“Togliere il finanziamento alle scuole d’infanzia paritarie della Fism oggi a Modena significherebbe togliere le scuole d’infanzia ai modenesi. Le scuole Fism rispondono infatti al 37 per cento della richiesta di servizio: il loro apporto è quindi essenziale”. Lo ha detto il sindaco di Modena Giorgio Pighi, nella seduta del Consiglio comunale di lunedì 6 maggio, rispondendo all’interrogazione di Federico Ricci (Sel) sul finanziamento delle scuole materne paritarie private e sulla “futura ipotesi di referendum comunale”.
Il consigliere ha chiesto qual è la condizione attuale della scuola d'infanzia modenese nella fascia d'età 3-6 anni; quanti sono i bambini esclusi dalle scuole dell'infanzia comunali o statali; quali rette vengono applicate nelle strutture private; a quanto ammonta il finanziamento annuo del Comune di Modena alle scuole materne paritarie private. Inoltre Ricci ha chiesto al sindaco “se ritiene legittimo proporre a Modena un quesito referendario comunale nello spirito di quanto in corso nella vicina Bologna e se tale ipotesi referendaria non troverà ostacoli da parte dell’Amministrazione comunale”. Il riferimento è al quesito referendario presentato nel Comune di Bologna che chiede ai cittadini se ritengono più idoneo assicurare il diritto all’istruzione dei bambini utilizzando le risorse finanziarie comunali per le scuole comunali e statali o per quelle paritarie.
“Il contesto in cui si è mosso il Comune di Modena – ha spiegato Pighi – è molto differente da quello che ha portato il referendum a Bologna. Qui abbiamo deciso di lasciare ai genitori la scelta della scuola facendogli indicare una serie di preferenze e stilando una graduatoria. Le rette in queste scuole non sono differenti e il costo a bambino per l’Amministrazione è estremamente contenuto rispetto a quello delle scuole comunali: se si mettessero in discussione le risorse che si danno al privato a favore di un servizio pubblico – ha detto ancora – non si riuscirebbe a mantenere lo stesso numero di posti e si creerebbe squilibrio in un sistema che consente a Modena di essere una delle poche città medie che risponde al 100 % delle richieste di scolarizzazione dai 3 ai 6 anni”. Il sindaco ha poi riportato che le scuole statali, pur essendo gratuite, prevedono il costo della mensa, e le altre hanno un costo di circa 200 euro al mese, “molto simile a quello delle scuole Fism, la cui retta media è di 195 euro”. Le scuole materne paritarie private, che nel 2011-2012 contavano 73 sezioni, hanno ricevuto un contributo a sezione di 16 mila euro e oltre 500 mila euro per contributi legati all’handicap e ad altro, per un totale di 1 milione 668 mila euro. “Per richiedere un referendum c’è un regolamento ben chiaro: chiunque può raccogliere le firme e chiedere il giudizio di ammissibilità, e in questo caso non credo che il quesito potrebbe essere ritenuto inammissibile. La mia posizione però è di contrarietà”, ha aggiunto il sindaco.
Gian Carlo Pellacani dell’Udc ha definito l’interrogazione “impropria” nella seconda parte: “Non si può chiedere a un sindaco se può o vuole ostacolare un referendum. Per definirne l’ammissibilità o meno esistono delle commissioni preposte. Questa interrogazione fa parte di una serie di azioni che la sinistra sta facendo nei confronti delle scuole cattoliche”, ha aggiunto evidenziando che “i costi di una scuola paritaria sono dieci volte inferiori a quelli di una scuola statale”.
Anche per William Garagnani del Pd “l’interrogazione del consigliere Ricci è sbagliata, perché pone la questione scuola pubblica-scuola privata in un contesto non corretto: già da anni sperimentiamo un proficuo rapporto. Sul fatto che lo Stato laico avrebbe una funzione penalizzante verso la scuola religiosa però non concordo: il dibattito della Costituente fu molto alto e non ridotto a un semplice schieramento ideologico”.
Adriana Querzé, assessore comunale all’Istruzione ha ricordato come a Modena il 18 per cento delle scuole dell’infanzia sia “a gestione statale e l’Amministrazione per raggiungere l’obiettivo della scolarizzazione dei bambini anche dai 3 ai 6 anni ha creato un sistema unitario. La convenzione in essere – ha aggiunto – oltre al trasferimento di risorse alle scuole paritarie, ha previsto una comune formazione degli insegnanti e percorsi di monitoraggio della qualità, ma soprattutto l’attivazione di un centro unico di iscrizioni che mette a disposizione tutti i posti disponibili e garantisce a tutti i bambini le stesse condizioni di accesso”.
Nella replica, il consigliere Ricci ha precisato che “nell’interrogazione non si fa alcun riferimento ad aspetti religiosi: sgombererei ogni dubbio e discussione su questo aspetto. In Italia – ha aggiunto – l’81 per cento delle scuole d’infanzia paritarie è a gestione privata e solo il 18,5 per cento comunale, quindi a Modena abbiamo fatto tanto, ma visto che negli ultimi anni i fondi per la scuola sono stati fortemente ridotti per una certa parte del sistema dell’istruzione e non per un’altra è giusto porsi la questione. Senza mettere in discussione la scolarizzazione, a quale visione fare riferimento lo possiamo chiedere ai modenesi”.
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