Un'occasione da non perdere per andare alla scoperta di un progetto culturale che ha portato a Modena oltre 150 opere di Daniel Spoerri (1930), fondatore della Eat Art, corrente che ha avviato una riflessione sul rapporto tra arte e cibo e sui principi fondamentali della nutrizione. Domenica 11 ottobre alle 11 dalla Palazzina dei Giardini, Antonio d'Avossa, co-curatore, conduce una visita guidata gratuita alla mostra "Daniel Spoerri. Eat Art in transformation", fino al 31 gennaio nelle due sedi espositive della Galleria civica di Modena. La visita si conclude alle 12.30 a Palazzo S. Margherita. Per partecipare non serve prenotazione, basta presentarsi poco prima dell'inizio al bookshop dei Giardini, in corso Canalgrande.
Le opere esposte vanno da prime sperimentazioni ai multipli cinetici, ai “tableaux-pièges”, assemblaggi di oggetti d’uso quotidiano incollati a supporti e ribaltati nell'orientamento, intrappolati nella resina e disposti in verticale come quadri, oggi in collezione al MoMA di New York e al Centre Pompidou di Parigi. In mostra ricette d'artista, i suoi appunti e i menù del Restaurant Spoerri di Düsseldorf (1968) fino al Bistrot di Santa Marta realizzato per la Fondazione Mudima di Milano 2014.
Nato nel 1930 in Romania, trasferitosi in Svizzera negli anni ’40 per sfuggire alle persecuzioni fasciste, Spoerri è stato catturato dall'aspetto magico delle cose, inclinazione che gli ha consentito di creare “l'Angelo di panforte con glassa, otto incubi magri, scarpe di pane, ferro da stiro al forno”, opere "al dente" infilate come perle di una collana virtuale lungo un filo "astro/gastro" che lui ha retto divertito coinvolgendo lo spettatore in un surreale tête-à-tête con cin cin finale.
In carriera ha sviluppato investigazioni criminali, inventato la Eat Art, aperto ristoranti (dando ai critici il ruolo di camerieri) e partecipato attivamente a Fluxus; è tra i fondatori del Nouveau Réalisme, nel 1960 nell’appartamento di Yves Klein a Parigi col giovane Pierre Restany, Arman, Dufrèn, Hains, Klein, Raisse, Tinguely e Mahé de la Villeglé, cui si aggiunsero poi Niki de Saint-Phalle, Christo, Duchamp e Rotella.
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