07/02/2012

ACQUA, "IL SECCHIA E' UN'IPOTESI DI FONTE ALTERNATIVA"

L’assessore Arletti ha risposto in Consiglio comunale all’interrogazione di Morandi

"Non esiste alcun legame diretto fra il problema dei nitrati nelle acque sotterranee e l’idea di potabilizzare l’acqua del fiume Secchia. Il prelievo non rappresenta la volontà di abbandonare i pozzi attualmente impiegati, ma l’opportunità di avere, durante il periodo extra-irriguo e solo nei momenti in cui la concentrazione di solfati nelle acque del fiume sia entro i limiti di legge, una fonte di acqua alternativa, a costi inferiori, da affiancare a quella sotterranea oggi utilizzata”.

E’ la risposta che l’assessore all’Ambiente del Comune di Modena Simona Arletti ha dato ieri, lunedì 6 febbraio, in Consiglio comunale all’interrogazione, trasformata in interpellanza, del consigliere del Pdl Adolfo Morandi sul risanamento delle acque sotterranee dall’inquinamento provocato dai nitrati, sulla potabilizzazione del Secchia e sull’edificabilità delle aree sopra gli acquiferi. Il consigliere ha chiesto se esiste un legame tra il problema dei nitrati nel sottosuolo e l’idea di potabilizzare l’acqua del Secchia, e tra quest’ultima e la prospettiva di costruire attorno ai pozzi attualmente in esercizio, rischiando nel lungo periodo di inibirne la costruzione di nuovi. In particolare, Morandi ha chiesto se il Comune, nella definizione del piano particolareggiato per le aree di via Cannizzaro e via Aristotele, abbia tenuto conto “della gestione degli acquiferi nel lungo periodo, dell’età dei pozzi, che hanno una vita media di 40 anni, dopo i quali è necessario costruirne di nuovi”. Ha inoltre domandato se non è più opportuno continuare a risolvere il problema dei nitrati nell’acqua tramite la miscelazione con acque provenienti da pozzi che non presentano lo stesso problema, come quelli della zona di San Cesario. Infine, il consigliere ha chiesto se sindaco e Giunta “intendano attivarsi per definire un progetto comune di tutela delle acque su area vasta, usufruendo della competenza degli enti preposti, come Arpa”.

L’assessore Arletti ha ricordato che i Piani particolareggiati di via Cannizzaro e via Aristotele in corso di progettazione “tengono presente i vincoli sull’area e rispettano tutte le prescrizioni impartite dagli organi preposti al controllo e tutela dell’ambiente, acque sotterranee comprese. Le urbanizzazioni non interferiscono con gli acquiferi presenti in zona, protetti da oltre 15 metri di copertura argillosa ed alimentati da zone poste diverse centinaia di metri a monte”. Arletti ha precisato che la vita di un pozzo è legata a quella dei suoi componenti, che possono essere sostituiti. “Qualora si dovessero perforare nuovi pozzi, con ogni probabilità verrebbero collocati in zone dove sono presenti acquiferi maggiormente produttivi, cioè al di là della tangenziale, come indicato dallo studio di impatto ambientale richiesto dalla Regione”, ha aggiunto. Completamente indipendenti, ha spiegato l’assessore, anche l’ipotesi di potabilizzare le acque del Secchia e il piano di urbanizzazione delle aree di via Cannizzaro e via Aristotele, progettato in tempi non sospetti. Arletti ha inoltre assicurato che il problema dei nitrati continuerà a trovare parziale soluzione nell’operazione di miscelazione con le acque di altri pozzi e che quella di potabilizzare il fiume Secchia è una proposta di studio presentata dal Comune all’Autorità d’ambito territoriale della provincia di Modena.

Sul tema è intervenuto Vittorio Ballestrazzi, Modenacinquestelle.it, che ha denunciato “la situazione di criticità per quanto riguarda le acque”. Il consigliere ha accusato l’Amministrazione di non considerare “le perplessità espresse da Arpa sullo sviluppo urbanistico in via Aristotele” e ha sottolineato che la potabilizzazione del fiume Secchia “richiederebbe un impianto molto complesso; state distruggendo il patrimonio dei nostri figli”, ha aggiunto.

Per Luigi Alberto Pini, Pd, “quando si parla di acque bisognerebbe avere l’umiltà e la pazienza di informarsi guardando tutti gli aspetti del problema. Bisogna vedere se le cose che si dicono sono vere, perché se l’assunto è sbagliato lo è anche la deduzione. Mi sembra che in Consiglio si sia perso di vista il contatto con la realtà: la captazione transitoria delle acque montane al di sopra del bacino di Sassuolo non è un evento traumatico né un evento pericoloso per i nostri figli”.

Nella replica, Morandi ha affermato che “la risposta dell’assessore appare tranquillizzante, ma qualche problema rimane, prima di tutto quello della captazione dell’acqua. Se avvenisse davvero in montagna non ci sarebbe problema, ma l’idea emersa era di fare la captazione in pianura e in questo caso gli impianti per il trattamento delle acque sono di notevole impatto e complessità. Bisogna fare un’attenta valutazione dei costi e dei benefici”.

Concludendo il dibattito, l’assessore ha rassicurato che a Modena “non ci sono particolari criticità: abbiamo la fortuna di avere falde che ci danno buona acqua. La domanda che dobbiamo porci per essere lungimiranti, però, è come avere acqua di buona qualità senza costi esagerati per la collettività, per questo non va escluso l’utilizzo di acqua di superficie”.

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