Incassato l’ok del Consiglio comunale alle linee di indirizzo approvate giovedì 3 maggio, si procederà in tempi brevi alla stesura dello Statuto della Fondazione che gestirà una parte dei servizi educativi comunali rivolti ai bambini dai tre a sei anni. Lo Statuto sarà sottoposto alla Regione Emilia-Romagna per l’approvazione; dopo di ché saranno costituiti gli organi della Fondazione e il passo successivo sarà la selezione del personale da assumere a tempo indeterminato e l’attivazione dei comandi degli insegnanti comunali, per garantire la continuità didattica ai bambini. Nel frattempo saranno scelti i contratti di lavoro da applicare al personale tra quelli nazionali del comparto scuola. E’ stata l’assessore all’Istruzione Adriana Querzè ad annunciare le prossime tappe del percorso avviato con l’approvazione della delibera (hanno votato a favore Pd e Modenacinquestelle; contrari Pdl e Udc; astenuti Sinistra per Modena e Lega moderna).
Il dibattito consiliare è stato aperto per il Pd da Cinzia Cornia secondo cui “la delibera garantisce l’equilibrio tra gestione pubblica e privata e la fondazione è una scommessa ambiziosa che potrà rappresentare un modello di innovazione nei servizi”. Per Stefano Rimini il confronto in maggioranza, “a volte anche duro e influenzato dalla crisi economica, riguarda il futuro del welfare ed è sintomo di impegno sociale e civile, contro la deriva dell’antipolitica”. William Garagnani ha salutato positivamente la fondazione “che continuerà la prassi educativa delle scuole comunali e permetterà a tutto il sistema di funzionare ancora come pubblico, pur non essendolo interamente”. Giulia Morini ha parlato di una “strategia progressista e coraggiosa ideata dal Comune per una gestione del patrimonio partecipata, in grado di coinvolgere tutti gli attori interessati”, la cui efficacia sarà successivamente verificata dal Consiglio comunale. Per Luigi Alberto Pini la scelta della fondazione “consente una gestione di tipo privatistico lasciando al pubblico la visione d’insieme e garantisce una qualità e continuità di trattamento che con l’esternalizzazione non potrebbe essere garantita”. Secondo Salvatore Cotrino la scelta culturale dell’Amministrazione rappresenta “una formula nuova, da espandere in altre scuole per garantire la stessa qualità dei servizi a gestione diretta”. Enrico Artioli ha parlato di una “sperimentazione da verificare tra un anno” e ha evidenziato l’importanza di coinvolgere i genitori nella fondazione, “che diventa una sorta di comunità”. Per Michele Andreana “la fondazione è uno strumento per mantenere il modello di welfare mix perché senza una congrua presenza, il Comune perde la capacità di governare strategicamente il sistema”. Per il capogruppo Paolo Trande essa può garantire “qualità del servizio e continuità didattica, stabilità del personale e contenimento dei costi”. Federico Ricci, Sinistra per Modena, si è detto dubbioso sulla scelta della fondazione come “strategia per combattere la continua erosione di pezzi di welfare, infatti la gestione si allontana dal controllo degli organi democraticamente eletti”.
Per il Pdl, Luigia Santoro ha definito la Fondazione “un escamotage per bypassare i vincoli del patto di stabilità. Sarebbe stato meglio – ha detto – esternalizzare il servizio, pur prendendo tutte le precauzioni per garantirne la qualità”. Andrea Leoni ha parlato di “una scelta dirigista, che non ha a che fare né con un modello gestionale né con il futuro dei nostri ragazzi, ma piuttosto con le alleanze politiche in vista delle prossime elezioni amministrative”. Adolfo Morandi ha ricordato che “la qualità degli asili convenzionati è più che adeguata. Compito dell’assessorato – ha aggiunto – non è necessariamente gestire, ma piuttosto dare gli indirizzi, stabilire e controllare i livelli di qualità”. Per Gian Carlo Pellacani la Fondazione è “un’araba fenice che rimanda il problema; complica il sistema educativo misto, inciderà negativamente sui costi e serve solo ad aggirare i vincoli del Governo”. Secondo Sergio Celloni (Mpa) “bisogna ormai adeguarsi alla ristrettezza di risorse. Per fornire servizi ci sono una pluralità di realtà, dal pubblico alle scuole cattoliche, che funzionano bene senza bisogno di formule machiavelliche come questa”.
Davide Torrini (Udc) ha dichiarato “profonda contrarietà” alla delibera perché “riducendo la percentuale di servizio a gestione diretta, il Comune aveva la possibilità di diminuire di diversi milioni la spesa pubblica, mentre ha fatto la scelta opposta". Vittorio Ballestrazzi di Modenacinquestelle.it ha ricordato che una delibera di febbraio prevedeva l’affidamento a un soggetto privato: “Il Comitato ‘Giù le mani dalla scuola’ ha compiuto il miracolo e la Giunta è stata elastica e ha cambiato idea: un esempio di democrazia partecipata”. Per Lega moderna il capogruppo Nicola Rossi ha valutato positivamente i ripensamenti della maggioranza: “Abbiamo deciso di dare credito all’iniziativa, anche se sarebbe stato utile conoscere il risparmio economico”.
Infine, il sindaco Giorgio Pighi ha difeso “la legittimità del modello scelto e il percorso compiuto per arrivarci” e ha sottolineato che l’obiettivo è un modello di welfare mix in cui il pubblico sia in grado di garantire gli standard di qualità.
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