09/08/2013

CRISI / 1 – IN STATISTICHE LA CRESCITA DELLA DISOCCUPAZIONE

Nel 2012 più persone senza lavoro, soprattutto tra i giovani, ma meno rispetto ad altre realtà. Prampolini: “Territorio e imprese pronti a cogliere opportunità per la ripresa”

La disoccupazione nel 2012 è cresciuta anche a Modena raggiungendo il 5,8 per cento, pur rimanendo sotto i livelli regionali (7,1 per cento) e, soprattutto, nazionali: 10,7 per cento nel 2012 e 12,1 per cento secondo le ultime rilevazioni. E in questo contesto cresce soprattutto la disoccupazione giovanile, quasi raddoppiata rispetto al 2008, con un valore oggi pari al 25,3 per cento, mentre a livello nazionale è al 35,3 e in regione al 26,4 per cento.

I dati rappresentano un’anticipazione dell’Annuario statistico 2012 in corso di pubblicazione e non stupisce che in questo scenario aumenti la percezione della crisi da parte delle famiglie, come conferma un’indagine dell’Ufficio ricerche del Comune di Modena in cui quasi sei modenesi su dieci si collocano nella classe sociale medio bassa e due su dieci in quella bassa, con un peggioramento rispetto a un’analoga indagine del 2011. E per un terzo delle famiglie è difficoltoso arrivare alla fine del mese.

“I dati quindi ci dicono che lo scorso anno il nostro tessuto economico ha retto meglio rispetto ad altre realtà, ma le sofferenze non mancano – commenta l’assessore allo Sviluppo economico Stefano Prampolini – e aumenta e si rafforza la percezione della gravità della crisi da parte delle famiglie modenesi. L’auspicio quindi è che le caratteristiche del nostro territorio e delle nostre imprese ci consentano di essere pronti a cogliere i primi segnali di ripresa, a partire dalle opportunità offerte dal decreto lavoro, che ha un’attenzione particolare proprio per l’occupazione giovanile”.

I dati del 2012 rispetto agli avviamenti al lavoro nel territorio comunale sono in linea con quelli dell’anno precedente, intorno ai 60 mila: aumentano però gli avviamenti nei servizi e calano quelli nell’industria e nell’agricoltura. In sette casi su dieci si tratta di italiani, mentre il 7 per cento sono cittadini comunitari e il 22 per cento extracomunitari. Tra questi ultimi, prevalgono marocchini, albanesi e ghanesi.

Sono aumentate le cessazioni, che passano dalle 57 mila 973 del 2011 alle 60 mila 689 del 2012 con un saldo tra avviamenti e cessazioni dei rapporti di lavoro che nel 2012 è stato negativo per tutti i macro settori di attività: agricoltura, industria e servizi. Il calo più forte è stato nel settore industriale con contrazioni nel manifatturiero superiori al 10 per cento.

In calo anche il dato relativo ai contratti a tempo indeterminato: nel 2012 solo il 17,1 per cento degli avviamenti ha queste caratteristiche, quasi la metà dei contratti (il 45,5 per cento) è a tempo determinato, mentre quelli di somministrazione raggiungono il 16,2 per cento. Tra le cessazioni, invece, una su cinque (il 21 per cento) ha riguardato rapporti a tempo indeterminato, un dato in linea con gli anni precedenti.

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