“Sono 328 le persone attualmente detenute al carcere di S. Anna; un numero più contenuto rispetto al passato, perché tre sezioni sono state svuotate per consentire il rifacimento di sistema idrico e docce, ma, dal momento che i lavori in atto rendono inutilizzabili anche degli spazi, non mutano le condizioni di sovraffollamento del carcere”. Lo ha detto l’assessore alle Politiche sociali del Comune di Modena Francesca Maletti rispondendo all’interrogazione illustrata in Consiglio comunale lunedì 7 maggio da Federico Ricci di Sinistra per Modena.
“A luglio – ha precisato l’assessore - si concluderanno i lavori e occorrerà ragionare attentamente sul numero di persone da detenere, perché più detenuti ci sono, più è difficile garantire i diritti umani”. Il consigliere, che ha presentato l’istanza a febbraio, dopo aver ricordato i decessi avvenuti in altre carceri italiane, ha chiesto “se il freddo abbia determinato condizioni di sofferenza tra i carcerati di S. Anna” e ha soprattutto insistito sulla necessità di garantire i diritti umani nel carcere, anche evitando condizioni di sovraffollamento. Ha inoltre, sottolineato la necessità di istituire in Italia un’autorità indipendente, “un Osservatorio che avrebbe competenza anche sulla realtà modenese, attraverso l’assunzione di un protocollo europeo firmato anche dall’Italia ma mai ratificato”.
L’assessore ha riferito che “nelle sezioni di detenzione del S. Anna il riscaldamento è perfettamente funzionante e lo è stato anche fra gennaio e febbraio, quindi nessun detenuto è stato leso nel diritto di essere custodito in un ambiente adeguatamente riscaldato. Diversamente è accaduto in altre aree, come il salone privo di riscaldamento e il cui utilizzo è stato quindi limitato”.
Inoltre, dei detenuti presenti al S. Anna circa il 70 per cento sono stranieri, 27 donne e solo 140 con condanna definitiva. L’organico di polizia penitenziaria è costituito da 177 unità, quelle assegnate sono 193, di cui 27 distaccate in altri istituti della provincia e altre tre in aspettativa.
L’assessore ha anche ricordato le attività che si svolgono all’interno della casa circondariale, a partire dai corsi professionali, finanziati dalla Provincia, e dedicati alla coltivazione di prodotti biologici e alla ristorazione. Altre iniziative riguardano la danzoterapia nella sezione femminile, dove a breve partirà anche un laboratorio per la lavorazione dei tessuti. Nella sezione maschile, oltre ai corsi scolastici, è attivo un laboratorio di arte terapia e un corso di gipsografia finanziato dal Rotary. A cadenza periodica si svolgono anche attività di gruppo per detenuti stranieri, per quelli tossicodipendenti e corsi di genitorialità.
Maletti ha infine detto che a Modena il garante dei detenuti coincide con quello regionale proprio perché non è facile interloquire con la direzione regionale penitenziaria e che a breve si terrà un Comitato locale carcere, in cui saranno affrontate le tematiche discusse in Consiglio.
Sandro Bellei del Pdl ha chiesto la trasformazione in interpellanza per comunicare al Consiglio che nei prossimi giorni (lunedì 14 maggio) al Sant’Anna saranno ufficialmente presentati alcuni locali offerti dai Lions club della provincia di Modena e destinati a ospitare i figli dei detenuti durante le visite delle famiglie.
Per il Pd, Francesco Rocco, tra i firmatari dell’interrogazione, è intervenuto per sottolineare l’importanza di continuare a porre il problema delle condizioni di vita “disumane” all’interno del carcere e di farlo sia per i detenuti e per il personale penitenziario, che per un fattore culturale di civiltà. Anche Maurizio Dori ha ribadito che spesso “i diritti umani vengono calpestati nei carceri italiani” e “il sovraffollamento mette a rischio l’incolumità dei detenuti e del personale penitenziario”.
In conclusione, Ricci ha dichiarato che è “difficile dirsi soddisfatti o insoddisfatti di fronte ai dati forniti dall’assessore che costituiscono una cartina di tornasole della situazione”. Ha ricordato che “da un recente sondaggio Swg risulta che la maggior parte degli italiani avverte come prioritaria la risoluzione del problema del sovraffollamento delle carceri” e ha ricondotto il fenomeno all’uso eccessivo della custodia cautelare, alla legge sull’immigrazione e a quella sulle droghe che produce oltre un terzo degli ingressi carcerari, “laddove nel 2011 l’Onu ha preso atto del fallimento di questa politica, che non colpisce le cause ma crea solo sovraffollamento”. Ricci ha anche chiesto all’assessore di farsi portavoce presso la direttrice del carcere del rilancio di misure alternative e di recupero sociale.
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