l'autorità dell'Accademia della Crusca (di cui peraltro faceva parte), l'aristotelismo (cui era stato educato), gli epigoni del genere epico, il dominio spagnolo.
All'origine di questo atteggiamento dissacratorio non c'è solo la sua indole orgogliosa, aggressiva, a tratti persino violenta, ma anche una più ampia riflessione sulla natura dell'uomo tesa, secondo Tassoni, alla critica e alla malignità.
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