Le “Mummie di Roccapelago” continuano a far parlare di sé e a stimolare sempre nuovi studi da parte di discipline scientifiche diverse. L’occasione di mettere a confronto i contributi sul tema, arrivati da ricerche di archeologia, antropologia e scienze applicate, è data dal convegno in programma sabato 15 febbraio ai Musei civici di Palazzo dei Musei in largo Sant’Agostino dalle 9.30 alle 17.30 (previsto l’attestato di partecipazione). Il convegno, presieduto da Francesca Piccini, direttrice dei Musei civici di Modena, si svolge alla presenza del Direttore generale per le Antichità Luigi Malnati e del Soprintendente per i Beni archeologici dell’Emilia-Romagna Marco Edoardo Minoja a tre anni dalla scoperta delle mummie e dopo il successo della mostra del Museo civico d’Arte “Le vesti di sempre. Gli abiti delle mummie di Roccapelago e Monsampolo del Tronto”,
I tanti studi e ricerche che si presentano e confrontano al convegno del 15 febbraio partono dalla scoperta eccezionale fatta dagli archeologi tra il dicembre 2010 e il marzo 2011 nel corso dei lavori di ristrutturazione della Chiesa della Conversione di San Paolo a Roccapelago, sull'Appennino modenese: una fossa comune con 281 inumati tra adulti, anziani, infanti, di cui circa 60 perfettamente mummificati. Donne, uomini e bambini, presumibilmente l'intera collettività vissuta a Roccapelago tra il XVI e il XVIII secolo, abiti, calze, sudari, effetti personali, oggetti devozionali, crocifissi, rosari, una gran quantità di tessuti, pizzi e cuffie che avvolgevano i defunti e fauna cadaverica (larve e topi), deceduta d'inedia o per i miasmi della decomposizione. Non si è trattato, come accade di solito, della mummificazione volontaria di un preciso gruppo sociale (monaci, beati o membri di famiglie illustri) ma della conservazione naturale di un'intera comunità, consentita dal microclima dell'ambiente con scarsa umidità e intensa aerazione. Un ritrovamento unico per l'Italia settentrionale e un'autentica miniera di informazioni, per la rara opportunità di studiare sia i resti umani che gli indumenti e i tanti oggetti d'uso quotidiano, ricostruendo quasi tre secoli di vita contadina, credenze, tradizioni, usanze e abitudini di quella antica comunità montana.
La giornata è promossa da Soprintendenza per i Beni archeologici dell’Emilia-Romagna, Dipartimento di Beni culturali dell'Università di Bologna - Campus di Ravenna, Istituto per i Beni artistici, culturali e naturali della Regione Emilia-Romagna e Musei civici di Modena, in collaborazione con Provincia di Modena, Comune di Pievepelago, Comunità montana del Frignano, Accademia “Lo Scoltenna”, Parrocchia di Roccapelago - Chiesa della Conversione di San Paolo e associazione Pro Rocca di Roccapelago, con il sostegno della Fondazione cassa di risparmio di Modena.
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