“Sul possibile nesso tra esposizione all’inceneritore e patologie croniche e tumorali dobbiamo proseguire con le azioni di monitoraggio del territorio e ascoltare la comunità modenese che chiede maggior coinvolgimento e trasparenza totale. L’attuale ‘incertezza scientifica’ sul tema, infatti, non ci permette di escludere a priori la possibilità di effetti negativi per la salute, ma nemmeno di confermarli”.
Lo ha detto, riprendendo le parole dell’Ausl, l’assessore alle Politiche sociali e sanitarie del Comune di Modena Francesca Maletti nella seduta di di oggi, giovedì 5 dicembre, del Consiglio comunale in risposta all’interrogazione, trasformata in interpellanza, di Sandra Poppi (Modenasaluteambiente.it) sull’indagine relativa alle malattie in zone esposte all’impianto di incenerimento rifiuti.
La consigliera ha chiesto se l’Ausl ha verificato altre malattie già direttamente imputabili alle esposizioni a polveri, come per esempio morbilità cardiovascolare. “È altrettanto noto – ha aggiunto – che le polveri sono degli interferenti endocrini che possono generare, per esempio e tra l’altro, diabete di tipo 1 o patologie della tiroide. Non da ultimo, si chiede se è stato fatto uno studio sull’incidenza delle malattie autoimmuni fra i residenti lungo la linea dei venti prevalenti delle emissioni dell’inceneritore, cioè verso via Nonantolana”. Poppi ha inoltre chiesto da quali dati sono supportate “le recenti affermazioni dell'Ausl, che non esiste un nesso diretto fra patologie croniche e tumorali ed esposizione all'emissioni dell'inceneritore dal punto di vista scientifico”.
L’assessore ha riportato la precisazione dell’Ausl: “Non ci sono evidenze di un nesso diretto tra esposizione all’inceneritore e patologie croniche e tumorali”, ma “la valutazione delle possibili eventuali conseguenze derivanti dalla presenza degli inceneritori non è univoca”, “non viene quindi negata la possibilità di effetti negativi per la salute, ma si pone in risalto l’attuale incertezza scientifica”. Maletti ha poi affermato la necessità “di approfondire ulteriormente, come l’Ausl sta già facendo, il tema delle nascite pre-termine e quello dei linfomi non Hodgkin”, elementi evidenziati dalla stampa sulla base dello studio Moniter (progetto scientifico promosso dalla Regione ed Arpa) e di dichiarazioni del professor Terracini. “Non possiamo certamente accusare l’Ausl di allarmismo o di speculazioni elettorali – ha proseguito – in quanto ha solo fotografato la situazione attuale, analizzata con tutte le risorse tecniche e umane a disposizione”. L’assessore si è detta convinta inoltre “che il tema, di enorme impatto sull’opinione pubblica, abbia bisogno di un reale coinvolgimento della popolazione valorizzando l’attività dell’Osservatorio ambientale per la sua importanza nell’esame dei dati di monitoraggio, anche sanitari”. I lavori e le azioni proposte dall’Osservatorio, ha ricordato Maletti citando le indicazioni del Comune, “possono indurre gli enti di controllo, istituzionalmente preposti, a predisporre provvedimenti attuativi che dovranno essere efficaci, efficienti, attuabili e responsabilizzanti”. L’assessore ha anche spiegato che, oltre all’indagine Moniter effettuata sul territorio regionale, a seguito della prescrizione specifica dell’Autorizzazione integrata ambientale sono state previste anche indagini locali: “L’Ausl, con il Servizio di Epidemiologia, ha avviato uno studio per l’acquisizione di fattori di rischio individuali, non analizzati da Moniter”. L’indagine, che si conclude nel 2014, riguarda un campione di mille persone e ha l’obiettivo di valutare mortalità e incidenza tumorale e, per quanto possibile, di altre patologie. A riguardo, però, “l’Ausl esprime la necessità di cautela – ha precisato Maletti – perché mentre sui tumori esiste un apposito registro che da 25 anni rileva ogni caso di nuovo episodio, nulla di simile c’è per altre patologie e, per valutarne la frequenza, ci si deve affidare a banche dati aziendali nate per fini amministrativi e possono non avere la stessa precisione. L’Ausl proverà comunque a valutare l’incidenza delle malattie cardiovascolari, mentre si ritiene che per diabete di tipo 1, patologie tiroidee in genere e malattie autoimmuni non potranno essere fatte che analisi esplorative”. Sia in Moniter sia nelle indagini locali, la popolazione indagata risiede in un raggio di 4 chilometri dall’inceneritore, compreso un tratto di via Nonantolana. L’area è considerata quella maggiormente esposta alle emissioni sulla base di diversi parametri meteo-climatici.
Sul tema è intervenuto anche il consigliere di Sel Federico Ricci ricordando di avere a sua volta presentato un’interrogazione sugli effetti dell’inceneritore sulla salute, “su cui è bene continuarsi a interrogare, perché quello verso la verità è un percorso di avvicinamento continuo”. Nella replica, la consigliera Poppi ha sottolineato che “i dati usciti dallo studio di Moniter sono evidenti e mi sembra opportuno proseguire negli studi per vedere in modo serio come stanno le cose. Non ci sentiamo però rassicurati da questi studi che tendono a minimizzare gli effetti, non mi posso quindi ritenere soddisfatta di questo modo di procedere”.
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