Le fotografie scattate alla “Lamentazione sul corpo del Cristo morto” (1474) di Guido Mazzoni, proiettate su grande schermo, incontrano le note del Requiem di Giuseppe Verdi, nell’edizione diretta dal maestro Solti, in cui compare la voce di Luciano Pavarotti. Nasce da un’emozione che “segnò” l’animo di Gianni Volpi bambino per poi riaccendersi nell’adulto fotografo, l’evento artistico “Pietas” in programma al Teatro della Fondazione San Carlo, in via S. Carlo a Modena, venerdì 13 dicembre alle 20.30 a ingresso libero. L’appuntamento, realizzato con il patrocinio del Comune di Modena e il sostegno della Camera di Commercio e dell’azienda Tecnord, sarà introdotto da Corrado Mingardi.
Le immagini che scorrono in dissolvenza armonizzandosi con la musica sono state scattate negli anni ’80 al capolavoro in terracotta della Chiesa di San Giovanni in piazza Matteotti, prima del restauro. “Era costume fare visita ai ‘sepolcri’ il venerdì che precedeva la Pasqua – racconta Gianni Volpi - e mia madre mi accompagnava bambino a visitare i ‘mortuori’ che le chiese di Modena allestivano. Ricordo la meraviglia di fronte a quelle Madonne piangenti, donne disperate per la perdita del figlio. Passarono gli anni – prosegue il fotografo - e ritrovai aperta la chiesa di San Giovanni, custode di un capolavoro di Guido Mazzoni, plastico, scultore in umile terracotta, che intitolò l’opera “Lamentazione sul corpo del Cristo morto” come un racconto teatrale di lontane origini medievali, offerto alla ‘pietas’ di chi crede e chi no. Rividi, adulto, quelle statue. Lavoravo come fotografo di teatro, e teatro era quanto mi si presentava davanti agli occhi. Ci passai diverse notti e scattavo cercando di nulla aggiungere a quanto aveva creato l’autore: guardavo cercando di ‘vedere’. Tutte le statue raccontavano un dolore umano – conclude Volpi - espresso nei visi che ancora sono quelli della mia terra. E ambizione mi portò a dare voce con Verdi a quelle figure silenti, così che la terra umile potesse cantare, a chi sa ascoltare e sentire con l’anima e il cuore, il dolore della madre, di tutte le madri”.
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