Il lungo dibattito che nella seduta consiliare di lunedì 2 aprile ha preceduto l’approvazione della variante al Poc-Rue riguardante quattro zone F è stato aperto da Paolo Trande. Il capogruppo del Pd ha sottolineato l’obiettivo della delibera: “realizzare 371 alloggi di edilizia sociale, per metà destinati all’affitto e ampliare il territorio a patrimonio pubblico”. Ha richiamato il Piano abitativo sociale, Pas, che “ha lo scopo di dare una casa a chi non può permettersela sul libero mercato” e ha detto che “l’unico modo per fare housing è avere aree a costo zero”, aggiungendo che “il territorio urbano va difeso e utilizzato in modo sostenibile”. Ha infine ricordato che nei prossimi 90 giorni saranno ascoltate le proposte dei cittadini, dichiarando la disponibilità della maggioranza al confronto. Per il Pd, anche Giulia Morini ha ribadito il diritto alla casa, le lacune della politica nazionale in materia e l’esigenza di politiche locali concrete. E, citando i prossimi passi da fare, cioè la modifica del regolamento Peep e l’elaborazione del Piano strutturale, ha sottolineato “l’importanza del confronto con i cittadini, perché l’impressione è che si sia perso il contatto con la città”. Salvatore Cotrino ha evidenziato che, contando anche quelli previsti nelle due zone F non in delibera, sono in totale 1584 gli alloggi previsti, di cui 727 di edilizia convenzionata e, tra questi, 363 destinati all’affitto. “E ancora - siamo lontano dal dare un’adeguata risposta alla domanda esistente”, ha osservato, ponendo infine l’attenzione sul grande lavoro che attende la Commissione tecnica. Maurizio Dori ha evidenziato la centralità delle zone in cui nasceranno i Peep, “già servite dal trasporto pubblico” e, dopo aver ricordato gli effetti della crisi economica su imprese, famiglie e individui, ha sottolineato l’importanza di dare ai giovani una casa o un affitto calmierato. Stefano Rimini ha messo l’accento sull’housing sociale “che deve essere avviato subito”, sull’importanza di “attivare un processo partecipativo area per area che coinvolga i cittadini e consenta di conoscere quanto la delibera propone” e ha insistito sulla necessità di modificare il regolamento Peep attraverso la Commissione e il confronto. Michele Andreana ha ricordato la lunga discussione avvenuta attorno allo strumento dei patti di perequazione, “ma ora la querelle, anche un po’ ideologica – ha sostenuto - è stata messa da parte, la strada è individuata e occorre procedere avviando tutte le azioni che consentiranno di aprire tra un anno i cantieri, compiendo un’esperienza pressoché unica in Italia”. E, per quanto riguarda il prossimo Psc, “il confronto non sarà semplice, ma dobbiamo prevedere un percorso chiaro con obiettivi di fondo definiti per evitare una discussione sterile”, ha concluso.
Contro l’utilizzo delle aree F si è invece schierata Eugenia Rossi, Idv, che ha parlato di “chiara contraddizione tra l’operazione in corso e le leggi regionali, anche per quanto riguarda l’istituto della partecipazione”. Per la consigliera “esistono altri posti, modi e zone da recuperare per realizzare i Peep”, mentre l’Amministrazione persegue una politica “fallimentare che non risponde ai bisogni dei più deboli ai quali non potranno essere dati gli alloggi, perché troppo costosi. Resettiamo tutto – ha concluso - perché state solo dando ai privati il permesso di costruire in modo anomalo”. Vittorio Ballestrazzi, Modenacinquestelle.it, si è detto sorpreso che in delibera siano state messe assieme quattro aree, mentre le due escluse riguardano le zone in cui sono nati i Comitati. Dicendo di far parte del forum nazionale Salviamo il paesaggio, ha chiesto “di sospendere la delibera per fare un serio censimento degli edifici sfitti prima di edificare”. Successivamente, il consigliere, ha definito gli amministratori “incompetenti” in materia di edilizia. Per il Pdl Olga Vecchi, rivolta alla maggioranza ha affermato: “Cercate alibi in regolamenti e concessioni; a noi non resta che prendere atto che il governo della città è in mano alla sinistra radicale. Prendete quattro aree con l’alibi del social housing e ancora non sappiamo come intendete attuarlo”. E ha infine aggiunto: “Grave è per una città non avere il Prg”.
Davide Torrini, Udc, annunciando la sua “benevola astensione”, che ha auspicato possa tradursi in voto favorevole della delibera di approvazione della variante, ha spiegato che il suo partito ha appoggiato il percorso e la delibera di indirizzo perché “c’è bisogno di case a prezzi calmierati in vendita e in affitto”. Ha ricordato però che “c’è ancora molto da fare” e ha citato l’aggiornamento del regolamento Peep, il percorso per l’elaborazione del Psc, un’azione sulla Regione per rivedere le norme sulla sismica e sulle ristrutturazioni.
In conclusione, il sindaco Giorgio Pighi ha fatto chiarezza su alcuni punti, come la differenza tra aree per attrezzature generali e aree servizi, oltre che tra le competenze del Piano strutturale comunale e del Piano operativo. Ha ribadito i vantaggi della perequazione rispetto all’esproprio oneroso, ma ha soprattutto sottolineato “la capacità di sintesi dimostrata dal centro sinistra, anche dal punto di vista del metodo, di contro a una volontà di contrapposizione priva di contenuti”.
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