Il Comune di Modena solleciterà il Governo affinché nell’ambito della trattativa con le forze sociali sia trovata una soluzione al problema della pratica della firma delle dimissioni in bianco all’atto dell’assunzione, con il ripristino della legge 188 o con misure altrettanto efficaci che permettano ai lavoratori e alle lavoratrici di esercitare i propri diritti senza dover subire un tale ricatto. Il Consiglio comunale, nella seduta di lunedì 7 maggio, ha infatti approvato all’unanimità un ordine del giorno della maggioranza contro la pratica delle dimissioni in bianco. Il voto unanime è giunto dopo una breve sospensione della seduta volta, su sollecitazione del sindaco Giorgio Pighi, a modificare il documento togliendo ogni riferimento alla politica nazionale, in modo da renderlo condivisibile sia dalla maggioranza che dall’opposizione.
A presentare la mozione in Aula è stata la presidente del Consiglio Caterina Liotti, che ha sottolineato come tale pratica interessi a livello nazionale circa 2 milioni di lavoratori, di cui il 60 per cento sono donne in età fertile. Per loro i motivi più frequenti dell’ingiustificato licenziamento sono la gravidanza o la nascita di un figlio, la malattia, l’età o i rapporti con il sindacato. A Modena i dati presentati dalle Consigliere di parità parlano di quasi due donne al giorno che si dimettono durante il primo anno di vita del bambino.
“Le dimissioni in bianco sono un segnale molto inquietante di schizofrenia culturale del Paese, che da un lato si riempie la bocca di parole come maternità e paternità, dall’altro vede il verificarsi di situazioni di questo genere e, in Europa, risulta essere quello che meno investe in politiche per la famiglia”, ha affermato Liotti aprendo il dibattito”. La presidente ha inoltre ricordato che l’articolo 55 del disegno di legge sulla riforma del mercato del lavoro prevede sanzioni per il fenomeno da 5 a 30 mila euro: “Basta pagare una multa allo Stato e la donna perde comunque il lavoro. Speriamo che il percorso parlamentare possa migliorare la formulazione del provvedimento”.
Secondo l’assessore alle Pari opportunità Marcella Nordi, “con tempi della giustizia così lunghi, è ridicolo prevedere una sanzione amministrativa contro questo fenomeno. Lo strumento delle dimissioni in bianco viene usato sia contro le donne in età fertile, e ciò rappresenta un deterrente alla maternità, sia contro donne in età avanzata con problemi di salute, che sono ancor più difficilmente ricollocabili”.
Michele Andreana del Pd ha ricordato che la legge 188 “introdotta dal Governo di centrosinistra, fu approvata all’unanimità. Durante l’ultimo Governo Berlusconi fu però abrogata perché ritenuta un eccesso di burocrazia per le imprese. Ora il Governo propone un intervento diverso: se prima con il provvedimento si tentava di impedire la pratica a priori, con il disegno di legge attuale si interviene a posteriori”.
Per il Pdl, Olga Vecchi si è detta d’accordo “nel ritenere questa una pratica incivile, ma per un fenomeno di questo tipo penso possa bastare una sanzione come quella prevista nel disegno di legge”. La consigliera ha chiesto coerenza: “Mi meraviglia che la maternità venga difesa solo in questo momento; perché la presidente Liotti non si pronuncia a favore della maternità anche quando si parla di aborto?”. Secondo Adolfo Morandi “la pratica delle dimissioni in bianco, che sicuramente va contrastata, non è di così larga diffusione: ci sono molti imprenditori onesti che non ne fanno ricorso. La mozione però attacca il Governo Berlusconi, quindi non ci può vedere d’accordo. Se non togliete quel riferimento non potremo votare a favore”.
Vittorio Ballestrazzi di Modenacinquestelle.it ha definito l’ordine del giorno “centrato e valido. Ero favorevolissimo alla legge 188 – ha detto – e questa mozione avrà il mio voto favorevole”.
Federico Ricci di Sinistra per Modena ha sottolineato che “ci sono anche tanti datori di lavoro onesti che non usano queste pratiche e che vengono danneggiati da quella parte di imprenditori che non si fa scrupoli. La battaglia contro le dimissioni in bianco non è di parte, ma è anche interesse della stessa classe imprenditoriale, se abbiamo ancora un’imprenditoria sana”.
Il sindaco Giorgio Pighi ha sottolineato che “non si tratta solo di un comportamento elusivo di norme imperative, ma mette il lavoratore nelle condizioni di sacrificare la salvaguardia di alcuni diritti rispetto alla possibilità o meno di siglare il contratto di lavoro. Il lavoratore – ha concluso – è infatti in una posizione così asimmetrica che firmerebbe qualsiasi cosa”.
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