Un dibattito di oltre due ore, nella seduta del Consiglio comunale di giovedì 7 novembre, ha preceduto l’approvazione della delibera di rinnovo della convenzione con l'“Istituto per la storia della Resistenza e della società contemporanea di Modena e Provincia” (a favore Pd, Sel ed Etica e legalità, contro FdI, Modena futura, Mpc e Luigia Santoro del Pdl, astenuti Pdl, Msa, Udc e Lega nord).
Michele Barcaiuolo (Fratelli d’Italia) ha espresso perplessità sul finanziamento all’Istituto: “O cambia natura giuridica, istituzionalizzandosi, oppure la stipula di una convenzione rappresenta un diverso trattamento, e quindi un danno, per le altre associazioni”, ha detto. “In questa forma vanno finanziati solo progetti specifici”. Secondo Sergio Celloni (Movimento per cambiare insieme per Modena) “l’istituto dovrebbe dare memoria anche di avvenimenti diversi rispetto alle politiche di Antifascismo e Resistenza. Diversamente il Comune finanzia realtà di parte che non portano avanti un discorso chiaro, libero e democratico sulla storia”. Per il Pdl, Olga Vecchi ha affermato: “Riconosco che negli ultimi tempi l’Istituto abbia ampliato l’attività oltre il tema della Resistenza ed è vero che la nostra storia va tramandata, ma ritengo che finanziamenti a pioggia come questo da parte del Comune ad associazioni non vadano bene”. Secondo Sandro Bellei “un dibattito di questo genere non deve essere inficiato dall’ideologia, da una parte e dall’altra. Noi riconosciamo l’importanza di questo istituto, che spero in futuro accolga la storia di tutta la città e non solo di una parte – ha aggiunto – ma preferiremmo una formula diversa di sostegno”. Luigia Santoro si è detta “contraria” alla convenzione: “È un’associazione privata – ha detto – svolge attività didattiche diffondendo la propria visione del periodo storico e con la delibera si rinnova il finanziamento per quattro anni senza lasciare la prossima amministrazione libera di decidere per il futuro”. Per Gian Carlo Pellacani (Udc) “è una realtà importante che merita di essere finanziata dal pubblico al di là di chi governa. Mi auguro comunque che venga presa in considerazione anche l’ipotesi di far confluire tutto il materiale dell’istituto negli archivi della città”, ha aggiunto. Eugenia Rossi (Etica e legalità) ha sottolineato che “l’istituto è un archivio ricchissimo di documentazione e richiama studiosi da tutto il mondo. Non possiamo fare storia senza documentazione, che deve essere la più articolata possibile”, ha detto. “Vorrei che associazioni di utilità pubblica come questa fossero finanziate di più e meglio”.
Per Sel, Ingrid Caporioni ha evidenziato che “l’istituto non è un mero contenitore del passato, ma un produttore di memoria e identità. Bisogna sempre più divulgare la storia del ‘900 e della Resistenza – ha proseguito – che spesso non si impara sui libri di scuola; ben vengano quindi istituti storici che diffondono la storia recente”. Secondo il capogruppo Federico Ricci “è vero che si tratta di un finanziamento pubblico a un soggetto privato, ma non sottrae risorse a istituzioni pubbliche e, pur non riguardando un progetto preciso, sono tanti i dati che ci fanno dire che si tratta di risorse spese bene”. Per il Pd, Franca Gorrieri ha precisato che “il programma dell’istituto è sempre stato fornito” e che “quindi non si può parlare di contributi dati a pioggia. All’interno del direttivo dell’istituto c’è anche un rappresentante del Comune di Modena ed è tutto molto chiaro e trasparente”. Stefano Rimini ha fatto una “valutazione positiva del radicamento sul territorio, dell’attività didattica e documentaristico-scientifica, e dei valori portati avanti dall’istituto” e ha definito “opportuna” la valutazione di una migliore forma giuridica per l’istituto, “ma non si può fermare la sua attività fino a quando non si troverà una soluzione condivisa”. Per Cinzia Cornia la convenzione va rinnovata in quanto “l’istituto custodisce una marea di documenti che non devono essere dispersi. La storia si fa sui documenti – ha aggiunto – poi ognuno è libero di interpretarli come meglio crede, non ci vedo nulla di strano”. Della stessa idea Luigi Alberto Pini, secondo cui “è una necessità del Consiglio comunale sostenere questo istituto, perché senza conoscere la storia non possiamo interpretare gli eventi. Purtroppo nella maggior parte dei casi anche a scuola i ragazzi si diplomano senza aver approfondito la storia del ‘900”. William Garagnani ha evidenziato il “bene culturale straordinario creato con l’istituto” e ha ricordato i “personaggi straordinari” che si sono susseguiti nel corso del tempo in capo a quello che “allora si chiamava Istituto storico della Resistenza, ma che anche è sempre stato chiamato Istituto storico”. Per il capogruppo Paolo Trande “la qualità del lavoro dell’Istituto è alta e siamo dispiaciuti che qualcuno abbia colto l’occasione per fare un po’ di propaganda politica. L’ampia produzione di materiale sulla Resistenza – ha concluso – è dovuta al forte legame della città con quel periodo, ma negli ultimi anni l’istituto ha allargato il proprio fronte di azione”.
In conclusione di dibattito, anche l’assessore alla Cultura Roberto Alperoli ha sottolineato che in passato “è esistito un modo ideologico di insegnare la storia, ma il clima è molto cambiato e il mandato dell’Istituto storico si è progressivamente trasformato nell’obiettivo di formare un cittadino critico e attivo”.
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