22/02/2013

MUSEI CIVICI, L'ENIGMA RINASCIMENTALE DELLA "PALA GROSSI"

Domenica 24 febbraio alle 16.30 gli storici dell'arte Antonio Buitoni e Angelo Mazza presenteranno al Palazzo dei Musei le ultime novità nel dibattito sul dipinto

Un'opera d'arte enigmatica, della quale finora non si conoscevano con certezza l'autore, l'identità dei santi raffigurati e neppure la collocazione. Sarà dedicata alla “pala Grossi”, dipinto rinascimentale noto anche come “Madonna con Bambino in trono tra i santi Gioacchino, Anna, Sebastiano, Francesco e Chiara”, la conferenza degli storici dell'arte Antonio Buitoni e Angelo Mazza in programma domenica 24 febbraio alle 16.30, nella nuova sala dei Musei civici in largo Porta Sant'Agostino 337. L'appuntamento fa parte del ciclo di incontri “Metti un pomeriggio al museo”, che fino alla fine di marzo propone approfondimenti sul patrimonio del Museo e sulle mostre in corso. L'ingresso è gratuito e ai partecipanti saranno offerti tè e biscotti.

Esposto nella sala dell'arte sacra del Museo civico d'arte, il dipinto è noto come “pala Grossi” dal nome di uno degli ultimi proprietari. Il dibattito sull'opera si è riacceso dal 2009 in occasione della sua esposizione al Foro Boario durante la mostra “Emozioni in terracotta: Guido Mazzoni e Antonio Begarelli. Sculture del Rinascimento emiliano”. Dal 2010, il proprietario l’ha prestata gratuitamente al Museo civico d’arte per renderla visibile al pubblico ed effettuare studi che contribuiscano a sciogliere parte dei misteri che la circondano: dall’identità dell’autore (il Maestro della pala Grossi o Giovanni Antonio Bazzi?) a quella di uno dei santi ritratti (Gioacchino, padre della Vergine Maria, oppure Omobono, compatrono di Modena?), dalla destinazione della tela (pala d’altare o stendardo processionale?) a quelle che furono la collocazione originaria e la committenza.
Il graduale e non semplice processo di attribuzione della paternità ha dato vita a una serie di confronti con altri dipinti dai medesimi caratteri stilistici, appartenenti a note collezioni pubbliche e private. Le indagini diagnostiche, che hanno accompagnato tra il 2005 e il 2006 il restauro della pala, hanno messo in luce il disegno sottostante e rivelato peculiari aspetti tecnici, mentre la critica si è divisa tra quanti nella sottile tela dipinta a tempera con scarsissima preparazione hanno ravvisato una pala d’altare e quanti invece hanno pensato a un’originaria funzione di stendardo processionale di una confraternita.
Gli studi hanno spinto così a ipotizzare che l'autore del dipinto possa essere un artista attivo tra Parma e Reggio Emilia, ma nessun indizio aveva finora consentito l’individuazione del luogo originario di destinazione e del committente della pala in esame. In realtà vi sono ragioni per ritenere che essa, appartenuta in passato alla famiglia Bagnesi Bellincini Taccoli, sia da riconoscere nel dipinto a tempera che fino a poco dopo la metà del Settecento, come riferisce Girolamo Tiraboschi nel 1786, si trovava nell'oratorio di una Confraternita di Reggio e “che rappresentava la Vergine stessa sedente in trono con S. Gioachino, S. Anna, ed altri Santi, il quale passò poi alle mani del conte Nicola Taccoli”.
Tra le nuove prospettive di indagine che alimentano il dibattito circa l’attribuzione e la datazione della pala oscillante tra il 1475 e il 1500, emerge l'affascinante ipotesi di Angelo Mazza: “È Gioacchino o Omobono il santo posto accanto alla Vergine, individuato con un realismo incisivo, degno dei volti in terracotta policroma di Guido Mazzoni?”. Enigmi e suggestioni ribadiscono il ruolo cardine della “pala Grossi” nella storia dell'arte rinascimentale emiliana, tra Ferrara, Bologna, Modena e Reggio Emilia.

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