Ad aprire il dibattito sulla delibera d’intesa tra Comune di Modena e Aipo per il completamento della cassa di espansione del Canale Naviglio (nessun consigliere contrario, Msa astenuto e non voto di Fratelli d’Italia) è stata Olga Vecchi del Pdl.
La consigliera si è espressa a favore dell’atto di cui ha sottolineato l’importanza, anche a livello preventivo, in funzione della sicurezza idrogeologica del territorio, auspicando che altri interventi simili a quelli che animano lo spirito della delibera “siano fatti bene e con urgenza”. Il collega Sandro Bellei ha anche chiesto all’assessore Giacobazzi “se sia possibile monitorare tutto il quadro della situazione idrogeologica e delle opere e dei bacini sul Secchia e sul Panaro” per poter dare comunicazioni tempestive ai cittadini e scongiurare eventuali rischi.
Anche Eugenia Rossi di Etica e Legalità ha parlato degli aspetti positivi della delibera, “spiegata con dovizia di particolari in Commissione”; ha però sottolineato che “che su tutto il territorio nazionale ci vorrebbe maggiore attenzione al rischio idrogeologico e le criticità dovrebbe essere risolte a monte: l’onda di piena che impiegava giorni per arrivare a valle ora arriva in 24 ore, a causa delle esagerate escavazioni fatte sui fiumi che devono assolutamente finire”, ha detto richiamando Regione e Consorzio di Burana a occuparsi meglio di “pulizia dei fiumi e regimentazione delle acque”.
Per Sandra Poppi di Modena salute ambiente “l’opera si sarebbe anche potuta evitare prestando più attenzione alla manutenzione degli argini, mentre quella fatta da Aipo è molto carente, inoltre da un paio d’anni i portoni vinciani di Bomporto non chiudono quindi in caso di piena il rigurgito dell’acqua torna indietro”.
L’assessore alla Programmazione e Gestione del territorio, che ha presentato la delibera per l’opera che “pur non essendo risolutiva, contribuirà a rendere più efficiente il sistema di smaltimento delle acque bianche e nere”, si è detto disponibile a “sollecitare Regione e Consorzio Burana a una maggiore attenzione al nostro reticolo idraulico”. Giacobazzi ha anche precisato che gli risulta non vengano da tempo autorizzate escavazione d’alveo “e se ce ne sono ancora in corso si tratta di attività residue”. Infine, “non credo che l’opera si potesse evitare – ha affermato - se le porte vinciane chiudessero, l’acqua dovrebbe confluire in un bacino per non allagare l’abitato, ecco perché servono le casse d’espansione. Mentre per quanto riguarda la possibilità di un monitoraggio su rischi e situazione, un tema ben presente all’assessorato all’Ambiente, si è impegnato a fornire informazioni aggiornate durante la prossima Commissione Seta.
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