“L’Ufficio Scolastico regionale di Modena ha avviato e condotto nell’anno 2014-15 diversi tavoli di confronto con le associazioni di genitori, la dirigenza scolastica e il Comune, per arrivare a una soluzione per l’Istituto Paoli in grado di accogliere le diverse istanze e rasserenare il clima. La scelta di reintrodurre il rientro il sabato mattina una volta ogni cinque settimane dimostra l’intenzione di ascoltare e accogliere le richieste”.
Lo ha detto l’assessore alla Scuola del Comune di Modena Gianpietro Cavazza rispondendo nella seduta del Consiglio comunale di giovedì 5 novembre all’interrogazione del M5s illustrata da Elisabetta Scardozzi sull’orario scolastico dell’Istituto secondario statale di primo grado “Pasquale Paoli”.
La consigliera ha chiesto informazioni in merito al cambiamento dell’orario scolastico dell’istituto, che da 5 ore al giorno per sei giorni è passato a 6 ore al giorno per cinque giorni, con rientro di 5 ore di lezione al sabato mattina ogni cinque settimane. “Qual è stata la modalità del percorso per definire tale orario, chi è stato coinvolto nella decisione, con che modalità sono stati coinvolti i genitori e come e quando sono stati informati?”, ha chiesto Scardozzi ricordando che “i genitori a favore della settimana di sei giorni hanno costituito un comitato-gruppo” raccogliendo in pochi giorni 250 firme di genitori contrari alla settimana corta. L’interrogazione chiedeva inoltre se “era possibile inserire il nuovo orario in modo graduale, mantenendo l’articolazione in 6 giorni per le classi seconda e terza, quali interventi sono stati attuati dall’Ufficio scolastico di Modena, e se l’Amministrazione ritiene opportuno attivarsi” in merito.
L’assessore ha precisato che “l’orario scolastico è di competenza esclusiva delle Autonomie scolastiche e non esiste alcun rapporto gerarchico fra il Comune e le stesse. Il nuovo orario – ha proseguito – è stato introdotto dall’anno scolastico 2015-2016 e sarà oggetto di monitoraggio da parte della scuola”. Riprendendo quanto comunicato dall’istituto, Cavazza ha spiegato che da maggio a settembre 2014 è stato pubblicato sul sito della scuola un questionario di customer satisfaction nel quale si chiedeva alla famiglie l'interesse all'orario articolato su 5 giorni settimanali e le cui risposte erano, nella maggior parte dei casi, positive. Dopo approfondita discussione, il Collegio dei docenti ha deliberato a maggioranza l’adozione del tempo articolato su cinque giorni, decisione successivamente recepita dal Collegio dei docenti e autorizzata dall’Ufficio scolastico provinciale. “Tale nuova organizzazione oraria sulla settimana corta è presente nel Pof – ha precisato l’assessore – e all'atto dell'iscrizione alle prime classi è stata presentata ai genitori. La soluzione di inserire gradualmente il nuovo orario mantenendolo in sei giorni per le classi seconda e terza non è stata invece ritenuta didatticamente fattibile”.
Sul tema è intervenuto il consigliere del Pd Carmelo De Lillo che ha affermato: “Non dobbiamo dimenticare il rispetto delle Autonomie scolastiche e quindi i campi di azione di ogni istituzione. L’interrogazione – ha proseguito – ha comunque il pregio di funzionare come stimolo per portare l’Amministrazione a promuovere un tavolo con le Autonomie scolastiche volto ad arrivare a un’offerta formativa sempre migliore e che intercetti i bisogni delle famiglie”.
Nella replica, la consigliera Scardozzi ha chiesto maggiori informazioni sulla partecipazione al questionario promosso dall’istituto e ha evidenziato la necessità di “tenere monitorata la situazione in questa e nelle altre scuole, in quanto si tratta di esigenze di comunità e non solo di un singolo istituto. Nessuno demonizza il nuovo orario – ha aggiunto – l’importante è che sia condiviso e compatibile con le esigenze delle famiglie e dei bambini”.
In chiusura, l’assessore Cavazza ha precisato che “l’incontro periodico con la dirigenza, strumento cercato e voluto dall’Amministrazione, è la sede in cui monitoraggio, confronto ed elaborazione di eventuali percorsi personalizzati sulle esigenze delle famiglie vengono discussi. La priorità – ha concluso – deve essere comunque la qualità della scuola e il bene degli allievi”.
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