Sono intervenuti numerosi consiglieri prima del rinnovo della convenzione tra Comune di Modena e Centro documentazione donna fino al 2015, avvenuto nella seduta del Consiglio comunale di lunedì 7 aprile.
Ingrid Caporioni di Sel si è detta “amareggiata” per l’ordine del giorno e l’emendamento presentati dal Pd: “È una sconfitta per le donne e per tutta la società”, ha detto. “Da tanti anni il Centro svolge attività importanti e nonostante ciò si decide di dimezzare la durata della convenzione. Le donne saranno in grado di dimostrare quanto valgono, ma non è giusto: in un momento storico come questo c’è bisogno di lavorare molto di più per una presa di coscienza del genere femminile”. Della stessa idea il capogruppo Federico Ricci, che ha evidenziato “la contraddizione in cui si cade: si attribuisce valore al Centro e si dice che va sostenuto, ma poi non si prevedono risorse economiche per farlo. Il Centro ha già una dimensione pubblica e collettiva, ma nonostante ciò si dice che le sue attività devono aprirsi sempre più e poi l’emendamento, riducendo la durata della convenzione, va in direzione opposta”.
Per Gian Carlo Pellacani l’odg e l’emendamento non rappresentano “una sconfitta ma un ripiego, una presa d’atto di una debolezza. Il Centro documentazione donna – ha affermato – è una associazione che conta poco e fa poco e che oggi, dopo 20 anni, si preoccupa di aprire all’esterno. Prima di erogare fondi andrebbe valutato cosa l’associazione ha fatto, perché si deve puntare ad aiutare chi lo merita. Una associazione dovrebbe diventare autonoma dal punto di vista finanziario e competere con le altre, non vivere di finanziamenti pubblici”.
Per FI-Pdl Olga Vecchi si è detta “contraria ai flash mob organizzati nelle piazze, che sono una cosa vergognosa, al di là della dignità delle donne. Quello di cui ci si dovrebbe amareggiare è il continuare a finanziare l’associazione perché esistono delle priorità. La sinistra non si interessa più ai lavoratori e alle industrie in difficoltà, ma solo a questi centri, che sono vetrine per ottenere voti”. Sandro Bellei ha evidenziato che “il patrimonio del Centro viene consultato per un libro al giorno, mentre in città abbiamo biblioteche ben più importanti, come l’Accademia di scienze, lettere e arte, che si è trovata in grosse difficoltà. Si potrebbe consultare questo archivio, quindi, in una delle tante altre biblioteche modenesi. I soldi che il Comune versa – ha aggiunto – sono sprecati, spesi male. Con 25 mila euro si potrebbe acquistare qualcosa di utile”.
Per il Pd, Cinzia Cornia ha sottolineato che “l’Amministrazione ha ridotto varie spese in questo momento di crisi, tra cui il finanziamento al Centro, anche se a calare, con l’emendamento, sono gli anni di convenzione non gli importi. È necessario potenziare la collaborazione fattiva per difendere questo Centro che, in assenza di risorse, rischia di non riuscire a fare più niente. Il Centro – ha precisato concludendo – non è proprietà né dell’Amministrazione né di un partito.
Per l’assessore alle Pari opportunità Marcella Nordi “non è una sconfitta per nessuno. Ci sarà la possibilità di rinnovare questo accordo – ha aggiunto – e la cosa importante è che la prossima Giunta prenda l’impegno di lavorare con il Centro come fatto finora, in modo che a Modena possano arrivare finanziamenti dell’Unione Europea, così da fornire ai ragazzi del territorio opportunità che diversamente il Comune non si potrebbe permettere”.
L’assessore all’Ambiente Simona Arletti ha parlato di “esperienza unica nel suo genere in Regione” e di “struttura apartitica”. Per l’assessore “il Centro documentazione donna rappresenta un pezzo di storia di Modena da salvaguardare. Il tema della spending review non esonera nessuno – ha aggiunto – ma è difficile pensare che un Centro che fa ricerca possa finanziarsi da solo. Il mio invito è quello di valutarlo come uno strumento che la città ha e su cui bisogna continuare a investire”.
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