La mostra dedicata alla bottega dei Vincenzi, che fornisce uno spaccato della produzione di argenteria nella capitale del ducato austro-estense durante la prima metà dell’Ottocento, ha fornito l’occasione per aggiornare e approfondire la conoscenza della produzione orafa cittadina nel periodo della Restaurazione.
Gli studi condotti in occasione della mostra, infatti, hanno consentito di colmare alcune lacune, tra cui quelle relative appunto all’opera svolta per la corte estense, con la quale la bottega dei Vincenzi ebbe un rapporto consolidato e privilegiato. Un tema finora inesplorato a causa soprattutto della mancanza di reperti certi, nella convinzione che tutta l’argenteria ducale fosse andata perduta all'indomani dell'esilio di Francesco V d'Austria Este, ultimo duca di Modena, nel 1859.
L’ascesa al trono di Modena di Francesco IV d’Austria d’Este nel 1814 aveva rappresentato per l’argentiere Vincenzi una fortunata tappa della sua carriera, connotata dal punzone con il leone rampante affiancato dalle iniziali “GV” oltre a quello con l’aquiletta estense, tanto da proiettare ai vertici la sua maestria orafa e incrementare di riflesso ulteriori commissioni.
Il 15 giugno 1859, appena quattro giorni dopo l’abbandono di Modena da parte di Francesco V a causa della prevedibile sconfitta degli alleati austriaci, Luigi Zini, commissario provvisorio del re di Sardegna, decretò il sequestro di tutti i beni mobili e immobili della casata estense. Ma nell’inventario redatto per conto del regno sabaudo nell’autunno 1860, della grande ricchezza di argenti di cui era dotata la reggia restavano soltanto alcune posate e rami argentati. Non sembra infatti improbabile – ritengono gli studiosi - che il sovrano, notoriamente assai prudente, approssimandosi la guerra del 1859, avesse fatto trasportare gli argenti della reggia, tutti o in parte, nella villa-castello del Cataro, nei pressi di Padova, così come provvide a fare con le armi antiche, con preziosi codici miniati, quadri, bronzi e monete, oggetto di dibattiti processuali con lo Stato italiano nel 1863-1866.
Di conseguenza, a detta degli storici, non sarebbe da escludere che anche l’argenteria, quando il Veneto passò al Regno d’Italia in seguito alla terza guerra di Indipendenza (1866), venisse trasportata nelle residenze ducali di Vienna e di Wildenwart. Tali ipotesi prendono ora forza dalla constatazione che non tutto questo patrimonio è andato perduto.
La coppia di candelieri recentemente acquisiti dal Museo aggiunge, quindi, un tassello importante alla conoscenza della produzione orafa del periodo, essendo al momento, insieme agli altri candelieri ritrovati a Parigi, la sola sopravvivenza nota dell'immenso patrimonio in suppellettili d'argento delle residenze estensi e costituisce pertanto una preziosa ed unica testimonianza delle committenze ducali.
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