La villa di Melda di Sotto dalla quale proviene il mosaico che sarà in mostra a Modena da domenica 16 dicembre (Lapidario romano dei Musei civici), probabilmente faceva parte di un centro rurale che costituiva anche il fulcro della vita civile e religiosa, nelle vicinanze dell’antica “strada Claudia” (vicino all'abitato dell'odierna Savignano sul Panaro).
La fiorente economia del territorio era basata principalmente sulla lavorazione dell’argilla, sulla coltivazione della vite e dell’olivo e sull’allevamento di ovini per la produzione della celebre “lana modenese”. Strabone alla fine del I secolo a.C. ricorda la qualità delle lane ricavate dagli allevamenti della zona prossima al Panaro, superiori alle altre per morbidezza e bellezza. Già al momento della sua costruzione, che risale alla fine del I secolo a.C. - I secolo d.C., la villa aveva una zona destinata a residenza con pavimenti a mosaico o in “opus signinum”, pavimentazione tipica dell’epoca. Sotto ad uno dei pavimenti della villa tardoantica sono stati trovati i resti di una vasca in cocciopesto, forse utilizzata per la decantazione del vino o dell’olio o per la lavorazione della argilla.
In età tardoantica la villa è oggetto di importanti opere di rifacimento. Anche se i dati forniti dallo scavo non consentono di definirne la tipologia architettonica e neppure di ipotizzarne l’estensione complessiva, è indubbio tuttavia che tra IV e V secolo la zona residenziale venne ampliata e arricchita con splendidi mosaici policromi. Lo scavo ha messo in luce un nucleo di cinque ambienti comunicanti. Quattro sono a pianta quadrata, ampi circa una ventina di metri quadrati ciascuno. Il quinto ambiente, aggiunto ex novo nel V secolo, aveva una dimensione di circa 35 metri quadrati ed era pavimentato con il grande mosaico esposto in mostra.. Si tratta probabilmente del vano principale della villa, in cui si dovevano celebrare la ricchezza e il potere del proprietario, probabilmente un personaggio di alto rango.
La ristrutturazione del V secolo potrebbe forse coincidere con la politica di rinnovamento edilizio messa in atto da Onorio soprattutto nei confronti di quei territori, quale quello lungo il Panaro, situati in zone strategicamente importanti per il collegamento con Ravenna, dal 402 nuova capitale dell’Impero. Gli eleganti pavimenti testimoniano una committenza ricca e raffinata, che attraverso il lusso degli ambienti intendeva sottolineare il proprio status sociale. In un momento di crisi generalizzata dell’impero, scosso da ripetute incursioni barbariche, a cui faceva riscontro un calo della popolazione del centro urbano di Mutina, il territorio di Savignano godeva evidentemente ancora di un certo benessere economico, forse garantito, come già in passato, dalla produzione e dallo smercio della lana.
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