Con le pesanti accuse di violenza sessuale, resistenza e lesioni è stato accompagnato nel carcere di Sant’Anna da operatori della Municipale di Modena. A finire dietro le sbarre D.I.F., un operaio 45enne nigeriano, in Italia da molto tempo. L’uomo da mesi era attratto da una ragazzina di undici anni, nata in Italia da famiglia nigeriana, che ha iniziato a importunare dallo scorso mese di dicembre sia di persona, recandosi in bicicletta davanti alla scuola, sia tramite telefonate sul cellulare. Due le tattiche applicate dall’uomo: prima qualche soldo regalato, poi ricariche telefoniche. Il tutto per poter insidiare la minorenne. La ragazzina ha maturato settimana dopo settimana il proprio disagio per le richieste dell’adulto e lo ha confidato alla mamma. I familiari hanno così deciso di rivolgersi al comando della Municipale dove hanno denunciato il fatto. Del caso sono stati informati i servizi sociale di Comune e la Procura della Repubblica e il pubblico ministero Enrico Stefani che ha subito autorizzato le indagini.
Lunedì scorso l’epilogo: la ragazzina è stata contattata dall’uomo che ha chiesto di poterla incontrare. La giovane è tornata a casa con un mezzo pubblico, lo straniero l’ha raggiunta in bicicletta. Nell’appartamento, però, erano già appostati gli operatori pronti ad intervenire. Quando il 45enne ha mostrato in modo inequivocabile le proprie intenzioni, gli agenti sono entrati in scena. Molto movimentato l’arresto vista la violenza con cui ha reagito l’uomo alla vista delle manette. Due operatori sono finiti al pronto soccorso per farsi medicare.
“Esprimo la mia soddisfazione per l’esito delle indagini - commenta Antonino Marino assessore alla Sicurezza - che ha portato all’arresto di una persona sicuramente pericolosa e per la metodologia professionale applicata dalla squadra Nucleo problematiche del territorio. La fiducia che la famiglia ha riposto nella nostra Polizia municipale è un segno distintivo di credibilità e affidabilità. Mi piace poi sottolineare - prosegue Marino - la collaborazione tra il comando e la Procura della Repubblica che ha autorizzato le indagini che hanno consentito di scrivere la parola fine su questo triste episodio”.
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