Il Consiglio comunale di Modena nella seduta di oggi lunedì 6 febbraio ha ospitato Giovanni Tizian, il giornalista calabrese da anni residente in città al quale è stata assegnata una scorta, da un paio di mesi, per le sue inchieste sulle infiltrazioni mafiose al Nord.
Prima del dibattito e dell’approvazione di due ordini del giorno di solidarietà al giornalista, sono intervenuti la presidente del Consiglio Caterina Liotti, lo stesso Tizian e il sindaco di Modena Giorgio Pighi. Durante la seduta è stato inoltre proiettato il video “Io mi chiamo Giovanni Tizian perché…”, realizzato dall’associazione DaSud nell’ambito della campagna organizzata per difendere il cronista militante nella stessa organizzazione.
“Il clima di sospetto e di sfiducia nei confronti della politica che negli ultimi anni si è diffuso nel Paese rischia di non riuscire più a distinguere tra i poteri collusi e la politica attenta, trasparente, determinata negli obiettivi e nelle scelte”, ha affermato Liotti. “Occorre proseguire con azioni concrete mettendo in atto ogni possibile intervento per affrontare e contrastare le infiltrazioni mafiose. Parlo di una verifica costante dell’efficacia degli strumenti messi in campo – ha aggiunto – come l’Osservatorio provinciale sugli appalti pubblici e i protocolli d’intesa siglati tra le istituzioni locali, le associazioni di categoria e gli ordini professionali. Ma penso anche al potenziamento degli strumenti di indagine da parte delle forze dell’ordine e a un loro sempre più efficace coordinamento”, ha concluso.
“La campagna dell’associazione DaSud non vuole creare un personaggio o un simbolo, ma chiedere a ciascuno di metterci del proprio. Chiedo a chi aderisce di non limitarsi alla solidarietà, ma di proporre buone pratiche, perché attraverso queste si possono tenere lontane le infiltrazioni”, ha affermato Tizian prendendo la parola. “Non si combatte la mafia parlando solo di ordine pubblico e sicurezza, bisogna fare un salto di qualità”, ha aggiunto sottolineando come la mafia sia una questione economica ed etica. “Le imprese mafiose si inseriscono nel sistema economico con un metodo raffinato: offrendo all’imprenditore locale un servizio a prezzi concorrenziali. Le aziende dovrebbero domandarsi cosa c’è dietro un prezzo così basso. Avere una direzione investigativa antimafia in Emilia-Romagna sarebbe strategico per avviare un controllo sulle attività delle mafie”, ha aggiunto. Il giornalista ha citato il gioco d’azzardo, l’edilizia e l’autotrasporto come i settori più a rischio, ha evidenziato l’esistenza di una serie di “connivenze” con il tessuto economico sociale modenese e della Regione, e ha richiamato l’attenzione sul problema dell’usura. “Non si può più dire che la mafia sia un problema del Sud – ha aggiunto – perché se gli imprenditori mafiosi sono rimasti sul nostro territorio vuol dire che nessuno li ha cacciati; sono rimasti volentieri perché potevano fare affari”.
Il sindaco Pighi nel suo intervento ha richiamato la politica “a un’analisi lucida, il più possibile lontana dalla posizione di parte, davanti a fatti come quelli accaduti a Tizian. Cerchiamo di convergere su un documento unitario – ha detto – che metta da parte le legittime diversità di impostazione”. Pighi ha poi evidenziato come comportamenti criminosi possono emergere anche quando un imprenditore sano espone a rischio i propri capitali o quando l’azienda vive situazioni di crisi e difficoltà. “E’ un passaggio delicato, con una soluzione complicata, per la quale non riesco a vedere altra alternativa che l’intervento della magistratura con attività investigative. Per questo è importante realizzare anche sul territorio una Direzione investigativa antimafia”, ha affermato.
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