08/04/2014

REGISTRO UNIONI CIVILI, IL DIBATTITO IN CONSIGLIO

Lunga la discussione su proposta di delibera e ordini del giorno sul tema

Un lungo dibattito ha preceduto le votazioni con cui il Consiglio comunale di Modena lunedì 7 aprile ha respinto la proposta di delibera, illustrata nella seduta precedente, e l’ordine del giorno di Sandra Poppi (Modenasaluteambiente.it) per l’istituzione del Registro delle Unioni civili e ha approvato l’odg del Pd (Pd favorevole; contrari FdI, FI-Pdl, Udc, Msa e Sel; astenuti: El e Mf).

Per il Pd, Salvatore Cotrino ha osservato che “il Registro servirebbe a certificare con un atto amministrativo atipico la sussistenza di un legame tra persone che coabitano. A Modena, in relazione ai servizi comunali, non aumenterebbe i diritti degli iscritti, già garantiti dalla certificazione dello stato di famiglia anagrafico, e nell’attuale quadro nazionale, non consentirebbe l’acquisizione di maggiori diritti nelle materie di competenza statali. Quindi il Registro ha assunto un valore simbolico. La posizione del Pd è che si giunga rapidamente alla regolamentazione nazionale delle unioni civili per arrivare all’acquisizione dei diritti costituzionali”. Luigi Alberto Pini ha aggiunto: “Le coppie omosessuali chiedono uguaglianza e parità. A Bologna c’è il Registro e ad oggi ci sono 8 iscritti; quindi non ha favorito nessuno. Il punto è un solo: il Consiglio vuol prendere posizione politica? Il Pd sì con un atto politico, cioè un ordine del giorno, non con una delibera che è un atto amministrativo”. Posizione ribadita dal capogruppo Paolo Trande: “La prima proposta di delibera dimostrava ignoranza dei criteri che regolano l’accesso ai servizi locali, poi improvvisamente con un emendamento è stata forzata, ma prima che politici noi sentiamo la responsabilità di amministrare di questa città, quindi gli atti politici li facciamo tramite gli odg”. Diversamente William Garagnani si è dichiarato “per onestà intellettuale” a favore di entrambi gli odg e della proposta di delibera “che potrebbe non avere effetto pratico, ma che non è dimostrato faccia del male, e che ha sicuramente un forte significato politico”.

Sandra Poppi di Msa ha sottolineato che “dopo due Commissioni consiliari e due Consigli comunali, abbiamo accertato che la proposta di delibera emendata, e quindi il Registro, non toglie nulla ai diritti garantiti, semplicemente aggiunge una possibilità e rappresenta un atto simbolico di riconoscimento e un atto amministrativo, volontario, funzionale ad atti privati, come ci ha confermato il notaio che sta portando avanti queste proposte per tutelare le convivenze”.

Per Luigia Santoro di Ncd “delibera e odg sono strumentali” e il Registro “rischia di riconoscere più diritti che doveri alle coppie che scelgono l’unione civile anziché il matrimonio, ne è un esempio il fatto di potersi cancellare dal registro con il consenso di una sola delle parti, e comporterebbe discriminazioni per chi non vuole iscriversi”.

Federico Ricci di Sel, parlando a titolo personale, si è detto favorevole, perché “è vero che manca una legislazione nazionale, ma non possiamo abdicare. Degli oltre 8 mila Comuni italiani, 155 hanno il Registro e l’istituzione è sempre stata contrastata. Mi dispiace – ha aggiunto - che oggi il Pd lasci che il centro destra bocci la delibera". “Tutti – ha aggiunto a nome del gruppo la collega Ingrid Caporioni - devono vedersi garantiti gli stessi diritti, un tema sempre centrale, soprattutto nei contesti di crisi economica e sociale. Mi appello al Pd: Fate uscire la vostra anima di sinistra”, ha concluso.

Per Michele Barcaiuolo di FdI “è più logico e necessario attenersi a una legislazione nazionale, piuttosto che ogni Comune si regoli da solo, quindi andrebbe modificata la regolamentazione in materia di salute e diritti ereditari per risolvere un problema che riguarda soprattutto le coppie omosessuali”.

Sandro Bellei di FI-Pdl ha fatto invece “un discorso di metodo e non di merito: il tema in discussione è soprattutto ideologico – ha commentato - e se a livello nazionale non c’è ancora una legge, non vedo come un problema così delicato possa trovare una soluzione locale a livello di Consiglio”.

Per l’Udc, il capogruppo Gian Carlo Pellacani ha detto “no alla delibera, perché a Modena nessuno viene discriminato e i diritti vengono garantiti a tutti senza bisogno del Registro e no all’odg del Pd che è un inaccettabile atto politico”.

L’assessore Adriana Querzè ha detto che “sulla base della famiglia anagrafica nessuno è discriminato nell’accesso ai servizi comunali, ma c’è bisogno anche di gesti simbolici e di assunzioni di responsabilità, perché la società civile deve prendere posizione e questo è un atto a sostegno di chi subisce discriminazioni”.

L’assessore Simona Arletti ha sottolineato che “i registri stanno funzionando solo in pochissimi comuni dove la gente ha interesse a iscriversi perché l’accesso ai servizi era discriminatorio, mentre il registro non combatte l’omofobia: se si vuol incidere a livello culturale occorre agire su percorsi diversi”. Concludendo, il sindaco Giorgio Pighi ha affermato: “Dividersi su un atto che rafforza esclusivamente una testimonianza di principio è un suicidio. Nel tutelare la famiglia, qualunque essa sia, si può intraprendere la strada della tutela di fatto o di nome, noi abbiamo scelto la tutela di fatto e dove c’erano spazi l’abbiamo percorsa fino in fondo”.

Azioni sul documento