“Le scuole d'infanzia modenesi in cui si usano le stoviglie lavabili sono sei, di cui quattro comunali e due statali. Per coprire il costo dell’utilizzo in tutte le scuole di piatti e bicchieri lavabili il Comune ha presentato alla Fondazione Cassa di Risparmio di Modena una richiesta di contributo che non è stata accolta. L’Amministrazione estenderà quindi con proprie risorse la sperimentazione, ma non potendosi accollare maggiori costi in questo momento lo farà con tempi più lunghi”.
Lo ha detto l’assessore all’Ambiente Simona Arletti rispondendo nella seduta del Consiglio comunale di oggi all’interrogazione del consigliere Federico Ricci di Sinistra per Modena, trasformata in interpellanza, sull’utilizzo di stoviglie lavabili nelle scuole. In particolare, il consigliere ha chiesto informazioni sull’estensione della sperimentazione virtuosa già in corso in alcune scuole della città, sul costo dei pasti forniti prima e dopo la sperimentazione e se è ipotizzabile che l’estensione della sperimentazione comporti oltre a un vantaggio culturale-educativo e in termini di riduzione dei rifiuti, anche un risparmio, diretto o indiretto, per l’Amministrazione sui costi della Tia e su altri aspetti gestionali. A tale proposito, Ricci ha infine chiesto quali scuole pagano la Tia, chi è il soggetto amministrativo che si occupa del pagamento per i diversi istituti scolastici e a quanto ammonta l’importo annuale della tariffa per tutte le scuole del territorio comunale, suddiviso per le diverse amministrazioni pubbliche e private.
L’assessore ha precisato che l’Amministrazione sta individuando insieme a Cir, vincitrice dell’appalto, diverse modalità per ridurre al massimo l'uso della plastica e la produzione di rifiuti: “Non appena il piano sarà meglio definito informeremo il Consiglio”, ha affermato. Arletti ha inoltre spiegato che i costi delle stoviglie in plastica usa e getta sono leggermente superiori a quelli delle stoviglie lavabili in loco: “Un pasto di scuola d'infanzia fornito con stoviglie tradizionali e completo del servizio di distribuzione costa 5 euro 48 centesimi, mentre quello con uso di stoviglie lavabili, completo del servizio di distribuzione, costa 5 euro 64 centesimi. Il costo lievemente maggiore della seconda modalità deriva dal tempo necessario al lavaggio delle stoviglie e dal loro riordino”, ha detto. L’assessore ha inoltre spiegato che “tutte le scuole pagano la Tia; per quelle comunali copre i costi il Comune mentre le statali hanno un rimborso dallo Stato in base al numero degli alunni iscritti. Dal 2008 infatti la Tia non è più a carico delle scuole statali, ma è un costo a carico del Ministero dell'Istruzione”, ha aggiunto. Infine, Arletti ha ricordato che le scuole che fanno raccolta differenziata godono di uno sconto sulla Tia dell'80%. “Lo riteniamo un ottimo riconoscimento dell’impegno delle scuole che attuano correttamente la raccolta e fanno percorsi di sensibilizzazione alla differenziazione e riduzione dei rifiuti”, ha detto precisando che “dal primo maggio non più solo gli imballaggi, ma anche i piatti e i bicchieri di plastica potranno essere avviati al riciclo”.
Sul tema è intervenuto Vittorio Ballestrazzi, che ha espresso perplessità sulla pratica di differenziare piatti e bicchieri di plastica: “Pochissime persone li puliranno adeguatamente, l’unica soluzione è non usarli”, ha affermato. Per il consigliere “il Comune può trovare i soldi per completare pratiche virtuose dalla vendita delle quote delle farmacie comunali e con la raccolta porta a porta con microchip le scuole potrebbero ridurre la spesa per la Tia”.
Federico Ricci si è detto rammaricato per la decisione della Fondazione di non contribuire; “capisco che gli ambiti di intervento sono tanti”, ha aggiunto accennando alla scelta di dare vita alla Fondazione fotografia. “Molti di noi si sarebbero aspettati un’estensione della sperimentazione più tempestiva; il Comune dovrà trovare il modo di affrontarla con risorse proprie”, ha aggiunto precisando che non potrà avvenire attraverso dismissioni di patrimonio.
Azioni sul documento