09/12/2013

SALA TRUFFAUT / 2 - MATTEO GARRONE, L’AUTORE E I SUOI FILM

Da “Terra di mezzo” a “Reality”, passando per “L’imbalsamatore” e “Gomorra”

Matteo Garrone, nato a Roma nel 1968, che ha iniziato come pittore, è autore di un cortometraggio premiato al Sacher Festival, che espande in un lungometraggio a episodi: “Terra di mezzo” (1997), racconta l’ordinaria e sconvolgente quotidianità di immigrati albanesi, nigeriani ed egiziani, che cercano di sopravvivere nella periferia romana. Tra il documentario e la fiction, ricorrendo ai silenzi più che alle parole, cerca di cogliere un’umanità precaria, esiliata ai margini della società anche nel successivo “Ospiti” (1998), incentrato su due giovani albanesi che fanno i lavapiatti a Roma. Con “Estate romana” (2000) cambiano i personaggi, ma non i temi: le peregrinazioni degli eccentrici protagonisti nella capitale in attesa del Giubileo testimoniano, infatti, disagi esistenziali analoghi a quelli dei film precedenti.

Con “L’imbalsamatore” (2002), presentato al Festival di Cannes, firma la sua opera più matura e folgorante: attraverso il rapporto che lega un nano imbalsamatore, il suo assistente altissimo e un’irrequieta ragazza che non ha ancora trovato il suo posto nel mondo, disegna con toni “fassbinderiani” un ambiguo triangolo di perdenti in lotta feroce tra loro per un pizzico di felicità. La sua piena e consapevole maturità trova conferma anche nel successivo “Primo amore” (2004), un mélo patologico, ossessivo e spigoloso, su un orafo vicentino che impone alla sua donna di diventare magrissima e di astenersi quasi del tutto da ogni forma di nutrizione per avvicinarsi al suo impossibile modello di “donna ideale”. Scarno, crudo e duro, senza concessioni al gusto medio dello spettatore, un film cesellato in un rigore stilistico talmente inconsueto da collocare Garrone tra gli autori più originali.

In “Gomorra” (2008), cinque storie si intrecciano nel sottobosco criminale del casertano e del napoletano. Adattando il romanzo omonimo di Saviano, Garrone ha privilegiato cinque percorsi personali lasciando da parte le componenti più cronachistiche e generaliste. La decisione è privilegiare la coscienza della contiguità tra legale e illegale, del loro intrecciarsi intimamente e subdolamente. Gran Premio della giuria a Cannes e sei David, è il film che consacra Garrone.

Nel 2012 esce “Reality”, riuscitissima favola nera su un marginale che vuole la gloria della televisione.

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